cultura

"Ogni parola è una storia", quarta edizione" - 2

lunedì 23 giugno 2025

IL SEGRETO PERDUTO… LA GIOVINEZZA INFINITA
di Emma Barbanera, classe 1E
Racconto vincitore per le Classi Prime, Scuola Media di Baschi.
Parola-scintilla: Segreto

C’era una volta, tanto tempo fa, un principe avido ed egoista, che voleva tutto. Un giorno, mentre era in giro per il villaggio per trovare il vestito più costoso e sfarzoso in assoluto, si imbatté in un cantastorie che raccontava che chi avesse oltrepassato la montagna “sacra”, fosse sceso nel bosco dei “fioriti”, avrebbe trovato in un castello sperduto una mappa incantata. Quest’ultima avrebbe condotto il viaggiatore dal vecchio drago, custode del segreto perduto... ignoto da millenni. Al principe si illuminarono gli occhi, dicendo a tutti che sarebbe andato alla ricerca della mappa, sfidando ogni individuo e superando qualsiasi ostacolo. Nel cammino si incontrò per caso con un povero ragazzo, che chiedeva l’elemosina. Decise di sfidarlo nell’impresa, con l’accordo che chi avesse trovato prima la mappa, superando la montagna e il bosco dei fioriti, avrebbe avuto in premio il segreto ambito. Così disse e fece. Al sorgere dell’alba del mattino seguente i due si incamminarono per la montagna, il principe con la sua grande e maestosa carrozza d’oro, il povero ragazzo con un cavallo mezzo zoppo. La montagna era una “passeggiata”, rispetto al giardino dei fioriti. Infatti di giorno c’erano dei graziosi fiorellini innocui, mentre di notte si trasformavano in giganteschi mostri con i denti affilati. Uno dei due contendenti trascorse la notte lì dentro... penserete: povero ragazzo con il cavallo zoppo. Invece no! Perché il ragazzo era in realtà un dottore, ma era povero solo perché gli abitanti del villaggio non volevano andare da lui, credendo che fosse uno stregone. Con delle erbe raccolte nel prato curò il cavallo e corse così con il suo destriero per tutto il bosco prima dell’arrivo della notte. Invece il principe non aveva fatto riposare i suoi cavalli durante il giorno e proprio quando arrivò l’imbrunire quest’ultimi si addormentarono lasciando il principe nella sua carrozza di materiale prezioso tutto solo. Non si sa come, il principe superò il bosco ed arrivò al castello sperduto. Quando entrò, non trovò nulla, perché il povero ragazzo era arrivato prima di lui. Così si infuriò molto, ma per quanto era avido ed egoista continuò a piedi, seguendo le orme del cavallo del ragazzo. Dopo due giorni arrivò al luogo dove il vecchio drago riposava con il prezioso segreto perduto. Proprio lì incontrò il ragazzo, inveendo contro di lui, accusandolo di aver barato. Quando stava dicendo così, il ragazzo scappò. Allora il principe pensò di aver vinto, ma quando si girò...vide il maestoso drago, che teneva tra le sue fauci uno scrigno. Il principe pensò che avrebbe consegnato a lui il prezioso oggetto, ma il drago aprendo le fauci lo incenerì con la sua fiamma ardente. Subito dopo il drago andò dal povero ragazzo, a cui diede gentilmente lo scrigno, sapendo che aveva un cuore d’oro. Il povero ragazzo lo ringraziò fin dal profondo del suo animo nobile, prese il forziere e si incamminò a ritroso per tornare a casa. Passò vicino al castello, nel bosco dei fioriti ed attraversò la montagna sacra. Quando tornò a casa... scoprì finalmente il segreto perduto. “Incredibile”, sussurrò... era la giovinezza infinita! Decise di non tenerla per sé, ma la donò ai più bisognosi, che stavano per morire. Da come si era comportato, gli abitanti videro che si potevano fidare di lui. Così dopo la morte del principe, lo incoronarono come nuovo sovrano. Il suo sogno di aprire un ospedale finalmente si realizzò, diventando per acclamazione capo e salvatore del villaggio.


IL SEGRETO DEL TEATRO
di Giada Cinelli, classe 1F
Racconto vincitore di annualità per le Classi Prime Scuola Media “L.Signorelli” di Orvieto e del Premio dei Lettori assegnato dalla Giuria degli Studenti delle classi Quinte della Scuola Primaria.
Parola-scintilla: Segreto

In una piccola cittadina umbra sospesa tra la terra e il cielo c’era un teatro: il teatro delle meraviglie. L’edificio era maestoso perché dentro era pieno di affreschi, che però non erano pitture normali e immobili perché, quando calava la notte e tutte le persone andavano a dormire, i dipinti si animavano: le figure iniziavano a sbattere gli occhi, si guardavano intorno, muovevano il corpo e parlavano tra di loro. Quegli affreschi non erano stati dipinti da artisti umani, ma erano usciti dal pennello di fate, orchi, maghi e molte altre creature fantastiche. Erano stati realizzati con della pittura magica in grado di far muovere le figure. Gli affreschi, però, non potevano infrangere la sacra regola: non potevano farsi vedere dagli esseri umani mentre si muovevano. Così, da secoli, di giorno e durante gli spettacoli le figure rimanevano fisse e nascondevano il loro superpotere, di notte facevano festa. I dipinti si dividevano in varie categorie: gli organizzatori erano quelli che organizzavano le feste, invece i pulitori erano quelli che non si divertivano mai perché alla fine dovevano pulire e rimettere in ordine. C’erano anche gli studiosi, che studiavano sempre, anche durante le feste. Poi c’erano i burloni, che facevano scherzi a tutti, mentre gli snob si credevano chissà chi. I pagliacci, insieme ai comici, facevano ridere; le vedette controllavano se arrivavano gli esseri umani e infine i festaioli si godevano la festa più di tutti. Un giorno un affresco studioso si stancò della monotonia delle sue ricerche e disse che avrebbe voluto scoprire qualcosa di nuovo. Così si avvicinò di soppiatto alla platea per studiare gli umani e, senza farsi notare, si accostava alle persone ogni volta che queste si recavano a teatro. Una mattina l’affresco studioso sentì un uomo che criticava i dipinti, dicendo che erano banali, antiquati, ormai superati e senza senso. A quelle parole l’affresco studioso sobbalzò e così si fece vedere in movimento da tutte le persone presenti, che continuarono i loro discorsi dicendo che gli affreschi dovevano essere rifatti e sostituiti con altre figure. I lavori cominciarono subito. Per fortuna, alcuni autoritratti di piccole fatine si salvarono perché riuscirono a nascondersi dietro una grata e al termine dei restauri si posizionarono nella parte più alta del teatro, piangendo per i loro compagni ormai scomparsi. Voi che state leggendo questa storia, se per caso nel teatro della città sospesa tra la terra e il cielo vi dovesse capitare di vedere degli affreschi con una lacrima sulla guancia, ricordate che questi sono gli antichi dipinti a cui si è spezzato il cuore perché hanno visto svanire per sempre i loro compagni per colpa di un affresco che aveva infranto la sacra regola, svelando il segreto dell’antico teatro.


IL BUIO CHE PERMETTE DI VEDERE LA LUCE
di Lisa Maria De Caria, classe 2A
Racconto vincitore di anualità per le Classi Seconde Scuola Media “L.Signorelli” di Orvieto.
Parola-scintilla: Luce

E’ una sera come tante, e in casa della famiglia Qualsivoglia, c’è un gran traffico, sembra di stare alla stazione nell’ora di punta. Ci abitano in 6: la nonna, i fratelli di 9, 14 e 16 anni, i genitori e ci sono anche un cane e un gatto. Alle ore 19:00 sono tutti rincasati, c’è chi ascolta la musica ad alto volume, chi guarda la televisione, chi traffica in cucina sbattendo pentole dai coperchi rumorosi e chi si lancia in un salvataggio con il camion dei pompieri per spengere un incendio nella cuccia del cane. Poi c’è chi prova a parlare, ma la mamma fa sempre a-ah annuendo, senza staccare gli occhi dal computer, mentre il papà resta incollato allo smartphone mugugnando dei suoni dal fondo della gola. Quella sera, poco prima di cena, all’improvviso va via la luce, la televisione si spenge, i rumori tutto intorno si attenuano, il computer salta, la musica non si sente più. Perfino i lampioni nella strada si spengono, rimane soltanto qualche luce che proviene dallo schermo del telefono che dopo una lunga giornata si spegnerà presto. Aspettano un po’ di tempo ma la corrente non sembra tornare, allora la mamma cerca una candela, ne trova una bella grande che era rimasta in giro da Natale, profuma di cannella, ha grandi foglie verdi intarsiate, con piccole bacche rosse che girano tutto intorno, e la posiziona al centro della stanza. Uno alla volta, tutta la famiglia, si ritrova intorno all’unico punto di luce, tutto il resto è immerso nel buio. Quella luce vibrante e calda li trasporta in una suggestiva atmosfera. Il più piccolo della famiglia, eccitato per l’insolita situazione, si sente quasi felice perché sono tutti riuniti, senza distrazioni, allora chiede alla nonna di raccontare una storia di quando il papà era piccolo. Incominciano così una serie di racconti, ognuno a turno dice la sua, fra risate e aneddoti divertenti. È come se, per la prima volta dopo tanto tempo, parlassero veramente gli uni con gli altri. Anche al cane e al gatto sembra piacere questo momento, se ne stanno accoccolati vicino alla candela. Il fratello maggiore, sfidando il buio, si allontana un momento per raggiungere la sua camera, si sente un po’ di frastuono come se avesse inciampato in qualcosa. Quando ritorna con la faccia fiera, imbracciando la chitarra intona una melodia, non il suo solito genere scatenato, ma una musica adatta alla situazione e tutti iniziano a cantare in coro. All’improvviso la canzone viene interrotta, la luce ritorna, riparte la musica, la tv si accende, la via sotto casa è di nuovo illuminata, tutto torna alla normalità. La famiglia si rimette in movimento come se una scossa li avesse attraversati, c’è chi va a finire il lavoro al computer, chi si mette davanti alla tv per veder la fine della partita, chi accende la lavastoviglie e chi si chiude in camera con la musica ad alto volume. Nella stanza rimane soltanto il fratellino più piccolo con in mano il suo camion dei pompieri, un po’ deluso perché ognuno è tornato a fare le proprie cose. La candela è rimasta accesa, ma la sua luce adesso non fa più lo stesso effetto, allora gli viene un’idea, va verso l’ingresso di casa dove è posizionato l’interruttore generale e di proposito lo spenge. Ora la casa è di nuovo al buio…


IL TEMPO
di Maria Giulia Lagrimino, classe 2E
Racconto vincitore per le Classi Seconde Scuola Media di Baschi.
Parola-scintilla: Luce

Nel mondo esistono persone più luminose di altre e queste persone sono coloro che guidano gli altri. Le persone luminose avanzano nelle tenebre e le povere ombre vengono eliminate da esse e lasciate indietro. Le persone luminose vengono preferite alle ombre e sono elogiate mentre le ombre sono temute. Una di queste ultime, anche se non intelligente come le persone luminose, aveva una creatività che le spiazzava fino a generare in loro invidia e ad arrivare a spaventarle. Quest’ombra era sempre sola, passava il tempo disegnando e scrivendo qualcosa che solo essa era in grado di capire fino a quando una luce non si interessò a lei. La luce era gentile, non pretendeva nulla da lei e capiva tutto quello che aveva passato. L’ombra, però, che era sempre stata sola non sapeva cosa farne di tutto quell’affetto e non riuscì più a starne senza. Iniziò a guardare la luce di nascosto, a seguirla ovunque e ad appuntarsi tutte le parole che la luce le diceva. Poi un giorno vide la luce con un’altra e l’ombra rimase distrutta. L’unica che fosse mai stata gentile con lei l’aveva abbandonata. Così la luce raggiunse la povera ombra e anche lei venne eliminata. È incredibile come si noti qualcosa che non si può vedere. Un campo di fiori con il nome dell’ombra scritto su una lapide, ed ora è troppo tardi per preoccuparsi per lei.

ARCHIVIO
"Ogni parola è una storia", quarta edizione - 1 

 

Nota della Redazione: Orvietonews, giornale online registrato presso il Tribunale di Orvieto (TR) nr. 94 del 14/12/2000, non è una bacheca pubblica. Pur mantenendo fede alla disponibilità e allo spirito di servizio che ci ha sempre contraddistinto risultando di gran lunga l’organo di informazione più seguito e letto del nostro territorio, la pubblicazione di comunicati politici, note stampa e altri contributi inviati alla redazione avviene a discrezione della direzione, che si riserva il diritto di selezionare e modificare i contenuti in base a criteri giornalistici e di rilevanza per i lettori.