cultura

"Ogni parola è una storia", quarta edizione

mercoledì 18 giugno 2025

Nel 2020 il Dipartimento Verticale dell’Area Umanistica dell'Istituto Comprensivo Orvieto-Baschi ha avuto la bella pensata di incoraggiare la scrittura creativa dei propri alunni attraverso un concorso letterario che privilegiasse il racconto di fiction, troppo spesso il convitato di pietra della didattica scolastica. Come nelle precedenti edizioni, abbiamo dato alle classi che hanno aderito all’iniziativa una parola-scintilla, diversa per ogni annualità, con il compito di fare da detonatore, diciamo così, dell’immaginazione dei nostri ragazzi.

Anche quest’anno il concorso, denominato “Ogni parola è una storia”, ha destato interesse e partecipazione, con molte insegnanti e docenti che hanno aderito con le loro classi. Il concorso è rivolto in primo luogo alle classi quarte e quinte della Primaria e a tutte quelle della Scuola Secondaria di Primo Grado, ma hanno aderito anche le Scuole dell’Infanzia attraverso cartelloni coloratissimi e immaginifici.

I racconti sono stati scritti interamente in presenza, in classe (l’Intelligenza Artificiale sarebbe stata una tentazione troppo forte…), in un’unica sessione e in un tempo che, a seconda dell’ordine scolastico, variava tra le due e le tre ore. Anche quest’anno si rinnova la felice collaborazione con Orvietonews.it che fin dalla prima edizione ci ha supportato nell’intento di far conoscere a un pubblico più ampio la bellezza e l’intensità dei racconti risultati vincitori del nostro Concorso.

Sì, perché il risultato, a nostro modo di vedere, è stato ancora una volta di grande livello: nei racconti che andrete a leggere in queste puntate troverete non solo emozioni, pensieri, gioie e tormenti di un’età bella quanto difficile, ma anche personali visioni del mondo, sguardi originali sulla realtà, e tocchi di autentico stile. Le parole-scintilla assegnate in questa quarta edizione sono state le seguenti:
- Infanzia (lavoro figurativo): Ali
- Primaria classi 4e: Pazienza
- Primaria classi 5e: Attesa
- Media classi 1e: Segreto
- Media classi 2e: Luce
- Media classi 3e: Specchio

Dalle centinaia di racconti scritti, sono stati selezionati innanzitutto i vincitori di classe (da cui verranno a breve prodotti dei podcast pubblicati sul nostro sito https://paroleallariasignorellinew.blogspot.com) e poi, tra essi, i vincitori di annualità (quelli che andremo a pubblicare qui), plesso per plesso, a cui sono andati in premio dei libri, dei biglietti del cinema e, per le classi terze, dei biglietti per la prossima stagione teatrale. Un ulteriore premio è stato un abbonamento annuale alle riviste Focus Junior (per la Primaria) e Internazionale Kidz (per la Scuola Secondaria di Primo Grado, escluse le classi terze).

A questi vincitori si è poi aggiunta una sezione parallela in collaborazione con quattro classi dell'IIIST "Majorana-Maitani" che hanno aderito all’iniziativa: i migliori racconti dei ragazzi della Secondaria Superiore sono infatti stati letti ad alta voce in classe dagli studenti delle classi terze della Secondaria Inferiore, e viceversa. Alla fine gli alunni, dopo una discussione critica collettiva, hanno votato il racconto migliore dei “colleghi”, assegnando un particolare “Premio dei Lettori”, che è stato consegnato mercoledì 4 giugno nel corso di un’iniziativa allIISST "Majorana-Maitani" alla presenza degli studenti coinvolti. 

Una sezione analoga ha coinvolto le classi-ponte della Primaria e della Scuola Secondaria di Primo Grado. Quelli che leggerete in questa serie di puntate sono quindi i racconti che l’hanno spuntata, dalle Primarie alle Superiori: alcuni hanno vinto una concorrenza durissima con quelli di altre sezioni dello stesso plesso, altri sono esponenti di scuole a sezione unica. Ma tanti altri avrebbero meritato la gloria di una pubblicazione, credeteci.

Grazie di cuore quindi a Orvietonews.it per essersi nuovamente reso disponibile alla pubblicazione (due o tre ogni puntata, a seconda della lunghezza, in ordine sparso) di questi piccoli-grandi gioielli usciti dalla creatività dei nostri bambini e dei nostri ragazzi. 

Un grazie enorme, infine, va anche alle “nostre” librerie, da anni presidio di cultura e di senso civico: lode quindi alla Libreria Giunti al Punto (Orvieto), alla Libreria Sovrappensieri (Ciconia) e alla Cartolibreria “Sopra le righe” (Sferracavallo) che ancora una volta hanno accolto con entusiasmo questa nostra iniziativa mettendo a disposizione i libri che hanno costituito un’importante parte del nostro premio.

Un ringraziamento speciale va anche al Cinema Corso di Orvieto, che ha offerto i ingressi omaggio e al Comune di Orvieto per i biglietti per il Teatro Mancinelli. Ora sta a voi, amici lettori di Orvietonews.it, dedicare qualche minuto alla lettura di queste pagine e a inoltrarvi, novelli pollicini, in queste inedite storie. Se vi piaceranno, come crediamo e speriamo, lasciate per favore un segno del vostro apprezzamento: i nostri ragazzi ne saranno entusiasti!

Prof. Andrea Caponeri e Ins. Simona Taddei
Referenti del progetto “Ogni parola è una storia”
Istituto Comprensivo Orvieto-Baschi




UNO SPECCHIO PER AMICO
di Loredana Ciubara, Classe 1S1
Vincitrice delle Classi Prime dell’IIs Majorana-Maitani e del Premio dei Lettori assegnato dalla giuria delle classi terze dell’Ist.Compr. Orvieto-Baschi

Lo specchio della mia camera è un tipo complicato. Non parla, non ride... ma giudica. Sì, giudica eccome! Ogni volta che mi ci metto davanti, mi fissa con quell’aria da “Vediamo cosa hai combinato oggi?” e io mi preparo psicologicamente come se dovessi affrontare un esame di matematica a sorpresa. Il momento peggiore è il risveglio. Apro gli occhi, mi trascino fuori dal letto come uno zombie, vado in bagno e... BAM! Il primo incontro con il nemico: il mio riflesso. Capelli in modalità esplosione nucleare, occhi mezzi chiusi, pigiama con l’unicorno mezzo scolorito e, ovviamente, quel ciuffo ribelle che ha deciso di puntare verso l’alto come se volesse scappare dalla mia testa.“Buongiorno disastro!” mi dice lo specchio, o almeno lo immagino.

E da lì parte la missione impossibile: dominare il ciuffo, sistemare la faccia e sembrare una persona vagamente decente per uscire di casa, tra pettini, elastici, cerchietti e lacca, che in realtà uso solo quando sono disperata. E il ciuffo? Lui resiste come un eroe tragico. Ma io non mollo. Lo specchio, però, non serve solo per i drammi mattutini. A volte lo uso per fare le prove da attrice. Sì, perché, secondo me dentro di me c’è una star di Hollywood che sta solo aspettando il momento giusto per uscire. Provo facce da seria, da arrabbiata, da misteriosa, insomma un po' di tutto. Una volta ho provato a piangere su comando, ma mi è venuto fuori solo uno starnuto.

Però lo specchio quella volta non mi ha mai giudicato, anzi era divertito. Poi ci sono i momenti “fashion show”. Quando provo vestiti nuovi o rovisto nell’armadio della mamma e trovo quegli abiti anni ‘90 che oggi vanno di moda di nuovo. Mi guardo, sfilo e faccio smorfie strane e mi sento una modella almeno fino a quando qualcuno non bussa alla porta del bagno urlando “Quanto ci metti?!”. Lo specchio è anche il mio consigliere segreto. Quando ho un dubbio, quando sono triste o arrabbiata, mi ci metto davanti e ci parlo. Lo so, sembra assurdo, ma mi aiuta. Mi guardo e cerco risposte che, ovviamente, non arrivano, quindi mi arrendo e vado a mangiare biscotti.

Una volta ho pensato anche di decorarlo con lucine e stickers, per renderlo più amichevole, ma poi ho capito che in fondo mi piace così com’è. E’ sincero, non mente mai. Quando sono felice me lo mostra. Quando sono stanca, pure. E quando mi vesto come un clown... beh, mi guarda come dire “Ne sei sicura?”. In fondo lo specchio è come un diario che non scrive, ma riflette. Racconta ogni giorno qualcosa di me anche quando io non me ne accorgo. Cresce con me, cambia con me e anche se a volte mi prende un po’ in giro, so che è dalla mia parte.


LO SPECCHIO DELLE RIFLESSIONI
di Vittoria Basile, classe 3C
Vincitrice delle Classi Terze Scuola Media “L.Signorelli” di Orvieto e del Premio dei Lettori assegnato dalla Giuria degli Studenti delle classi dell’ IIS Majorana-Maitani di Orvieto
Parola-scintilla: Specchio

Marta aveva sempre avuto un rapporto complicato con gli specchi. Fin da bambina, non riusciva a sostenere il proprio sguardo riflesso. Non che ci fosse qualcosa che non andava nel suo aspetto: capelli castani ondulati, occhi verdi e una corporatura minuta. Eppure, ogni volta che si fermava davanti a uno specchio, le sembrava di vedere qualcosa di strano. Un giorno, camminando per il mercatino dell'antiquariato del suo quartiere, si imbatté in uno specchio particolare. Era grande, con una cornice d'argento con motivi floreali. II vetro era pulito, ma pareva leggermente opaco, come se non riflettesse del tutto le immagini. Marta sentì una strana attrazione verso quell'oggetto. "È uno specchio speciale", le disse il venditore, un uomo anziano dall'aspetto bizzarro, reso ancor più particolare da un vecchio cappello di paglia sgualcito. "Riflette più di ciò che si vede".

Marta rise nervosamente: "Che significa?". "Alcuni vedono la loro vera essenza, altri vedono ciò che vogliono essere. Ma attenzione, se guardi troppo a lungo il tuo riflesso nello specchio, può cambiare il modo in cui ti vedi". Marta si sentì strana, ma incuriosita. Dopo una breve contrattazione, comprò lo specchio e lo portò a casa. Decise di metterlo nella camera da letto, accanto alla finestra, dove la luce del sole lo avrebbe illuminato durante il giorno e quella della luna di notte. Quella sera, prima di andare a dormire, si fermò davanti allo specchio per osservarsi. All'inizio, vide solo il suo volto stanco e i capelli disordinati.

Ma poi qualcosa cambiò. Il riflesso cominciò a svanire, e al suo posto apparve un'immagine diversa: era ancora lei, ma con un'aria più sicura, come se fosse diventata la versione migliore di se stessa. "È così che vorrei essere", pensò Marta, sentendo una fitta al petto. Nei giorni seguenti lo specchio sembrava esercitare un fascino crescente su di lei. Ogni volta che si fermava a osservarsi vedeva una versione distorta di sé: a volte più forte, a volte più fragile e a volte irriconoscibile.

Una sera, dopo una lunga giornata di lavoro, lo specchio le mostrò un'immagine inquietante: il suo volto apparve duro come la pietra e i suoi occhi privi di emozione. "Non sono io", sussurrò Marta spaventata. Il riflesso rimase immobile. Da quel momento Marta cominciò a temere lo specchio, ma non riusciva a smettere di guardarlo. Sentiva come se il suo riflesso contenesse risposte a domande che Marta non osava fare.

Una notte, decise di affrontare il mistero, una volta per tutte. Si sedette davanti allo specchio con una candela accesa e fissò la sua immagine senza distogliere lo sguardo. Lentamente, il suo riflesso cambiò ancora. Questa volta, però, non vide una versione idealizzata di sé, o spaventosa. Vide il suo passato. Vide se stessa da bambina su un'altalena con il viso pieno di lacrime. Ricordò quel giorno: aveva appena scoperto che i suoi genitori stavano divorziando. Poi l'immagine cambiò di nuovo. Vide l'adolescente insicura che evita gli specchi per paura di ciò che poteva vedere. Vide gli anni trascorsi, cercando di essere accettata, spesso a scapito di ciò che realmente desiderava. Le lacrime cominciarono a scenderle lungo le guance. 

“Perché mi stai mostrando tutto questo?". Come se lo specchio potesse rispondere. Anche se in un certo modo lo fece. Le parole le attraversarono la niente come un sussurro: "Perché non puoi essere libera finché non accetti ciò che sei stata, chi sei e chi diventerai". Marta si rese conto che il problema non era lo specchio, ma il modo di vedersi. Aveva sempre cercato di rifuggire la propria immagine, cercando di trovare qualcosa di migliore. Ma la verità era che solo accettando se stessa poteva davvero cambiare. La mattina seguente, si alzò e si vide allo specchio, ma non cercò di vedere una versione migliore e non le apparvero neanche immagini inquietanti. Vide se stessa con qualche difetto, imperfezioni e potenzialità. E in quello specchio, che per tanti anni le aveva fatto paura, trovò la verità più grande: il modo in cui ci vediamo è il primo passo per diventare ciò che vogliamo essere.


AL SUPERMERCATO
Di Cristian Lisei, classe 3E
Racconto vincitore per le Classi Terze Scuola Media di Baschi
Parola-scintilla: Specchio

Questa storia inizia nel grande parcheggio deserto del Walmart a Siloam Springs in Arkansas.
Piove, fa freddo e mia mamma posteggia malamente la macchina in uno dei tanti posti liberi vicini all’ingresso.
Ci dirigiamo dentro, dopo aver recuperato un carrello gigante.
… perché qui è tutto mostruosamente gigante …
Mia madre è super concentrata e inizia a percorrere le corsie affiancate da scaffalature piene di prodotti di tutti i tipi.
Ogni tanto afferra una scatola, la gira e la rigira, più e più volte; qualche volta la rimette a posto, qualche volta la butta nel carrello.
Io mi sto annoiando, mia mamma si accorge e mi dice:
“Emily, vatti a fare un giro! Il reparto numero 7, quello dei dolci, è stato appena rifornito di leccornie per Halloween”.
Io non me lo faccio dire due volte e corro là.
La visione di tutto quello zucchero concentrato in quei meravigliosi dolci dalle forme più strampalate mi fa sentire al settimo cielo. Corro su e giù almeno mille volte …
In fondo agli scaffali, attaccato alla parete, vedo uno specchio incredibilmente grande, che riflettendo le scaffalature le fa sembrare senza fine.
Di corsa mi dirigo alla fine degli scaffali verso lo specchio, mi attira.
Cerco il mio riflesso.
Lo fisso ma non mi trovo.
È strano.
Per curiosità avvicino la mia mano allo specchio, sicura di toccare una superficie liscia, dura, fredda.
Ma al contrario sento che la mia mano ci passa attraverso, sembra una specie di parete liquida, una parete di burro.
Com’è possibile?
Il mio braccio è bloccato all’interno dello specchio, non lo vedo più, provo a far leva ma entra anche l’altro e … in un attimo lo specchio mi ingoia.
All’improvviso silenzio.
Tutti i suoni del supermercato si interrompono.
Dove sono?
Apro gli occhi e mi guardo intorno … sono in un nulla colorato di bianco.
Sono in un cubo.
Cinque pareti candide e lo specchio.
Inizio a correre per la “stanza”, cerco un’uscita.
Niente.
Provo a forzare lo specchio. Prima piano, poi disperatamente, con calci e pugni.
Mi inginocchio davanti allo specchio disperata, piango.
Alzo la testa, guardo “fuori”. Da questa parte lo specchio è un vetro trasparente.
Vedo ME accanto a mia mamma e il carrello è stracolmo.
Mi volto ma, nel “cubo”, mia mamma non c’è e non c’è neppure il carrello.
La stanza è vuota.
Guardo meglio attraverso lo specchio, Emily si avvicina.
È in piedi, come me, mi osserva con un’espressione soddisfatta e perfida.
Piega la testa e mi sorride con una smorfia sinistra e beffarda.
Pronuncia tre parole:
“Finalmente sono libera”.
E si allontana con la mia mamma.

… continua.

 

 

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