Un tratto su una superficie argillosa, resa di uno spessore tale da essere calpestabile e posta al coperto. Pochi metri da percorrere camminando con le proprie calzature, facendo sì che impronte, femminili e maschili, possano lasciare la forma del loro incedere, traccia del loro passaggio. Come tessere di un mosaico, dove le parti-frammento, poi separate, saranno donate a donne e uomini che hanno liberamente scelto di farsi testimoni di un loro intervento, diretto e tangibile.
Simbolico, come l'arte. Autentico, come il messaggio che porta con sé. Molteplici i passi segnati lunedì 25 novembre in occasione della Giornata Internazionale per l'Eliminazione della Violenza contro le Donne lungo "La Strada d'Argilla per Oggi e per Domani". Questo il titolo dell'installazione che, come annunciato, ha trovato posto all'ombra del Duomo, nel giardino d'arte della Bottega Tiberi Arte e Storie di Terra, al civico 14 di Via de' Magoni, conosciuta anche come Via degli Artigiani.

Un'opera-luogo estesa di 5 x 1,20 metri costruita come un sentiero di terra delimitato con delle canne di bambù legate fra loro a formare tre file dove sono posti dei ciottoli di argilla fresca. "Su questo viottolo – suggerisce l'ideatore, Michele Golia – si crea la performance partecipata del pubblico che può camminare sopra queste piastre di argilla fresca, così da lasciare le impronte del proprio passaggio. L'idea è pensata come lavoro di gruppo e come un invito a collaborare.
Per intraprendere una modalità di comunicazione e dialogo tra i generi, sotto forma di performance, con musica, letture, parole, gesti e movimenti. È un pensiero corale per ampliare e chiarire i significati dello stare assieme come comunità affinché questo lavoro collettivo, possa portare ad una riflessione più ampia e partecipata possibile". L'opera è promossa nell'ambito del progetto "Scarpette Rosse in Ceramica" partito nel 2017 da Oristano, una delle 40 città di AiCC.

Ovvero l'Associazione Italiana Città della Ceramica, con sede a Faenza, della quale fa parte anche Orvieto. Insieme, per un coinvolgimento creativo su un tema drammaticamente attuale così da sensibilizzare sempre di più le persone contro la violenza. Alcuni ceramisti orvietani hanno voluto aderire al progetto adottando un'idea condivisa che lavora sul concetto di impronta e dell'incedere di un passo umano, come segno tangibile di rispetto della donna e della sua esistenza serena.
Se le scarpe rosse, insieme alle panchine, sono state promosse a simbolo del sacrilegio compiuto con lo stesso colore che ha macchiato e interrotto la vita delle vittime, le impronte implicano un cammino diverso da compiere. A lasciare la sua, in occasione dell'inaugurazione dell'opera, anche il presidente nazionale dell'Associazione Italiana Città della Ceramica, Massimo Isola, che non ha mancato di sottolineare l'alto valore simbolico, non solo artistico, di un simile impegno.

"Un omaggio all'autodeterminazione femminile" lo ha definito. E poi i passi di ceramiste e ceramisti convenuti al sentiero d'argilla che hanno lasciato e firmato una parte di questo cammino con le loro impronte su una strada – fuor di metafora, tutta in salita ma necessariamente percorribile – che, in un secondo momento, sarà scomposta e trasformata in terracotta. L'ambizione è quella di esporla al Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza.

Nel pomeriggio, intanto, altri passi sono stati accompagnati dall'intervento musicale di Francesca Compagnucci ed Annette Kuch Hornstein e dalla lettura di tre poesie da parte di una rappresentanza della Sezione di Orvieto della Fidapa Bpw Italy. Idealmente dedicato a Cinzia Carletti e Rosalba Politi, il passaggio dei nasi rossi delle associazioni "Il Filo di Eloisa" e "L'Albero di Antonia". Un altro momento insieme alle socie della Fidapa Bpw Italy sarà quello di giovedì 28 novembre alle 16 nella Sala Pieri del Palazzo Episcopale per l'iniziativa "Ridammi il rosa, non tingermi di rosso" che si concluderà nel giardino.

Tutte azioni, queste, volte a "fissare dei racconti per esortare i partecipanti alla consapevolezza sullo stato degli avvenimenti tragici, che ancora purtroppo accadono e ai quali si vuole dire basta con convinzione, lontano da ogni retorica". Per riflettere ed accorgersi della presenza, piuttosto che dell'assenza, cristallizzata come una traccia indelebile, che da temporanea, rimarrà presente alla vista dei visitatori fino a sabato 30 novembre, dalle 11 alle 19.

"Un ringraziamento particolare – concludono i promotori – va ad Alessandra Cannistrà, a Paola Casta della Segreteria di AiCC di Faenza e ancora alla famiglia Bernasconi dell'omonima Fornace di Castel Viscardo per la fornitura dell'argilla necessaria all'opera, Alessandro Salvi per il suo personale aiuto, le ceramiste Anna Laura Cosenza e Rosaria Vagnarelli per il sostegno collaborativo al progetto".
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