cultura

Al Piviere di San Donato con Italia Nostra. Passeggiata crepuscolare nel cuore dell'Alfina

martedì 1 agosto 2017
di Davide Pompei
Al Piviere di San Donato con Italia Nostra. Passeggiata crepuscolare nel cuore dell'Alfina

Terza passeggiata sulle Vie Consolari e Romee per la Sezione di Orvieto di Italia Nostra che, come annunciato, dopo le date di maggio e giugno, nel tardo pomeriggio di sabato 29 luglio è tornata a camminare lungo gli antichi sentieri del contado medievale orvietano. Un'escursione, quella a cui ha preso parte anche il presidente Lucio Riccetti, che, senza troppa retorica, è stata un vero e proprio viaggio nella bellezza dell'Altopiano dell'Alfina.

Ritrovo all'ombra della chiesa della frazione di Canonica e partenza dalla Fattoria "Il Secondo Altopiano", oggetto al termine della passeggiata, di una visita incentrata sulle virtuose pratiche sperimentali legate all'allevamento delle capre e la degustazione grazie alla quale i presenti hanno potuto rifocillarsi con l'ottimo formaggio qui prodotto, in abbinamento ad alcuni bicchieri di Dorato della Tenuta Santa Croce. In marcia per circa 6,5 chilometri, trentaquattro piedi di diversa nazionalità e quattro zampe.

I sentieri storici dell'Orvietano – attraversati in collaborazione con la Sottosezione CAI Orvieto, Cittaslow e UISP Comitato di Orvieto-Medio Tevere – sono quelli che sorgono tra San Quirico, Lapone e Casa Pisana, dove emergono i resti dell'antica viabilità romana sui tracciati etruschi, ripresi nel Medioevo fino ad oggi, di cui rimane testimonianza nel nome della località Strada Vecchia. È possibile vedere qualche basolo ancora in situ – altri sparsi ai margini sulle greppe – e il rudus della strata. Adolfo Cozza nel 1882 e Harris nel '64, studiarono e rilevarono le antiche direttrici sull’Alfina: la Cassia – che da Volsinii/Bolsena andava a Orvieto/Velzna – e la Traiana Nova, che dal lago si dirigeva direttamente al Paglia sotto Monterubiaglio. Lunghi tratti basolati emergevano, infatti, tra Biagio, Castel Giorgio, Canonica e Rocca Ripesena.

"Strada Vecchia – ha spiegato Silvio Manglavitipotrebbe essere un tratto della Gioviana che metteva in sistema Cassia e Traiana. Un miliare gioviano fu trovato ai piedi di Bardano nel Piano. Il quadrivio tra Traiana e Gioviana, dai rilievi di Cozza sulla Carta Archeologica d’Italia, è presso Casa Pisana, splendido casino dei Conti Macioti con annessa chiesa, imponenti e suggestivi nel mezzo dei viali di roveri e farnie secolari che dai Monti Volsini puntano a Settentrione dove il ciglio dell’Alfina si getta con Romealla nella Valle di Benano. Casa Pisana è quel 'Lavoriano' sul rilievo del Catasto Tiroli del 1764: il Lauriano nella rappresentazione cartografica Tuscia del 1696.

Si è nel cuore dell’antico Piviere medievale di San Donato de Alfina, che dominava l’Altopiano. Descritto nelle fonti documentali sin dal XI secolo, San Donato è culto importato nel Contado Urbevetano medievale del patrono di Arezzo, che sconfisse – anche lui – un drago ai tempi della peste. L’importazione di culti che si sono successivamente radicati nel territorio e sono divenuti col tempo elementi culturali caratteristici dei luoghi e delle popolazioni è cosa nota e tipica. Nella regione orvietana giunsero dalla Chiesa orientale, Andrea, Bartolomeo, Biagio, Gregorio/Giorgio (con gli Armeni). S. Costanzo, da Perugia (ad Orvieto, chiesa del Capitolo adiacente alla cattedrale S. Maria Prisca); S. Ansano, da Siena.

Come fu già al tempo di Porsenna che colonizzò l’Alfina con la gens chiusina 'alphna', dalla Val di Chiana arrivò nel Medioevo il culto di San Donato, ma l’ascendenza aretina non impedì tuttavia ai ghibellini di mettere a ferro e fuoco la pieve, come il resto dei dintorni, durante la guerra, guidata dal capitano orvietano Poncello Orsini, contro Acquapendente nel 1315. Il silenzio ancestrale dell’Altopiano al crepuscolo, circondato all’orizzonte da Amiata, Rufeno, Villalba, Cetona, Montarale, Peglia e Croce di Serra fa riecheggiare queste storie ataviche del luogo. Il fruscio delle foglie sotto i piedi, gli zoccoli dei cavalli e le ruote dei carri sulle crepidini e i selci delle antiche vie che solcavano il contado di Orvieto".

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