"Ogni parola è una storia", quarta edizione - 4

NEANDER E IL GHIACCIO DELL'ESTINZIONE
di Giulio Liberti, IVA
Vincitore di annualità classi quarte, Scuola Primaria “Luigi Barzini”
Parola Scintilla: Pazienza
Questa è la storia di un neanderthal che si ritrovò per caso a dover salvare tutta la terra per colpa di un piccolo, stupido sassolino di ghiaccio. Vi potrà sembrare strano, lo so, ma aspettate che vi racconti… Neander era un semplice ragazzo dell’era preistorica neolitica, che purtroppo non era molto sveglio. Tutta la sua famiglia pensava che non sarebbe mai andato da nessuna parte per il suo corpo diciamo…un po’ troppo robusto e per il piccolo cervello che si ritrovava nella grande testa che aveva.
Suo papà era il famoso Meandro, il più forte capogruppo che la preistoria avesse mai avuto, che non perdeva mai una guerra fra clan. Visto che Neander era il più grande dei fratelli, l’eredità sarebbe andata a lui, perciò erano disperati e pur di mantenere il clan forte e potente lo avrebbero ucciso. I più grandi lo bullizzavano e lo tormentavano ogni giorno e lui non poteva farci niente anche se sperava che un giorno qualcuno lo avrebbe accettato per quello che era.
Un giorno Meandro scrutò qualcosa che cadeva a tutta velocità verso il recinto delle mucche. Il padre non fece in tempo a realizzare, “la cosa” fece un buco nel terreno di almeno tre metri. Quando il padre vide le mucche congelate si pietrificò dalla paura, mentre alla famiglia non gliene importò più di tanto. Da quella voragine giorno dopo giorno il ghiaccio si espandeva sempre di più fino ad arrivare al mare che era lontano chilometri. Il freddo stava prevalendo e per quanto provassero non riuscirono più ad accendere il fuoco.
Dopo pochi giorni tutto era ricoperto di ghiaccio; la gente tremava dal freddo, il bestiame moriva perché non c’era vegetazione… non si stava mettendo bene per nessuno. Tutti pensavano che fosse arrivata l’ora di morire e il buio si avvicinava sempre di più, avvolgendo anche le grotte più illuminate.
Quando ad un certo punto, Neander iniziò a sfregare due rocce tra loro ininterrottamente; nessuno pensava che ci sarebbe riuscito, gli altri piangevano dalla paura, il buio prevaleva e ormai ricopriva tutto quello che li circondava, mancavano pochi istanti al congelamento totale: cinque… quattro… tre… due… uno…
Paura e oscurità erano tutto ciò che rimaneva. Finché una scintilla illuminò tutta quella oscurità. Era il fuoco, Neander ci era riuscito, ce l'aveva fatta! Nessuno poteva credere ai propri occhi, quello strano ragazzo aveva salvato tutti. A partire da quel giorno tutti iniziarono ad avere rispetto nei suoi confronti, non so se fosse diventato il capo del clan o fosse rimasto il Neanderthal di sempre, ma non era mai esistito prima di lui un essere vivente che evitò un'estinzione di massa simile.
Una cosa così grande evitata da un cervello così piccolo ci fa riflettere, nessuno di loro pensò di accendere un fuoco, questo perché farlo richiedeva… pazienza!
UNA BELLA SORPRESA
di Nora Vittoria Loutfi, classe VA
Vincitrice di annualità classi quinte, Scuola Primaria “Luigi Barzini”
Parola Scintilla: Attesa
C’era una volta una bambina di nome Elisa, viveva in una piccola città di nome Orvieto.
Elisa diceva sempre ai suoi genitori: “Quando mi regalerete il telefono?”
Sua mamma le rispondeva: “Quando sarà ora”.
Elisa era impaziente perché tutti i suoi compagni di classe avevano già il telefono.
Un giorno Elisa disse alla sua mamma: “Mi presti il telefono per mandare un messaggio a Giulia? È da tanto che non la vedo.”
Sua mamma le rispose: “Mandale una lettera.”
Elisa arrabbiata, senza dire una parola, se ne andò in camera e si mise a scrivere la lettera.
Una volta scritta andò da sua mamma e le disse, con la faccia ingrugnita: “Ho fatto e adesso che cosa faccio? Chiamo l’uccellino per farmela ritirare?’’
Sua mamma le rispose: "Vai a comprare un francobollo e spediscila”.
Andando verso la posta, per strada, incontrò i due bulli della scuola, Giulio e Carlo: avevano il telefono in mano. Carlo vide Elisa e le disse: “Che cosa hai in mano? Eh? Facci vedere!”
Proprio dietro ai due bulli c’era Ginevra, la migliore amica di Elisa. La guardò ed esclamò: “Che cosa ci fai qui?”. Ginevra balbettò solo qualche parola e Giulio le chiese se avesse paura di qualcosa. Ginevra rispose: “No!”, guardò subito Elisa e le chiese: “Dove vai con quella lettera da sfigata? Non fai prima ad usare il telefono? Ah...giusto…tu non ce l’hai!”
Carlo disse a Ginevra “Brava! Così ti voglio!”
Elisa se ne andò correndo, buttò la lettera in un tombino e tornò a casa. Appena entrata in casa, sua mamma le disse: “Ero preoccupata, non tornavi più!’’.
Elisa spiegò: "Ho incontrato Ginevra e mi ha presa in giro perché non avevo il telefono’’.
La mamma, dispiaciuta, le disse: “Vedi che fa il telefono nella testa?’’
Elisa rispose: “Adesso capisco perché te e papà non volete darmi il telefono… grazie! Per favore datemelo il più tardi possibile!’’
La mamma disse: “Ho una grande notizia per te: sono in dolce attesa’’.
Elisa pensò: “Di sicuro molto meglio del telefono’’.
ARCHIVIO
"Ogni parola è una storia", quarta edizione - 1
"Ogni parola è una storia", quarta edizione - 2
"Ogni parola è una storia", quarta edizione - 3

Nota della Redazione: Orvietonews, giornale online registrato presso il Tribunale di Orvieto (TR) nr. 94 del 14/12/2000, non è una bacheca pubblica. Pur mantenendo fede alla disponibilità e allo spirito di servizio che ci ha sempre contraddistinto risultando di gran lunga l’organo di informazione più seguito e letto del nostro territorio, la pubblicazione di comunicati politici, note stampa e altri contributi inviati alla redazione avviene a discrezione della direzione, che si riserva il diritto di selezionare e modificare i contenuti in base a criteri giornalistici e di rilevanza per i lettori.