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Orto medievale di San Giovenale, allo studio le esigenze del progetto

mercoledì 3 giugno 2015
di Davide Pompei
Orto medievale di San Giovenale, allo studio le esigenze del progetto

Lo spazio verde che è, l'orto medievale che sarà. Prende forma il progetto che interessa l'area situata all'estremità della Rupe, a ridosso dell'antica Chiesa di San Giovenale. In oltre 3500 – tanti sono stati i voti espressi a sostegno della candidatura a luogo del cuore Fai – hanno dimostrato interesse. "Il riuso di un’area verde urbana a Orvieto: l'orto medievale di San Giovenale" è stato anche il tema affrontato venerdì 22 maggio all'Auditorium di Palazzo Coelli, sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto.

L'ultimo incontro calendarizzato per quest'anno accademico dall'Istituto Storico Artistico Orvietano è confluito nel cartellone di "Orvieto in Fiore", l'evento organizzato dall'associazione "Comitato Cittadino dei Quartieri" promotore della candidatura. La collaborazione con il Gruppo Fai Orvieto si è concretizzata in occasione della terza edizione anche con l'apertura straordinaria di alcuni giardini, sul modello di quanto già avviene in occasione delle Giornate Fai di Primavera.

Oltre che al Giardino dei Lettori della Nuova Biblioteca Pubblica "Luigi Fumi" impreziosito dal microcosmo ceramico di Marino Moretti, le porte si sono aperte così in Via Sant'Angelo e Via Ranieri. Rispettivamente per il Giardino Barlozzetti, nella cosiddetta zona del Vignarco, e per il Giardino Guerrieri, nel cuore della Cava, tra due livelli di rupi interne. Due oasi di pace private che accendono il sogno di creare un vero e proprio Circuito di Giardini Segreti.

"L'argomento – ha sottolineato il presidente dell'Isao Alberto Satolliè connaturato con l'urbanistica della città e i suoi spazi verdi liberi. La vigna grande era un luogo ideale per vivere così come giardini e orti ricchi di essenze di diverso tipo. Dovrà essere così anche l'orto di San Giovenale, punto estremo che guarda verso nord". "Con i voti raggiunti fin qui – ha aggiunto Alessandra Cannistrà, capogruppo FAI – è possibile accedere al bando del Fai. Si tratta di un primo nucleo di finanziamento, ma si sta anche valutando la possibilità di dare vita a iniziative di fundraising per restituire a quell'area di proprietà comunale dignità e attenzione naturalistica".

In questo senso, il consiglio comunale ha già dato parere positivo. Nel merito del progetto, è entrato Aldo Ranfa, docente di Botanica Ambientale Applicata presso il Dipartimento di Ingegneria Civile ed Ambientale dell'Università degli Studi di Perugia, autore della ricostruzione di un orto medievale in ambito monastico – nello specifico, il monastero di San Pietro, sede della Facoltà di Agraria – e consulente consulente del Fai per la realizzazione di quello di Orvieto.

"Conservare piante del medioevo in un'area verde chiusa – ha spiegato – sarebbe impensabile. Quello realizzato a Perugia in occasione del centenario della facoltà è un adattamento. Le linee guida per la progettazione, l'allestimento e la gestione di un orto urbano devono tener conto di simbologie e credenze del tempo. L'essenza del giardino medievale è racchiusa in due metafore.

Quella di hortus conclusus o giardino segreto, cioè spazio verde di piccole dimensioni situato all'interno di monasteri e conventi, dove l'arte dei giardini, di derivazione greca e persiana, viene preservata e la Chiesa lo sceglie come simbolo. E quella di hortus deliciarum o Giardino delle delizie o Giardino paradisiaco, inteso luogo fantastico e allegorico tra realtà e fantasia – prediletto da principi, artisti e poeti perché fonte di piaceri – , dove spesso i simboli della cristianità vengono convertiti in metafore del piacere".

Le esigenze per un orto medievale ad Orvieto passano dalla fase progettuale – comprensiva di studio archivistico e bibliografico, analisi floristica e vegetazionale – a quelle di realizzazione e gestione. "Quelle che la maggior parte delle persone – ha proseguito Ranfa – definisce piante infestanti, per i botanici come me in realtà non esistono. Ad un primo rilievo visivo alcune di queste sono presenti, così come è presente un boschetto che andrà misurato ed armonizzato con gli spazi circostanti per farne un 'boschetto sacro' posizionato bene, tenendo conto della visuale sulla vallata che di per sé costituisce già un belvedere. Era così già nel XVI secolo o forse anche prima, essendo stata scelta quell'area dalla Chiesa come luogo per un giardino. Dovranno sicuramente essere valorizzate le grotte.

Per qualsiasi orto medievale è importante l'acqua. Occorre tenere presente se e quanta è a disposizione, se è prevista la raccolta piovana con vasche e fontane ma anche un sistema d'irrigazione limitando le infiltrazioni nella rupe di tufo. Sarà opportuno creare collegamento con orti botanici come quello di Padova. Per quanto riguarda le simbologie, la letteratura offre molti spunti anche se non ci sono certezze. L'albero del bene e del male potrà essere quello di fichi, presente anche sulla facciata del Duomo. Pur attenendosi alla cristianità l'impiego di erbe considerate magiche potrà essere al centro di iniziative tematiche.

Da un punto di vista turistico, infatti, la presenza di una simile esperienze attira. Di qui l'importanza di un'area ricettiva e didattica per le scuole, della cartellonistica con nomenclatura meno invadente possibile ma necessaria. Bisognerà prestare attenzione alle barriere architettoniche e all'inserimento di essenze che potrebbero rivelarsi dannose. Individuare uno spazio per la rimessa di attrezzi, concimi e compost. Pensare a una manutenzione che sia ordinaria, continuata e giornaliera, magari in collaborazione con alcune associazioni o privati. Realizzare un orto che si autogestisce dal punto di vista economico".

Su tutte, l'urgenza ora come ora è quella di trovare i fondi così da partire e procedere anche a comparti. Piantare un seme e vederlo germogliare.

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