"Occhi allo Specchio". Descrizioni dal vero Orvieto-Montecchio - 14

Quelle che state per leggere sono parole di studenti delle scuole medie, nella fattispecie della 2D del “L.Signorelli” di Orvieto e della 1C e 2C del “M.Buonarroti” di Montecchio. Ma sono strani testi, diciamolo subito. Strani perché non vengono dai banchi di scuola: sono stati scritti in strada, in piazza, in un angolo, al mercato, ai giardini, in un negozio, al bar. Fuori. In precario equilibrio. Strani perché abbiamo chiesto ai nostri alunni di descrivere persone di un’altra città: i ragazzi di Montecchio sono andati sulla rupe a cogliere gli orvietani, e viceversa. Strani perché gli abbiamo detto di provare a non farsi vedere, a osservare la vita dall’esterno, a nascondersi tra le zolle (diceva qualcuno), impicciarsi degli altri e immaginare quello che i sensi non riescono a percepire. Insomma, a diventare scrittori. Che è un po’ diverso da fare un semplice esercizio scolastico. Ecco, questo è il risultato di queste due sedute scambievoli di descrizioni dal vero. Leggendole, noi ci siamo a volte divertiti e a volte commossi. Sempre ci siamo sentiti orgogliosi di questi ragazzi. Buona lettura!
Prof.ri Alessandra Bennati e Andrea Caponeri
IL BUONGIORNO DELLA SIGNORA
Sono seduto su una panchina in un bar in Piazza Garibaldi, mi sto gustando un Estathè, e c'è una donna che avrà all'incirca sessanta anni seduta su un muretto dove ci sono altri tre signori davanti a me. È vestita in un modo elegante, con una gonna e una maglietta e delle scarpe con il tacco, ha gli occhi di un colore celeste, dei capelli biondi con dei boccoli bellissimi e ha delle labbra molto gonfie tanto che, secondo me, se le è rifatte. È pure una persona simpatica e amichevole perché ogni volta che passa una persona gli dice con un tono dolce "Buongiorno!" e le persone che passano sorridono.
Michele Mocetti, II D
A.S. 2016-2017
"L. Signorelli", Orvieto
OCCHIALI
Siamo davanti al bar "Da Brozzi" e vedo seduta a un tavolo una signora girata di spalle. Ogni tanto si volta per guardarsi intorno, così io ne approfitto per osservare alcuni dettagli. Indossa una maglia a righe bianche e nere sopra un paio di jeans. Ha i capelli bianchi e arruffati e degli occhiali tondi, arancioni, che sono quattro volte i suoi occhi. Credo che stia sorseggiando un Crodino: tiene una sciarpa sulle gambe, come se fosse un tovagliolo e il telefono Samsung, con una cover rosa, appoggiato sul tavolo...
Aspettate un attimo! La cameriera gli ha appena portato un caffè, il colmo sarebbe che le portasse una birra. Ha il naso piccolo e le labbra screpolate. Secondo me è un ottico che aveva un negozio e che viveva a Roma. Però, dopo la morte del marito, è venuta a Orvieto ed ha aperto qui un negozio di occhiali... ecco il perché dei suoi occhiali così grandi! Solo adesso mi rendo conto che ha un orologio al polso, probabilmente un Rolex che per comprarlo avrà speso tutti i suoi risparmi. Quello che mi ha colpito di più di questa signora sono i suoi occhiali, perché sono così grandi mentre la sua faccia è piccola e delicata.
Mattia Ruco, I C
A.S. 2016-2017
"M. Buonarroti", Montecchio
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