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"Occhi allo Specchio". Descrizioni dal vero Orvieto-Montecchio - 10

sabato 2 settembre 2017
"Occhi allo Specchio". Descrizioni dal vero Orvieto-Montecchio - 10

Quelle che state per leggere sono parole di studenti delle scuole medie, nella fattispecie della 2D del “L.Signorelli” di Orvieto e della 1C e 2C del “M.Buonarroti” di Montecchio. Ma sono strani testi, diciamolo subito. Strani perché non vengono dai banchi di scuola: sono stati scritti in strada, in piazza, in un angolo, al mercato, ai giardini, in un negozio, al bar. Fuori. In precario equilibrio. Strani perché abbiamo chiesto ai nostri alunni di descrivere persone di un’altra città: i ragazzi di Montecchio sono andati sulla rupe a cogliere gli orvietani, e viceversa. Strani perché gli abbiamo detto di provare a non farsi vedere, a osservare la vita dall’esterno, a nascondersi tra le zolle (diceva qualcuno), impicciarsi degli altri e immaginare quello che i sensi non riescono a percepire. Insomma, a diventare scrittori. Che è un po’ diverso da fare un semplice esercizio scolastico. Ecco, questo è il risultato di queste due sedute scambievoli di descrizioni dal vero. Leggendole, noi ci siamo a volte divertiti e a volte commossi. Sempre ci siamo sentiti orgogliosi di questi ragazzi. Buona lettura!

Prof.ri Alessandra Bennati e Andrea Caponeri

CAPPOTTO AZZURRO

Mi trovo esattamente nei giardini di Montecchio… ma nessun passante attira la mia attenzione fino a quando dietro una macchina non scorgo una capigliatura bianca con delle frezze di capelli ancora nerastre… cambio visuale e mi rendo conto che la donna non è da sola, ha una “nonnina” vicino a lei e la  cosa che mi colpisce sono i capelli biondo platino, sicuramente tinti, penso, anzi no: ne sono sicura. Comunque, tornando alla mia “preda”, è una donna sulla settantina inoltrata che tiene un bastone fra le mani, raggrinzite a causa del tempo, l’unica cosa che a questo mondo non si può fermare… Nicolò, un mio amico, mi chiede chi è la fortunata che ho scelto e gli indico la signora che è seduta sulla panchina e mentre la riscruto meglio, mi soffermo a guardare il suo cappotto di un azzurro puro come il mare, con sotto una gonna viola come l’uva. Ora scambia due parole con la sua amica, credo, non sento quello che si stanno dicendo e non faccio in tempo ad avvicinarmi che già hanno smesso. Il volto di questa donna è segnato profondamente da delle rughe che le ricoprono il viso, ma si sa, le rughe vengono perché si ride tanto e da tutti quei segni penso che abbia avuto una vita davvero piena di gioie e di felicità, la felicità di  una donna che diventa sposa, poi madre e alla fine nonna. E chi sa quante generazioni si sarà vista passare davanti, e quante volte sarà stata felice per una nascita e quante volte sarà stata triste per ogni anima che volava via… ma il suo cappotto!! Più che un cappotto a me servirebbe un costume perché fa molto caldo, ma si sa, gli anziani hanno freddo anche quando ci sono cinquanta gradi all’ombra!! Poi vedo che va alla macelleria e compra il macinato e appeno lo vedo immagino lei che prepara la pasta al forno per il suo nipotino che torna da scuola stanco morto per il troppo giocare con il suo amichetto. Poi ritorna alla panchina, saluta la sua amica con un lungo bacio sulla guancia, le dice una cosa tipo: “A domani!” e poi una cosa in dialetto che io non so neanche  riscrivere e ridire… ora però arrivano i miei amici e io so benissimo che non riuscirò mai a concentrarmi, e poi cappotto azzurro è andata a casa…

Chiara Marchi, II D
A.S. 2016-2017
"L. Signorelli", Orvieto

LA PERFETTINA

Non avrei mai immaginato che in una giornata come questa, mi sarei ritrovata ad Orvieto, all’ombra del Duomo, a cercare un soggetto attraente fra decine e decine di turisti.
Sembro un leone affamato, alla ricerca di un “bocconcino prelibato”.
Ho trovato diverse persone che attirano la mia attenzione, ma ce n’è una in particolare: è una ragazza che avrà più o meno 16-17 anni, mi ha subito colpito per il suo portamento principesco e la leggerezza e la grazia nei suoi movimenti. E’ qui con un’altra ragazza che sembra essere sua amica. Probabilmente sono in gita scolastica, ma non si direbbe dal loro abbigliamento “attira-ragazzi”.
La ragazza indossa un vestitino estivo che sembra fatto apposta per esaltare le sue forme perfette, è color rosa cipria a pois neri, che si intonano alla perfezione al fiocco di merletto del suo cappello di paglia, acquistato probabilmente in una bancarella; la cosa più strabiliante di quel magnifico vestito è la scollatura mozzafiato sulla schiena.
Dal cappello fuoriescono lunghissimi capelli color castano scuro, che si confondono con il color cioccolato della carnagione, scurita probabilmente dalle continue lampade.
Ho notato solo adesso che la ragazza ha un costoso bracciale in oro bianco di Breil sul polso sinistro. Ha le mani molto curate e una manicure non eccessiva e vistosa, ma di un rosa delicato, quasi bianco.
Dalla piccola pochette, che tiene a tracolla, ha estratto il suo cellulare, un Iphone 6 bianco con la cover piena di lustrini, che con il sole di maggio crea fantastici giochi di luce sul candido marmo delle scale e ha iniziato a scattarsi dei selfie. I suoi occhi color ghiaccio, contornati da un sottile tratto di matita, guardavano la fotocamera e dalle sue labbra, scarne e cariche di gloss, si intravedevano due file di denti luminosi e bianchissimi. Più che un selfie sembrava che si stesse scattando una foto per la pubblicità di un dentifricio; poi, con una vocina dolce e gentile da usignolo ha chiesto all’amica: “Ti piace?” e questa, invidiosa, ha annuito.
Dopodiché, hanno iniziato a scendere le scale con una perfetta sincronizzazione, le gambe della ragazza si piegavano con armonia, forse fa la ballerina di danza classica al Teatro Alla Scala ed è venuta ad esibirsi al Teatro Mancinelli, chissà. Ah, dimenticavo le scarpe, la mia “preda” ha dei sandali color carne impreziositi da Swaroski, probabile, quindi, che venga da Milano, perché quegli abiti sembrano essere stati acquistati in via Montenapoleone.
Sembra proveniente da una famiglia ricca, che le ha trasmesso il buon gusto per vestirsi e alla quale non interessa che la figlia studi e faccia carriera. Probabilmente preferiscono educarla alla bella vita e devo dire che ci sono riusciti pienamente. Può darsi anche che la figlia non ami studiare, così i genitori, piuttosto che arrabbiarsi, le hanno riservato un posto come modella nell’azienda di famiglia a Milano. Devo ammettere che come modella avrebbe davvero molto successo!
La sua espressione gioviale, tranquilla e rilassata dà l’idea di una persona che nella vita non ha problemi, perché il suo futuro è già ben organizzato e lei ha la sola preoccupazione di scegliersi un fidanzato degno di lei; praticamente il principe azzurro che non troverà mai. Dal suo sguardo capisco che è una persona sicura di sé e benché ricca non è superficiale ed egoista, ma con un carattere determinato e intenta a seguire i suoi sogni.
Ma tornando alle due amiche, proprio ora l’amica ha chiesto alla ragazza se voleva andare a prendere un gelato e questa ha risposto: “Ma no dai che dopo ingrassiamo, ho tenuto duro tutto l’inverno e proprio ora che siamo quasi giunte alla prova costume mi vuoi rovinare” l’altra ribatte: “Ma dai è acqua ghiacciata, che vuoi che ti faccia”, “Beh, sono comunque zuccheri”, così la ragazza convince l’amica di andare a fare una passeggiata lungo il Corso e l’altra, sbuffando, accetta.
Insieme, le due complici, si incamminano pian piano e scompaiono in mezzo alla folla di gente.

Eva Mancini, I C
A.S. 2016-2017
"M. Buonarroti", Montecchio

 

 

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