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cultura

"Occhi allo Specchio". Descrizioni dal vero Orvieto-Montecchio - 19

lunedì 6 novembre 2017
"Occhi allo Specchio". Descrizioni dal vero Orvieto-Montecchio - 19

Quelle che state per leggere sono parole di studenti delle scuole medie, nella fattispecie della 2D del “L.Signorelli” di Orvieto e della 1C e 2C del “M.Buonarroti” di Montecchio. Ma sono strani testi, diciamolo subito. Strani perché non vengono dai banchi di scuola: sono stati scritti in strada, in piazza, in un angolo, al mercato, ai giardini, in un negozio, al bar. Fuori. In precario equilibrio. Strani perché abbiamo chiesto ai nostri alunni di descrivere persone di un’altra città: i ragazzi di Montecchio sono andati sulla rupe a cogliere gli orvietani, e viceversa. Strani perché gli abbiamo detto di provare a non farsi vedere, a osservare la vita dall’esterno, a nascondersi tra le zolle (diceva qualcuno), impicciarsi degli altri e immaginare quello che i sensi non riescono a percepire. Insomma, a diventare scrittori. Che è un po’ diverso da fare un semplice esercizio scolastico. Ecco, questo è il risultato di queste due sedute scambievoli di descrizioni dal vero. Leggendole, noi ci siamo a volte divertiti e a volte commossi. Sempre ci siamo sentiti orgogliosi di questi ragazzi. Buona lettura!

Prof.ri Alessandra Bennati e Andrea Caponeri

DONNE DI MONTECCHIO

La studentessa pensionata
Il professore ci ha appena sciolto i guinzagli e noi, come gazzelle in fuga dal predatore, corriamo veloci. Ho deciso di fermarmi su un muretto, insieme a pochi altri, e gustarmi la mia merenda, quando si avvicina una simpatica anziana con una sciarpa azzurra, un giacchetto nero e una lunga gonna blu intenso. Zoppica un pochino e appoggia l'età ad un bastone di legno scuro. Ha la faccia leggermente allungata, chiara e due piccoli occhi acquosi, ma la cosa che mi ha maggiormente colpito è la sua bocca allungata da cui escono parole, anch'esse rovinate dal tempo, parole che sentiamo dire tutti i giorni: “Studiate!”. Sembra una cosa banale, ma lo ha detto in un modo che credevo fosse mamma, o zia… non saprei, ma è come se si fossero mascherate… sono le stesse parole che mi dicono ogni giorno: “Studia… io continuo a studiare ancora oggi… studiando potrai decidere tante cose… studia... studia... bla bla”. E proprio mentre penso a queste cose, l'anziana studentessa ci saluta e prosegue per la sua strada salutando di volta in volta le persone che le passano accanto e tenendo, con l'aiuto del bastone, le migliaia di cose imparate nel corso della sua vita.

La bella Giovanna
Inizialmente non mi andava di descriverla, ma poi ho pensato che con le “migliaia” di persone che ci sono in questo piccolo paesino era meglio che la seguivo, e mentre la cercavo ho incontrato la bellissima Giovanna. E' la proprietaria della macelleria/alimentari. Diciamo che è stato grazie a Francesco che l'ho conosciuta, perché mi ha chiesto di aspettarlo mentre lui si prendeva un enorme panino al prosciutto, ed è proprio lì che l’ho incrociata. Si stava grattando la guancia, e la prima cosa che le ho notato sono state le sue lunghe e colorate unghie: una oro con i glitter e le altre fucsia acceso. Subito dopo ho notato la sua cicciotta faccia e i suoi biondastri capelli. Al contrario del volto, ha le gambe piuttosto fine, ma non è molto alta. Ha una strana voce, abbastanza acuta. Ho deciso di descriverla perché il macellaio ha detto sarcasticamente:“Ci sono tante persone interessanti qui… tranne la Giovanna!” (è così che ho capito il suo nome): ebbene, caro macellaio, questa è la rivincita della bella Giovanna!

L'indaffarata
Mentre raggiungo gli altri ai giardinetti, noto una signora in tuta, completamente lilla. Ha la carnagione chiara e i capelli corti, grigi e ricci. Ha una grande borsa avorio e cammina con una mano dietro la schiena, legge dietro alle lenti degli occhiali un po' di fogli del Comune e poi si dirige verso il mercato. Decido di seguirla. Si avvicina ad una bancarella di portafogli e io mi posiziono in quella poco dietro e fingo di voler comprare una maglietta. Lei si avvicina un po' in tutte le bancarelle intorno e di tanto in tanto si fa riempire le buste. Poi, convinta di aver finito, si dirige affaticata ai giardinetti. Continua dritto, attraversa la strada ed entra nella farmacia, dove ci rimane per una decina di minuti che mi paiono essere un'infinità. Finalmente esce, ma rientra in un altro negozio. UFF! Fa così per diverso tempo e ogni volta esce con un pacchetto in più… poi due… poi tre… Insomma, è piena di buste e bustine che sembrano contenere sassi pesantissimi, da come li maneggia. Mi viene voglia di aiutarla, ma finalmente posa tutto a terra, fruga nella borsa e… le chiavi! Entra in casa affaticata, ma anche fiera di sé. Chissà, magari la sera vengono tanti ospiti… magari è il compleanno di qualcuno… o forse si sta preparando per il faticoso week-end che le faranno passare i suoi nipotini.

Martina Sabatano, II D
A.S. 2016-2017
"L. Signorelli", Orvieto

ORRENDA GIORNATA DI UN COMMERCIANTE

Mi trovo su un muretto, seduto, ad ammirare l’ottima visione del “Mercato di Montecchio”. Qui vedo un commerciante che parla con un altro signore, penso di lavoro. Oggi non è una giornata molto bella, ci sono molte nuvole e anche un po’ di nebbia e il lavoro, da come sto osservando, non va molto bene. Lui non è vestito in modo elegante, ma con una tuta grigia, una t-shirt gialla e delle scarpe da ginnastica blu e grigie. Avrà più o meno 55 anni ed è di carnagione scura, penso che venga dall’India o dal Perù, forse è fuggito dal suo paese povero ed è venuto qui per trovare una vita migliore. Penso che sia in Italia già da molti anni, perché parla molto bene la nostra lingua, però non quanto un italiano DOC.

Guardando la sua macchina, vedo che dietro ci sono tre posti occupati da tre bambini che stanno dormendo, due gemelli di circa 2 anni e un altro bambino, credo, di 5 anni. Secondo me, quest’uomo da piccolo potrebbe essere stato adottato e forse potrebbe aver vissuto un’infanzia molto triste e difficile, per questo magari è venuto qui a Montecchio con i suoi tre figli. Intanto è arrivata una signora che gli sta chiedendo una borsa di color rosso, ma si è subito accorta da sola che non c’è e, mentre lui le sta chiedendo se le serve aiuto per qualcos’altro, la donna, senza neanche rispondere, se ne va. A questo punto, il commerciante sta rimettendo tutte le cose della sua bancarella in macchina, per poi ripartire e raggiungere, forse, un altro mercato. Che brutta giornata che starà passando questo povero signore, senza aver venduto neanche un braccialetto!

Umberto Seghetta, II D
A.S. 2016-2017
"L. Signorelli", Orvieto

 

 

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