cultura

Lucio Riccetti illustra "Gli affreschi della Cappella del Corporale: una rete di immagini"

mercoledì 27 gennaio 2016
di Davide Pompei
Lucio Riccetti illustra "Gli affreschi della Cappella del Corporale: una rete di immagini"

Sei pareti, infinite storie. Quelle dell'eremita Nicola. Ma anche del celebre incontro sul Ponte di Rio Chiaro, fino al miracolo dell'anacoreta dubbioso. Volte di cherubini e lunette stellate. Melchisedech che offre il pane ad Abramo, l'allegoria ispirata all'Apocalisse. Tutt'intorno al Tabernacolo dell'Orcagna, c'è un complesso pittorico di idee ed evocazioni che ancora parla, interroga, affascina. Ne ha suggerito una lettura, venerdì 22 gennaio, nella Cappella del Corporale, intorno a quel Duomo che tutto ispira, Lucio Riccetti, membro dell'Associazione "Orvieto Città del Corpus Domini", nell'ambito del ciclo di conferenze promosso dal Rotary Club di Orvieto per l'Anno Santo della Misericordia che ha per tema "Eucarestia. Sacramento della misericordia, dono di bellezza e d'arte".

"Gli affreschi della Cappella del Corporale: una rete di immagini" è stato, invece, il titolo intorno al quale si è dipanato il ragionamento dedicato a quello che alcuni studiosi francesi hanno definito come "il più esteso complesso teologico sull'Eucarestia". Dalla lettura tutt'altro che semplice e soprattutto univoca. "Sotto ogni pannello – ha osservato Riccetti – sono presenti didascalie che costituiscono un riferimento per la rete di immagini, ma anche un inserimento accessorrio alla scena rappresentata. La capacità di vedere nella facciata una Bibbia dei laici viene meno all'interno. Nel Medioevo, il Duomo non era così aperto come lo è ora, diviso come era in spazi per laici e per il presbiterio.

Le immagini, allora, anche in presenza di didascalie possono rivelarsi un rebus da interpretare. E in assenza di testi di riferimento che certifichino, è possibile solo teorizzare su ciò che è visibile. A partire dalla catechesi del mistero eucaristico offerto dalla contro-facciata della Cappella, realizzata tra il 1350 e il 1356. Il ciclo degli affreschi che reca la firma di Ugolino di Prete Ilario si conclude circa cento anni dopo la Bolla Transiturs. E il tema della transustanziazione – difficilmente percepibile – ricorre, fosse 'solo' nel rapporto instaurato tra l'Eucarestia e la perfezione dell'uomo di fede che non ha bisogno di miracoli per credere.

È una proposta di lettura parziale che non tiene conto dello spazio, ma gli affreschi invitano anche a un superamento del formale verso una tridimensionalità, svelata da due chierici, in alto a sinistra, che si affacciano da una tenda e, incrociando lo sguardo di chi osserva, stabiliscono un'interazione. Quello che percepiamo come è reale, non è così. Non è solo così. C'è qualcosa che va oltre l'immagine. Per dirla con Bernardino da Siena: 'L'eternità viene nel tempo, l'immensità nella misura, il creatore nella creatura, l'infigurabile nella figura, l'inenarrabile nel discorso, l'inesplicabile nella parola, l'incircoscrivibile nel luogo, l'invisibile nella visione'. Il versetto 11 del Salmo 45, invece, recita: 'Fermatevi! Sappiate che io sono Dio, eccelso tra le genti, eccelso sulla terra'. Ecco, ciò che dice la Cappella del Corporale è esattamente questo".