cultura

"Ogni parola è una storia", quarta edizione - 3

sabato 28 giugno 2025

L'AVVENTURA DI JACKIE
di Mariasole Prosperini, classe IVA
Vincitrice di annualità classi quarte, Scuola Primaria “Erminia Frezzolini”
Parola Scintilla: Pazienza

Più di 5000 anni fa esisteva un mondo di fate, streghe, sirene, principesse e soprattutto viveva l'animale più bello di sempre: l'unicorno. Gli unicorni erano creature così rare che sei guardie impedivano alle dieci draghesse, creature pericolosissime, di avvicinarsi a loro. Un brutto giorno però una draghessa uccise tutte le sentinelle e le divise in sei sentimenti: rabbia, gioia, tristezza, sorpresa, invidia e pazienza. 

Adesso, solo io, Jackie la maga, potevo risolvere la situazione e così iniziai la mia avventura. Una delle prime prove che affrontai fu passare per il sentiero delle fate, dove  scoprii una cosa brutale: tutte le fate erano state rapite, però trovai la gioia. Invocai così la prima guardia che fece riapparire le creature magiche. In seguito attraversai il mare corallino dove trovai una grande difficoltà: un'ostrica gigante aveva in bocca la tristezza. 

Ci misi due ore e mezzo per sconfiggere il mollusco, ma alla fine riuscii a invocare anche la tristezza. Invece l'invidia, la sorpresa e la rabbia le trovai semplicemente in un prato fiorito. Ora però toccava all'ultimo sentimento: la pazienza. Attraversai il bosco della morte, un posto pieno di fango e alberi secchi. Lì era sempre notte e la luna sempre rossa. Iniziai a scalare la montagna delle faine e per finire salii su un vulcano dove, là in cima, tutte e dieci le draghesse mi aspettavano.

“Jackie ti abbiamo vista” disse una di loro, “sappiamo dove sei”. In effetti sì, mi stavo nascondendo, ma a quel punto mi feci avanti e lottai. Ero stanchissima, ma presi la mia bacchetta e uccisi le dieci draghesse. Infine invocai l'ultima guardia: la pazienza! Ce l'avevo fatta.



MI MANCHI
di Jonathan Santi, classe VB
Vincitore di annualità classi quinte, Scuola Primaria “Erminia Frezzolini” e del Premio dei Lettori assegnato dalla Giuria degli Studenti delle prime classi della scuola secondaria di primo grado “Luca Signorelli” e di Baschi.
Parola Scintilla: Attesa

“Caro papà, mi manchi e spero che tu stia bene. Da quando sei andato in guerra non riesco a pensare ad altro che a te e a cosa stai facendo. Quando ritornerai, non mi separerò da te: staremo sempre insieme.
Tua figlia,
Luce.”

Questa era la sua lettera: la lettera di Luce. Passarono giorni da quando Luce scrisse quella lettera, e furono giorni passati a immaginarsi suo padre senza nemmeno osservare il mondo. Luce non era una bambina pestifera, al contrario: adorava raccogliere papaveri nel campo di suo padre e li curava perfettamente, creando nuove composizioni; ma soprattutto adorava visitare Castelluccio di Norcia con la sua vecchia, ma funzionante, bicicletta. Dall'inizio della guerra, però, Luce cambiò e smise di fare tutto questo. Viveva nell'attesa del padre. Si sentiva schiacciata da un peso gigante: la sua voglia di vivere era diminuita, ma aveva ancora la speranza che il padre rispondesse alla sua lettera. Una notte, Luce si svegliò per bere un bicchiere d'acqua e rimase scioccata da ciò che vide: sua madre stava strappando la sua lettera!

“Come hai potuto!” gridò.
“Tesoro, non è come sembra…”
“Ti odio! Vergognati!” aggiunse Luce, piangendo.

Da quella notte, la bambina pensò che non ci fosse più possibilità di ricevere una risposta dal padre.
I giorni e le settimane passavano e Luce si chiudeva sempre di più in sé stessa, incapace di sorridere o di alzarsi dal divano. 

Passarono due mesi, e un giorno si sentì suonare alla porta: era il postino con una cartolina per Luce.
La aprì con ansia e lesse una cosa sconvolgente: il padre era in gravi condizioni e non si sapeva se sarebbe sopravvissuto.
Triste, morta dentro e senza niente che le potesse sollevare il morale: era così che si sentiva.
Gelato e divano erano le uniche cose che la consolavano. Sette mesi dopo suonarono il campanello, lo stesso suono del giorno in cui aveva ricevuto la cartolina. Era il comandante in persona: aveva in mano una cartolina.

“Leggi” disse, con aria ansiosa, a Luce.

La ragazza la aprì e, non appena cominciò a leggere, lacrime cominciarono a cadere come pioggia sul suo volto.

“Cara figliola,
in questi anni di guerra non hai fatto che pensare a me senza goderti il mondo e divertirti. Così io, Giovanni Bandini, prima di morire ti scrivo solo una cosa: goditi la vita, Luce mia, goditi la vita e realizza i tuoi sogni!”.

 


COS'È LA PAZIENZA?

di Ares Gabriel Trandafir, classe IV  
Vincitore di annualità per la classe quarta, Scuola Primaria di Baschi
Parola Scintilla: Pazienza

Non molto tempo fa in un paesino dell’Umbria viveva un bambino che ogni sera aveva l’abitudine di affacciarsi dal terrazzo della sua camera per guardare le costellazioni. Era un bambino molto agitato, irrequieto, tanto che i suoi amici lo chiamavano “smania”. Era, però, anche un bambino curioso e spontaneo. Anche a scuola le sue maestre lo sgridavano sempre perché non stava mai fermo e non aveva mai pazienza. Una sera, mentre guardava il cielo stellato, fra sé e sé si chiese: “Che sarà mai la pazienza? Cosa vorrà dire essere una persona calma?”. E provò anche a darsi delle soluzioni: “Sarà una virtù dei forti? La pazienza è un’alternativa? Una nostra capacità?”. Tutte queste domande gli giravano per la testa e doveva trovare le corrispondenti risposte. Si chiese ancora: “La mia mente sarà capace di dare valore al tempo? Di dare modo alle cose di poter accadere liberamente, aspettando?”. Troppe, troppe domande affollavano i suoi pensieri e cercò di essere calmo per trovare soluzioni creative. Non aveva nessuno con cui condividere tutti i suoi dubbi, ma cercò comunque di rispondere: “Credo che la pazienza sia dare tempo alle cose senza essere precipitoso. Aspettare quel giorno, domani, quel Natale, quel regalo; avere un atteggiamento distaccato. La pazienza mi permette di prendere decisioni corrette, anche se i risultati non sono immediatamente visibili. Sarebbe bello poter raggiungere questo potere. Diventare una persona calma e che può ragionare e prendere decisioni senza fretta. Riuscire a comandare la mia mente e imparare che la pazienza e la calma mi aiutano ad essere una persona molto più equilibrata”. Improvvisamente la mamma entrò nella sua camera e gli disse: “Con chi stavi parlando, chi c’era qui con te?”. “Mamma…nessuno! Parlavo solo con la mia stella e le chiedevo consiglio. Dovevo chiarirmi le idee". "E’ ora di andare a dormire” replicò la mamma. Mentre entrava nel suo letto quel bambino così agitato, sperò di svegliarsi il mattino dopo, più calmo e più….paziente!


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