cultura

Terzani e Piccolo a Orvieto. Dopo felicità, bellezza e musica "Il Libro Parlante" sfoglia la politica.

giovedì 18 dicembre 2014
di Davide Pompei
Terzani e Piccolo a Orvieto. Dopo felicità, bellezza e musica "Il Libro Parlante" sfoglia la politica.

"Da New York a Orvieto per il Premio Barzini (all'inviato speciale). Una bella serata in una bellissima luce in un bellissimo posto, dove la grandezza è nell'aver rinunciato a fare del nuovo e a godere del conservare il vecchio". Lo annotava Tiziano Terzani, il 30 maggio 1997. Ignaro, o forse no, che quell'appunto sarebbe poi confluito in "Un'idea di destino. Diari di una vita straordinaria" uscito postumo per Longanesi. Ne cura la prefazione, Angela Staude, la compagna di una vita – 47 anni insieme, in giro per il mondo – ospite domenica 14 dicembre al Palazzo del Capitano del Popolo di Orvieto per l'ultimo appuntamento della 19esima edizione de "Il Libro Parlante". Lì dove il marito, anni prima, aveva ritirato uno dei pochi premi accettati e dove era tornato a febbraio del 2002 per l'anteprima nazionale di "Lettere contro la guerra", scritto all'indomani del crollo delle Torri Gemelle.

A dialogare con lei – dimostrando che di libri si può parlare con linguaggi molteplici – in un pomeriggio impreziosito dall'omaggio musicale del duduk di Maurizio Camardi, dalle letture espressive di Edoardo Siravo e dalla proiezione di un estratto di 6 minuti di "Anam. Il senzanome", c'è Francesco Piccolo, qui per presentare "Il desiderio di essere come tutti" (Einaudi) che per 5 voti gli è valso l'ambito "Premio Strega 2014". Solo dopo, però, aver gustato l'ultima produzione del Caffè Montanucci in formato mignon. "Le tortine della nonna – scriverà poi sulla dedica – sono la perfezione. È quello che più desidero nelle mie fantasie!". Punto di incontro tra due libri autobiografici apparentemente distanti, lo sguardo italiano e il respiro globale. Li accomuna la sincerità e la ricerca della felicità, quotidiana o più duratura. La domanda "Cosa fa della vita che abbiamo un'avventura felice?" presente nei diari di Terzani, riecheggia con acuta ironia nel volume di Piccolo.

"Il premio – rivela, lui – equivale alla fascia di Miss Italia. Per un anno, ti legittima a dire la tua negli incontri, crea curiosità intorno a te. Quello che a me interessava, però, è che fosse letto il libro. Mi ha completamente assorbito. Forse perché tenta di dare un senso alla storia. Protagonista sono io, chi diventa comunista con una partita di calcetto, ma lo è soprattutto la politica come sfida coraggiosa. Credo che abbia avuto senso scrivere questo libro in questi anni di sfiducia, dove impera l'idea che la vita pubblica sia più importante della sfera privata. Nel rosso del titolo, che richiama quello de L'Unità dopo i funerali di Berlinguer, c'è l'urgenza di sentire noi stessi meno virtuosi e gli altri meno viziosi di come pensiamo. L'umiltà è il primo passo verso un cammino democratico".

Da dieci anni, convive con un lascito intellettuale non facile, Angela Terzani. "Di solito – dice – un giornalista non sopravvive a lungo al suo scrivere quotidiano. Tiziano, invece, aveva cominciato a scrivere libri rendendosi conto che la politica, disgiunta dalla vita e non come reazione corale, non trovava posto sui giornali. Lì non c'è spazio per le questioni che danno un senso all'esistenza, così come con presunzione e grandi sogni l'immaginavamo noi intellettuali di sinistra, pensando di poter contribuire a dare all'Italia un indirizzo politico in cui riconoscersi. Quella speranza che tutto ciò potesse realizzarsi in Italia, è svanita di fronte a capitalismo e globalizzazione.

Per questo, Tiziano ha deciso di fare un passo indietro rispetto al giornalismo, trovando altre vie per divulgare ideali che consentissero di elevarsi dalla materia, coltivando l'anima. Oggi il conflitto si è inasprito, come aveva predetto. Ed è cresciuto il disagio verso un futuro senza meta, scandito dal predominio della tecnologia, distante dai problemi dell'uomo che stava cercando di affrontare nei suoi diari. Come stati d'animi, pensieri non ancora finiti. Scriveva tanto e poi buttava quello che voleva morisse con lui. Questo materiale, invece, l'ha lasciato. Come a dire: leggetelo!".

Accumula materiale fino a che diventa pressante, anche Francesco. "Quando inizio a scrivere un libro – ammette – c'è un magma di appunti che poi si trasformano. Buone idee può averle chiunque, seguirle ostinatamente rientra nella meticolosità di chi scrive apocalissi assolute e quotidiane". "La sfida è inseguire la felicità e cercare di inchiodarla" conviene Angela. E nel dirlo, riprende il discorso del Festival Letterature di Roma, dove parla di sé come viaggiatrice nel sidecar di una moto condotta da un viaggiatore con un'idea precisa di dove andare, di come vivere. "A volte – rilancia – è difficile l'accordo su un progetto unico. Ma due progetti, per due persone sono troppi. E allora, non per pigrizia ma per fiducia, mi sono lasciata guidare".

Operazione analoga, in fin dei conti, a quella del pubblico della rassegna. Andato a lezione di felicità da Luis Sepúlveda e Carlo Petrini. Emozionato dalle suggestioni sulla bellezza di Alessandro D'Avenia – parola di librai che non vendono libri ma hanno a cuore le proprie 'creature', il suo sarà il romanzo più regalato ad Orvieto per questo Natale – o dalle generose riflessioni su musica e cultura di Nicola Piovani. Spiazzato, infine, da un ragionamento profondo e attuale sulla politica da Angela Terzani e Francesco Piccolo.

Calorosa, in ogni caso, l'accoglienza riservata ad ognuno di loro. Malgrado, talvolta, la concomitanza di altri eventi cittadini. Orvieto ha atteso, coccolato, omaggiato gli autori di dolci e sculture in legno targate Michelangeli. Qui hanno mangiato - "benissimo!" - stappato bottiglie, tagliato torte, firmato libri. Riempito occhi, aperto cuori, regalato emozioni. A loro stessi, per primi. E a chi ha voluto esserci.