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Il documento congiunto del Consiglio comunale di Fabro per ricordare i 150 anni dell'Unità d'Italia

giovedì 17 marzo 2011

Questo consiglio comunale si svolge per celebrare i 150 anni dell'Unità d'Italia.
Si è scelto di convocarlo in seduta straordinaria in una sede diversa da quella abituale, per una maggiore vicinanza ai nostri concittadini, permettendo loro di partecipare attivamente a questi festeggiamenti.
Il consiglio comunale, unanimemente, ha concordato di presentarsi ai cittadini con un documento condiviso che resterà agli atti di questo Comune affinché possa trasmettere alle future generazioni i principi fondanti dell'Unità d'Italia ed ai quali anche noi, come attuali rappresentanti delle Istituzioni intendiamo ispirarci.

Tra questi principi abbiamo ritenuto di dover sottolinearne alcuni in particolare.
Libertà, Unità e Democrazia.

Per tutto il XIX secolo, l'Italia vide crescere nel suo territorio il desiderio di libertà: libertà dal dominio straniero, libertà dai regni scelti senza il volere del popolo, libertà di poter essere artefice del proprio destino. Gli italiani avevano capito che era giunto il momento di rinascere dalle proprie ceneri, quelle ceneri di soprusi e di tirannide in cui per secoli erano vissuti.

"La libertà consiste nell'obbedire alle leggi che ci si è date e la servitù nell'essere costretti a sottomettersi ad una volontà estranea"
(Maximilien de Robespierre)

Frasi come questa avevano aperto gli occhi ai giovani italiani, li avevano svegliati come da un lungo sonno. Sentirono così il bisogno di aria nuova, il bisogno del riconoscimento dei diritti basilari dell'uomo, di avere un governo che fosse fatto dal popolo per il popolo, la necessità di autodeterminarsi.

La Rivoluzione Francese, come anche la Rivoluzione Americana, aveva insegnato a questi giovani italiani che solo attraverso la lotta, attraverso il sangue si sarebbe potuto ottenere un cambiamento, poiché il nemico che si doveva combattere era attaccato al suo ruolo con gli artigli e con le sole parole non si sarebbe ottenuto nulla. I loro padri avevano creduto in Napoleone, in quella ventata di modernità che grazie a lui era spirata per tutta l'Europa, ma quel sogno si era infranto nel 1815 con la sua caduta e tutto era tornato come prima. I giovani avevano, quindi, compreso che la libertà non poteva essere un dono di altri, nessuno può regalare la libertà, questa va conquistata con le proprie forze e solo in questo modo avrà un significato altissimo e farà grande il popolo che la ottiene.

"Unione! Libertà! Indipendenza!". Nel 1831 Giuseppe Mazzini nella sua lettera di esortazione a Carlo Alberto di Savoia ripeteva queste parole come il mormorio incalzante, il brusio crescente del popolo italiano ormai stufo della sua condizione. Unione, Libertà e Indipendenza, parole che riecheggiarono per tutto il Risorgimento, a cui Mazzini aggiungeva questo:

"[...] gioventù e plebe [...]. Vogliono riconoscimento de' diritti dell'umanità manomessi ad arbitrio per tanti secoli; vogliono uno stato ordinato per essi e con essi; uno stato la cui forma corrisponda ai bisogni ed ai voti sviluppati nel tempo; vogliono leggi, vogliono libertà."

"[...] Uniteci, Sire, e noi vinceremo, perocchè noi siam di quel popolo che Bonaparte ricusava di unire, poiché lo temeva conquistatore di Francia e d'Europa"

Carlo Alberto, a cui è stata intitolata la piazza principale di Fabro, accolse l'appello che Mazzini gli rivolgeva a nome del popolo italiano e divenne un re illuminato. Carlo Alberto, infatti, fu colui che diede inizio con lo Statuto Albertino (1848) al processo di democratizzazione e soprattutto di unificazione dell'Italia. Questo processo si concluse il 17 Marzo 1861, 30 anni dopo la lettera di Mazzini, grazie a Vittorio Emanuele II, figlio di Carlo Alberto, con queste parole:

"Il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato; noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue:
Articolo Unico: Il Re Vittorio Emanuele II assume per sé e suoi successori il titolo di Re d'Italia. Ordiniamo che la presente, munita del Sigillo dello Stato, sia inserita nella raccolta degli atti del Governo, mandando a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato.
Da Torino, addì 17 Marzo 1861"

Ma lo Statuto Albertino, che fu in vigore fino alla fine della II Guerra Mondiale, pur nella sua grande novità e nella sua liberalità, rimaneva una costituzione di stampo monarchico. Il percorso della nostra democrazia passò anche attraverso la Costituzione della Repubblica Romana (1849) che rappresentava, invece, il documento più democratico e laico che fu mai redatto nell'Europa dell'epoca. Essa aboliva i privilegi nobiliari, lasciava libertà di culto, dava uguali diritti a tutti i cittadini della repubblica, senza distinzione di classe o religione, e aboliva la pena di morte, conquista questa unica al mondo insieme al Granducato di Toscana che abolì la pena capitale nel 1786. La Repubblica Romana fu una tappa fondamentale del Risorgimento Italiano, poiché nel suo breve anno di vita fu sperimentata quella forma di governo che 100 anni dopo sarebbe diventata la nostra: la Repubblica. La Costituzione Italiana promulgata nel 1948, infatti, si appoggia e ricalca i principi fondamentali nati e stilati nella Costituzione della Repubblica Romana. Questi sono i primi 4 articoli di questa Costituzione:

Art. 1: La sovranità è per diritto eterno nel popolo. Il popolo dello Stato Romano è costituito in repubblica democratica.
Art. 2: Il regime democratico ha per regola l'eguaglianza, la libertà, la fraternità. Non riconosce titoli di nobiltà, né privilegi di nascita o casta.
Art. 3: La Repubblica colle leggi e colle istituzioni promuove il miglioramento delle condizioni morali e materiali di tutti i cittadini.
Art. 4: Dalla credenza religiosa non dipende l'esercizio dei diritti civili e politici.

La vocazione repubblicana è sempre stata molto forte in Italia, basti pensare alle Repubbliche Marinare o all'Epoca dei Comuni, in cui le città erano governate in modo collegiale. Nel 1848, però, non vi fu solo la Repubblica Romana, ma anche la Repubblica di Toscana e la Repubblica di San Marco a Venezia, sorta quest'ultima contro il dominio austriaco. E' facile intuire che la forma di governo che i Patrioti avevano scelto era la Repubblica. Mazzini, infatti, sosteneva che solo attraverso la Repubblica si sarebbe potuta avere la vera democrazia, ma l'Italia avrebbe dovuto aspettare 100 anni per potersi definire completamente democratica.
Il percorso che l'Italia ha compiuto durante il Risorgimento è un cammino entro cui noi tutti ci riconosciamo, poiché grazie a quegli uomini e al loro sacrificio noi siamo ciò che siamo. Di strada ne abbiamo fatta molta, ma altrettanta ancora ne dovremo percorrere, ma il nostro dovere più grande è quello di migliorare, di andare avanti con lo sguardo proteso verso il futuro, perché solo così facendo potremo commemorare degnamente le gesta di quanti hanno combattuto per lasciare in eredità a noi un'Italia libera e unita, progredire affinché il loro sacrificio non sia stato vano.

Il Sindaco
Ing. Maurizio Terzino)

I Capogruppo Consiliari
Sabina della Marta
Giancarlo Fucili
Walter Moretti

 


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