sociale

Testamento biologico: un assurdo disegno di legge in cui la vita della persona finisce per appartenere allo Stato

lunedì 30 marzo 2009
di Luca Paci

Con l'approvazione del disegno di legge sul testamento biologico ognuno di noi è meno libero. La legge ha affermato come la vita appartenga ad uno Stato etico che non riconosce alla persona alcun diritto di libertà e di autodeterminazione, neppure nel caso di dichiarazione anticipata di trattamento e dunque di volontà esplicita e inequivoca in ordine alle cure sanitarie.

L'unica ragione che avrebbe giustificato una legge - di per sé non indispensabile contrariamente a ciò che da più parti si è sostenuto - sarebbe stata compiere una scelta di libertà consapevole in ordine al testamento biologico. La Corte Costituzionale e la Cassazione in questi anni hanno riaffermato come i diritti naturali all'autodeterminazione ed alla libertà di scelta della persona siano diritti fondamentali che la Costituzione tutela. La giurisprudenza costituzionale ha riconosciuto la natura prevalente del diritto della persona rispetto alla norma di carattere ordinamentale. Così, a proposito dell'articolo 32, se la Costituzione riconosce che "nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge" prevale sotto il profilo costituzionale e dunque giuridico il fatto che "la legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana".

Nel caso di Eluana Englaro, il padre non ha chiesto una legge sul testamento biologico ma di poter adempiere alle volontà della figlia senza andare contro la legge. Pubblicamente, richiamando la magistratura alla tutela dei diritti che la Costituzione riconosce. La sentenza della Cassazione è su questo punto. Non ha per così dire una funzione supplettiva rispetto ad un vuoto normativo, non introduce un diritto ma lo riconosce. Per questa ragione Eluana Englaro non è "morta di sentenza". Le è stato reso possibile in ragione di un diritto alla morte naturale e con dignità che nessuna norma può -in Italia da oggi dobbiamo dire potrebbe- negare.

Con il disegno di legge approvato dal Senato siamo invece di fronte alla imposizione di una etica di Stato che fa strage dei principi dello Stato di diritto, compie una scelta che sarebbe propria di un regime nei confronti della persona la cui volontà viene considerata nulla, inesistente, incompatibile con lo Stato etico e con i fondamentalismi che hanno dettato il provvedimento.

Nel testo del Senato non vi è più nulla di ciò che, condividendo la ipotesi di una legge, sarebbe stato indispensabile vi fosse. Non vi sono misure a sostegno delle cure palliative e delle terapie del dolore. Le Dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat) diventano non vincolanti per il medico e si vieta che possano comprendere il rifiuto di alimentazione e idratazione forzate. Si attribuisce loro una validità temporanea, con ciò creando un paradosso giuridico perché si chiede di rinnovare una dichiarazione anticipata di trattamento che avrebbe valore decisivo proprio nel caso in cui la persona non sia più in grado di esprimere una volontà. Se fossimo dinanzi alle motivazioni di una sentenza della magistratura anziché ad una norma legislativa, vi sarebbero le ragioni per definire la sentenza una sentenza "suicida" perché priva di motivazioni coerenti. E nel caso una "norma suicida" nega un diritto che ne era in premessa. Il si al testamento biologico cambia natura e diventa no.

Il testo del Senato non si limita a non riconoscere diritti ma va al di là con la presunzione autoritaria di sostenere che in fine la vita della persona è indisponibile per tutti tranne che per lo Stato, che ne può disporre. Di cui ha la proprietà.

In nome, presunto, della libertà di coscienza, nel corso dell'esame al Senato in questi mesi, da parte della maggioranza - intesa come tesi prevalente anche con il concorso di esponenti delle opposizioni - si è aderito alla tesi secondo la quale la vita della persona appartiene alla collettività. Una affermazione inaudita che certamente ha contribuito a quell'abbraccio mortale che di imposizione in imposizione ha fatto del provvedimento sul testamento biologico una legge contro il testamento biologico.

E' qui il caso di riflettere quando si ha a che fare con i doveri e i diritti che appartengono al legislatore. La libertà di coscienza risiede nel fatto di esercitare le funzioni di parlamentare senza vincolo di mandato. Ma ha un limite politico se la incapacità di esprimere una proposta, in questo caso alternativa al testo blindato della maggioranza, incide sui diritti di libertà della persona. La politica "debole" ha spesso un esito autoritario che nega diritti, non accresce gli spazi di libertà.

Vi sono stati punti di vista sostenuti con equilibrio ma in modo fermo ed esplicito e tali da costituire una alternativa seppure minoritaria al testo approvato in Senato. Ad esempio le posizioni del senatore Ignazio Marino -autore di un disegno di legge di grande saggezza e di convinzione nello Stato di diritto- che ha ricordato come "i medici per rispettare questa legge saranno costretti a portare i pazienti in una sala operatoria anche contro la loro volonta' e ai pazienti non restera' altro che rivolgersi ai giudici".

Non sono infatti disposizioni che abbiano valore esclusivamente per le persone in stato terminale e incapaci di esprimere una propria volontà. Le norme approvate dal Senato coinvolgono tutti, senza eccezione, perché l'opposizione ai principi costituzionali di libertà e di autodeterminazione della persona riguarda ognuno di noi, quando ad esempio si afferma che in fine la volontà del medico non debba e non possa avere un limite nelle disposizioni della persona che deve essere curata.

Certo, se non modificata alla Camera -e non è il caso di essere ottimisti- il disegno di legge sul testamento biologico è destinato ad essere soggetto a conflitti di costituzionalità che potrebbero restituire cittadinanza ai diritti riconosciuti dalla Costituzione. Ad oggi , richiamando le parole di Stefano Rodotà, l'illimitato potere di ingerenza delle norme approvate in Senato preclude la opportunità di "costruire le condizioni necessarie perché ciascuno possa decidere liberamente".

Testamento biologico. Veronesi: un Ddl assurdo