"La chiesa di San Giovenale in Orvieto" diventa guida per rileggere il monumento

Meno di un anno fa era ancora un cantiere. Oggi è stata restituita al culto ed offre anche ospitalità ad iniziative culturali. L'ultima, in ordine di tempo, quella che l'ha vista protagonista sabato 7 febbraio in occasione dell'annunciata presentazione de "La chiesa di San Giovenale in Orvieto. Un percorso tra arte e fede". È indirizzata agli orvietani che desiderano riscoprire, oltre che ai turisti che vi si accostano per la prima volta, la nuova guida portata sugli scaffali di edicole e librerie da Itaca Edizioni, sul finire di quel 2014, salutato come l'anno della rinascita per l'antica chiesa romanica.
In quasi 100 pagine, il libro in distribuzione dall'antivigilia di Natale e reperibile anche all'interno della chiesa stessa alla cifra simbolica di 10 euro – i proventi sono devoluti alla conservazione dell'edificio restaurato – propone una nuova lettura del monumento da diverse prospettive. Filo conduttore, l'immagine ritrovata. L'invito alla contemplazione della sua bellezza si ritrova nelle parole di monsignor Benedetto Tuzia, con cui si apre il libro.
"A nome del vescovo – ha detto don Stefano Puri, suo vicario – ringrazio tutti coloro che hanno curato la realizzazione di un volume che mette in rilievo il candore di questa chiesa. L'invito è a riscoprire la bellezza diffusa ad Orvieto, dove non esiste solo un capolavoro come il Duomo. Riappropriamocene. Ritroviamo nella grazia del passato un riscatto a tutto quel brutto che produciamo oggi. E portiamolo con noi, come esperienza".
Alla presentazione moderata da Arianna Lazzeri, in rappresentanza della comunità di San Giovenale, hanno preso parte tra gli altri il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto Vincenzo Fumi e il presidente dell'Opera del Duomo Francesco Venturi. A tessere le lodi della pubblicazione, muovendo anche qualche appunto, Elvio Lunghi, docente di Storia dell'Arte Medievale presso l'Università per Stranieri di Perugia, autore di numerose pubblicazioni sull'arte umbra e curatore della voce "Orvieto" sull'Enciclopedia dell'Arte Medievale Treccani.
"Si tratta – ha sottolineato – di un volumetto agevole e funzionale nel suo formato allungato, che consente di essere portato in tasca, e nel testo divulgativo, che descrive e aggiorna un libro stampato cinquant'anni prima, a seguito dei restauri effettuati dalle Soprintendenze ai Beni Artistici e Architettonici dell'Umbria che hanno riguardato gran parte degli affreschi. Di grande utilità, bandelle laterali e pianta della chiesa. Notevole, l'apparato illustrativo che propone molte immagini accattivanti, a partire da quella della copertina. Talvolta frontali, tavolta anagogiche. Proposte, cioè, dal punto di vista di chi dal basso osserva l'alto, tenendo a Dio. Scattate, con la consapevolezza delle diverse luci del giorno.
La fonte d'illuminazione del sole è da leggere in chiave simbolica di Oriente e Occidente, a suggerire un aldilà luminoso non artificiale. Dovessi trovare una critica, avrei citato espressamente i nomi degli autori del restauro guidato da Margherita Romano. A volte privilegiare il passato ci porta a trascurare il presente. L'ambiente umido e oscuro che fino a qualche anno fa quasi non invitava ad entrare ha lasciato il posto però a una brillante accoglienza. Quello che può sembrare un progetto unitario dal punto di vista architettonico è frutto di diverse trasformazioni avvenute tra la fine del XIII e XIV secolo.
Quanto ai testi, ogni saggio offre un punto di vista interessante con un approccio personale, scientifico ma popolare, in grado di parlare a più livelli. È una guida che descrive, ma è anche un invito a pensare per trasformare la rapidità dell'osservazione in oggetto della conteplazione e soggetto della meditazione. Prima ancora che in Duomo, è qui in San Giovenale, oltre che in Sant'Andrea, che si attua la dimensione locale. Nasce, infatti, come chiesa di regola benedettina, poi diventa chiesa funeraria del quartiere. Non viene scomodato Arnolfo Di Cambrio come in San Domenico, ma maestranze locali. Siamo di fronte a un monumento di grande importanza civica. La chiesa acquista una dimensione corale, partecipata dalla comunità. Le immagini devono invitarci a meditare sulla dimensione del sacro nel quotidiano, così come le guide non devono essere scritte solo per addetti ai lavori".
Suggestioni e spunti "non solo per una visita mossa dalla curiosità storica del turista, ma anche per una dimensione più umana e spiriturale di chi è residente" si ritrovano nei saggi di Raffaele Davanzo ("Un percorso tra spazi e scelte architettoniche medievali"), Corrado Fratini ("La decorazione pittorica"), Sara Cavatorti ("Sculture e materiali lapidei"), Lorenzo Principi ("La statua di Sant'Antonio di Padova"), Alessandra Cannistrà ("Capolavori provenienti dalla chiesa di San Giovenale"), Serena Ubaldini ("Per una lettura tra arte, lettatura e fede"). Firma i cenni introduttivi, Ferruccio Della Fina, curatore del volume e autore delle foto, insieme a Giuliano Censi. La guida è dedicata a don Enrico Bartoccini "per il suo impegno a favore della chiesa di San Giovenale e la sua opera per la comunità parrocchiale".
"Nel percorso di recupero – ha detto, in conclusione, Della Fina – si è proceduto per tappe forzate per consentire una prima riapertura della chiesa il 12 giugno, in occasione della festività di Sant'Antonio di Padova, poi il 13 settembre con la messa celebrata dal vescovo, il 17 ottobre con la presentazione dei lavori di restauro, in virtù dei quali anche lo spazio architettonico risulta diverso. Abbiamo mantenuto l'impegno di pubblicare entro dicembre una guida aggiornata. San Giovenale è la testimonianza appartata che precede la grandezza di costruzioni come il Duomo, traduce la religiosità nello spazio, come in un libro aperto da leggere per cogliere insieme i preziosi significati".

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