Diritti a Orvieto, il festival fa centro. "Ci avete spalancato gli occhi"

E' stata accolta con partecipazione attenta e a tratti anche con commozione per i temi trattati la terza edizione di "Diritti a Orvieto. Human Rights International Film Festival", il festival dei diritti umani che, lasciata Todi alla volta di Orvieto, ancora una volta è riuscito a parlare alle coscienze dei tanti intervenuti non solo attraverso il cinema, ma anche attraverso mostre d'arte, presentazione di libri, convegni, concerti e spettacoli teatrali. Cinque giorni intensi e ricchissimi di eventi.
Cento, quelli nel calendario del festival che si è concluso con il prevedibile bagno di folla di orvietani e non che hanno voluto assistere alla proiezione di "Sulla mia pelle", il film di Alessio Cremonini, vincitore del Premio Antigone che, come scrive Susanna Marietti (Antigone) "con aderenza ai fatti e delicatezza, ma anche con grande spessore artistico ha saputo far entrare lo spettatore dentro il corpo stesso di Stefano Cucchi, sviscerando una vicenda che riguarda ogni cittadino e contribuendo così a un percorso di verità".
La sorella di Stefano, Ilaria Cucchi, presente al Multisala Corso di Orvieto mercoledì 31 ottobre nella giornata di apertura del festival, è stata testimone dell'assegnazione del premio, ricevendo contestualmente da Antigone - dalle mani dell'avvocato Paola Bevere, presidente di Antigone Lazio - una pergamena di ringraziamento per "il coraggio e la determinazione con cui ha portato avanti una battaglia che tutela ciascuno di noi”. Cinema affollato, sabato 3 novembre, per la cerimonia di premiazione dei documentari vincitori, scelti dalle due giurie composte da Wilma Labate, Niccolò Fabi, Concita De Gregorio, Federico Ruffo e Claudio Falconi per i lungometraggi e da Vincenzo Madaro, Teresa Paoli, Samad Zarmandili, Emanuele Nespeca e Louis Siciliano per i corti.
Nelle motivazioni per i lungometraggi fornite dalla giuria si legge: "Il documentario vincitore 'Alla Salute' di Brunella Filì racconta un viaggio, personale e universale, nell’esperienza profonda della malattia. Con un linguaggio ironico, sempre lieve e a tratti crudele, mette in scena un Sud del mondo, in cui l’apertura e la comunità sono parte integrante della cura. Utilizzando un grammatica di ripresa social, capovolgendo l’estetica del selfie in modo puntuale e sensibile, raccontano il cancro, un tabù che ciascuno di noi conosce, e che continua a suscitare paura, pudore e vergogna.
Ultimo passo di una strada intrapresa già quasi 40 anni fa, con minor levità, da 'Wenders'. Attraverso la parola, che ci rende umani, Difino e Brunella Filì mostrano con coraggio, realismo e ironia la fatica necessaria per affrontare l’impresa di approdare all'altra sponda del mare e del male. Oltretutto, Difino, chef in cucina e nella vita, ci ricorda che il cibo, prima di essere spettacolo, è la primitiva forma di cura e cultura condivisa, di cui come italiani siamo felicemente portatori sani".
Menzione speciale giornalistica a "My War" di Julien Fréchette, un opera che "documenta, in maniera pulita distaccata e scevra da ogni forma di giudizio, un fenomeno complesso duro e sconosciuto a larga parte del grande pubblico. Seguendo la vita di persone che si arruolano e combattono come volontari una guerra lontana, restituisce allo spettatore il bisogno attualissimo di aderire ad una causa, esorcizzando un vuoto generazionale esistenziale e sociale, in un tempo in cui, la ferocia e la violenza sono la norma".
All’unanimità Nino Monteleone vince il premio come migliore attore protagonista in "Be Kind", con l’augurio che sia il suo esordio per la sua carriera da regista. "Il suo sguardo intenso e candido lo guiderà lontano".
Per i cortometraggi invece: "Per l'incisività e la poesia nel trattare una tematica universale come quella del lavoro sommerso attraverso la riuscita alchimia tra immagini, suoni e una drammaturgia rigorosa, il premio come miglior cortometraggio va a 'Breathing' di Farshid Ayoobinejad. La menzione speciale per il messaggio di profonda umanità e positività che scaturisce da questa storia è per 'Anniversary' di Angelica Germana Bozza. Un grazie a questo trio di personaggi, per la tragica ironia con cui cercano di tenere vivo il sogno del cinema: Alessio Giustini Silvano Carpinelli e Federico Sangiusti del film 'Sinno' me moro'. 'The March of Hope' vince il Premio Giammanco del Centro Studi Americanistici 'Circolo Amerindiano' Onlus".
Ai vincitori sono andate opere realizzate dagli artisti Carlo Rocchi Bilancini, Luigi Caflisch e Michele Ciribifera. "Diritti a Orvieto" è stato promosso, organizzato, comunicato da due realtà che, nel cinema in generale e nel documentario sociale in particolare, trovano la loro ragione: "Teatri di Nina" e "Own Air", con il patrocinio della Regione Umbria, con il contributo e la collaborazione del Comune di Orvieto, della Fondazione TeMa e dell'Associazione Antigone.
Tante, le novità che hanno animato la terza edizione del festival: dai workshop dedicati ai temi fondamentali per la realizzazione di un film o documentario, tenuti da tre esperti di livello internazionale, al dopofestival, momento conclusivo di ogni giornata in cui insieme ai registi e al pubblico si è trascorso un piacevole tempo insieme, con musica e degustazioni del territorio. Non solo film, dunque, ma anche tante proiezioni speciali.
Si è partiti con "Tilla4Marathon", progetto di beneficenza a sostegno dei bambini in Uganda mediante lo sport e con “Sembra mio figlio” di Costanza Quatriglio presentati durante l'inaugurazione del festival. Ospiti, gli amici di Molise Cinema con la pellicola “Due piccoli italiani”, Paolo Sassanelli con “Arrivederci Saigon” di Wilma Labate, “Terre di musica” di e con “Il Parto delle Nuvole Pesanti”, “Ubuntu note sul perdono” al quale è seguito un dibattito partecipatissimo con Jacopo Fo, “Lievito Madre” di Concita De Gregorio, presente al festival, e “Fuori fuoco", un progetto di documentario che parte dall’idea innovativa di instaurare una collaborazione tra una casa di produzione cinematografica e alcuni detenuti.
Anche la presentazione del libro di Federica Angeli “A mano disarmata”, giovedì 1° novembre, è stata ricca di emozione e molto partecipata da un pubblico, attento e presente. Con la giornalista di Repubblica, che dal 2013 vive sotto scorta in seguito alle minacce ricevute dopo la sua inchiesta sulla criminalità organizzata a Ostia, ha dialogato il giornalista Stefano Corradino di Rai News 24.
Nella stessa giornata è stata la volta de il convegno “Rights on air. Diffondere i diritti” con la traduttrice Ilaria Piperno, Domenico Chirico, direttore dei programmi dell’Associazione "Un ponte per…" e Luigi Manconi, sociologo, coordinatore dell’UNAR - Ufficio per la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni, coordinati da Annalisa Camilli, giornalista de "L'Internazionale". L’incontro si è concentrato sulla traduzione e sui suoi effetti.
Altro importante momento di riflessione sul versante delle idee e del dialogo è stato il convegno “Diritti umani. Così vicini, così lontani” nella mattinata di sabato 3 novembre con la partecipazione di Elena Carletti, sindaco di Novellara (Reggio Emilia), Comune della Rete Cittaslow e incubatore di un progetto di integrazione e inclusione all’avanguardia, Antonio Stango, presidente della Federazione Italiana Diritti Umani, Gian Carlo Bruno, ricercatore di diritto internazionale del CNR e Antonio Pavolini, esperto di new media e tra i fondatori dell’Aaron Swartz Day Italia, moderati dalla giornalista Valentina Parasecolo.
Hanno fatto il pieno anche lo spettacolo "Missalaika", opera-concerto, quasi rock, scritta e interpretata da Arturo Annecchino con la Synphònia Band e la special guest Ivanka Mazurkijević, sabato 3 novembre al Mancinelli e ancora “Acqua di colonia prima parte: Zibaldino Africano”, lo spettacolo teatrale sull'Italia colonialista di Elvira Frosini e Daniele Timpano andato in scena sempre al teatro venerdì 2 novembre e ancora "Noi reclamiamo il diritto alla Follia!", il progetto di Condominio Belluca in scena sabato 3 novembre nell'Atrio del Palazzo dei Sette.
Grande apprezzamento, infine, anche per le sei esposizioni a cura di Auro e Celso Ceccobelli con opere di Luigi Caflisch, Emiliano Pinnizzotto, Carlo Rocchi Bilancini, Paola Biganti, Michele Ciribifera e Luca Manfredi che sono rimaste aperte per tutta la durata del festival.
A nome dell’Amministrazione Comunale, l’Assessore al Turismo, Andrea Vincenti ha così ringraziato gli organizzatori: "Portare un festival così importante ad Orvieto era una bella scommessa, nella quale tuttavia abbiamo creduto sin dal primo incontro con gli organizzatori e con la delegata del CdA di TeMa, Emanuela Leonardi, che ringrazio per aver creato il contatto dal quale siamo partiti.
Il successo dell’iniziativa è stato notevole, avendo coinvolto sia visitatori provenienti da tutta Italia, sia i nostri concittadini, che hanno partecipato numerosi alle varie iniziative in programma. D’altra parte, il binomio Orvieto - Diritti Umani è ben radicato nella coscienza civica della nostra città e la risposta della comunità locale dimostra che la sensibilità verso temi importanti e quanto mai attuali è ben viva nel nostro tessuto sociale e culturale. Orvieto, del resto, ha un’identità forte, nel rispetto dei valori costituzionali di uguaglianza e solidarietà.
Dal punto di vista della qualità, il festival è stato organizzato e promosso in maniera impeccabile: sia dal punto di vista delle selezioni cinematografiche e artistiche; sia per la qualità dei componenti la giuria; sia infine per l’altissimo profilo degli ospiti. Per non parlare dell’intensità del programma, che in quattro giorni ha proposto oltre 100 eventi, tutti gratuiti. Siamo già al lavoro per la programmazione della prossima edizione, confidando che si possano ricreare presupposti e condizioni favorevoli e che quella appena trascorsa sia stata la prima di una lunga serie di edizioni ad Orvieto".
Dal canto loro, le due realtà promotrici "Teatri di Nina" e "Own Air", insieme al direttore artistico Francesco Cordio e al produttore del festival Alfredo Borrelli affermano: "Eravamo convinti che una città come Orvieto avrebbe recepito positivamente l’idea di un momento di riflessione su un tema così importante e necessario. Non potevamo, però, immaginare di ritrovarci a girare per la città, l’ultimo giorno e incrociare visi soddisfatti di spettatori ed esercenti commerciali. Speravamo di creare un indotto sia morale che materiale, così è stato ed è il nostro reale motivo di soddisfazione, che ci fa ben sperare nella possibilità di consolidare il legame con la città e con i cittadini. Ci piace condividere il breve ma significativo commento di una spettatrice tra i tanti: ‘Ci avete spalancato gli occhi’. Questo era il nostro obiettivo”.

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