"Osservazioni delle rovine". Conferenza Rotary in Duomo con Francesco Scoppola

"In disparte ma senza timore, Luca Signorelli e Beato Angelico osservano i disastri dell'umanità. Non sono forse anche quelle rovine provocate dalla consequenzialità di azioni?". Sfugge a una lettura superficiale del visibile ma lo espone a molteplici interpretazioni storico-filosofiche, che aiutano a rendere fruibile il messaggio dell'arte, l'osservazione della Cappella di San Brizio.
Tappa obbligata, visto il contesto, del ragionamento che rimarca la naturale non ovvia tensione verso il bene, la capacità di fare rinunce per il bene. A dipanarlo, venerdì 22 aprile nella dirimpettaia Cappella del Corporale del Duomo, l'architetto Francesco Scoppola, direttore generale Belle Arti e Paesaggio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.
A lui è affidato l'annunciato incontro, il terzo dopo quello tenuto dal vescovo Benedetto Tuzia e quello di Lucio Ricetti, del ciclo di conferenze sul tema "Eucarestia. Sacramento di misericordia, dono di bellezza e d'arte" promosso dal Rotary Club di Orvieto presieduto da Luca Mordini, d'intesa con l'Opera del Duomo e la Diocesi di Orvieto-Todi nell'Anno Santo della Misericordia, nella città del Corpus Domini.
Sul tavolo, le "Osservazioni delle rovine". "Il tema scelto – premette il relatore – nasce dalla constatazione del serrato susseguirsi di giubilei che interessano Orvieto. Anche etimologicamente, il concetto di misericordia, ci spinge a chiederci per quale ragione siamo costantemente rivolti al bene e fuggiamo da quello che crediamo essere il male perché ci turba o ci lascia interdetti. Per dirla con Borromini, per vedere se da ogni male, si possa ricavare qualche bene.
Siamo immersi in una realtà che ci appare caotica. I nostri precedessori avevano ben chiara la differenza tra volontà e voglia. La conosceva Ulisse, incatenato alla nave. La conosceva Alfieri, che arriva a farsi legare alla sedia. In questa battaglia interiore, l'arte è di grande soccorso, una della tante vie attraverso le quali ci si può accorgere che le stesse cose hanno diverso significato. Se l'arte ci avvicina a questa consapevolezza, ancora di più lo fa l'arte del costruire.
Il saper fare di conto è metodo antico, ma il calcolo delle strutture, l'attitudine ad architettare fino a dodici generazioni fa procedeva per errori e fallimenti. Si costruiva sì, ma costatando la frequenza dei crolli. L'osservazione delle rovine, allora, non è una deriva romantica, né amara osservazione. Piuttosto straordinaria occasione di curiosità, contemplazione delle rovine, legato a divinità come Conso e Ops Consiva".
"Siamo di fronte – ha aggiunto monsignor Benedetto Tuzia, che del Rotary è socio onorario – a un mistero che trasuda bellezza. L'originalità del ragionamento sta in assemblaggi che altrimenti non riescono. Gli eretici di ieri, in un certo senso, sono i santi di oggi. La grandezza dell'Eterno è seminato nell'oggi e quel domani è già oggi. Viviamo nel futuro, le rovine non sono nulle ma qualcosa che resta. Le ferite non svaniscono, ma sono portatrici di salvezza".

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