cultura

"Occhi allo Specchio". Descrizioni dal vero Orvieto-Montecchio - 15

sabato 14 ottobre 2017

Quelle che state per leggere sono parole di studenti delle scuole medie, nella fattispecie della 2D del “L.Signorelli” di Orvieto e della 1C e 2C del “M.Buonarroti” di Montecchio. Ma sono strani testi, diciamolo subito. Strani perché non vengono dai banchi di scuola: sono stati scritti in strada, in piazza, in un angolo, al mercato, ai giardini, in un negozio, al bar. Fuori. In precario equilibrio. Strani perché abbiamo chiesto ai nostri alunni di descrivere persone di un’altra città: i ragazzi di Montecchio sono andati sulla rupe a cogliere gli orvietani, e viceversa. Strani perché gli abbiamo detto di provare a non farsi vedere, a osservare la vita dall’esterno, a nascondersi tra le zolle (diceva qualcuno), impicciarsi degli altri e immaginare quello che i sensi non riescono a percepire. Insomma, a diventare scrittori. Che è un po’ diverso da fare un semplice esercizio scolastico. Ecco, questo è il risultato di queste due sedute scambievoli di descrizioni dal vero. Leggendole, noi ci siamo a volte divertiti e a volte commossi. Sempre ci siamo sentiti orgogliosi di questi ragazzi. Buona lettura!

Prof.ri Alessandra Bennati e Andrea Caponeri

L'UOMO IN LACRIME

Sono al Duomo di Orvieto, le campane suonano come sempre, ma oggi è diverso. Davanti al Duomo è parcheggiato un carro funebre, ci sono tutti i parenti del defunto; lì scorgo suo padre in lacrime: veste elegante con giacca, jeans e cravatta. I capelli sono corti e ben pettinati color castano scuro, la bocca è fine, le labbra sono serrate. L’uomo è molto triste e credo sia consapevole che suo figlio soffrisse molto, forse a causa di una malattia o di un malessere psicologico. Le guance sono arrossate dal lungo pianto, il naso è grande e irritato, gli occhi sembrano lucernari che pian piano vanno a spegnersi.
Credo che abbia alle spalle una vita piena di imprevisti, forse legati alla morte del figlio. Dal modo di fare intuisco che sia una persona spontanea e sensibile. Penso che suo figlio facesse parte dell’Arma dei carabinieri, perché, appeso alla bara, c’è lo stemma.
Ora il defunto viene portato al cimitero e l’uomo lo accompagna.

Eros Scianca, II C
A.S. 2016-2017
"M. Buonarroti", Montecchio

FUMATORE

Mi trovo in Piazza Garibaldi e mi sono fermato in un bar e lì ho trovato subito un signore da descrivere: avrà circa una sessantina d’anni e lo riesco a capire dai suoi capelli che sono bianchi come la neve; ha il viso allungato e i suoi occhi sono marroni, mi trasmettono serenità; il naso è grande e ha una cicatrice, forse ha subito un operazione o forse è caduto e si è ferito; ha la pelle rugosa e la carnagione scura. E’ vestito in modo elegante: camicia bianca e probabilmente di lino, pantalone scuro e un paio di mocassini color cammello. Il suo modo di vestire mi ha fatto pensare che probabilmente nella vita aveva ricoperto cariche importanti e che una volta raggiunta la pensione non aveva perso l’abitudine di vestirsi in un certo modo. In mano tiene un accendino blu, e, poco lontano, ci sono delle Marlboro rosse che sicuramente non lascia mai. Sul tavolo c’è un giornale e una tazzina di caffè vuota.

Riccardo Morelli, II D
A.S. 2016-2017
"L. Signorelli", Orvieto

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