sociale

Madres de Plaza de Mayo: un'esperienza radicale che ha cambiato le regole della politica. Incontriamole nel pomeriggio di giovedì

martedì 18 aprile 2006
“Ma chi erano, le Madri, prima che la storia si abbattesse su di loro, trasformandole radicalmente?”, si chiede, nel suo libro-testimonianza “Le Pazze - Un incontro con le Madres di Plaza de Mayo”, Daniela Padoan. Nient'altro che un gruppo di donne, semplici e casalinghe, abituate ad assistere all'attività dei figli senza porsi troppe domande che, dopo il golpe militare del 24 marzo 1976 in Argentina, ebbero il coraggio di sfidare la dittatura e conquistare la piazza, decise a ritrovare i figli scomparsi. Solo in seguito seppero che i militari avevano sequestrato e ucciso trentamila oppositori politici, ragazzi e ragazze torturati in campi di concentramento clandestini disseminati in luoghi insospettabili del paese, poi gettati in mare con i 'voli della morte'. Messe di fronte alle infinite porte chiuse del potere, alcune percosse e incarcerate dai militari, sottoposte all’inimicizia e alla diffidenza dei “benpensanti” e talvolta persino dei vicini e dei familiari, trovarono in quella piazza che avrebbe dato loro il nome, davanti al Palazzo del Governo dove si era insediato il presidente golpista Jorge Videla, il luogo dove incontrarsi tra loro, per confrontare un dolore comune, per discutere e progettare sempre nuove azioni, per chiedere ostinatamente dove fossero i figli e le figlie scomparsi. “Aparición con vida" fu – di fronte all'omertà del potere – la loro ostinata e ripetuta richiesta di restituzione dei figli che il potere cancellava negandone l'assassinio, in quella storica marcia che hanno continuato a compiere, per ventotto anni, ogni giovedì: prima con le foto dei loro figli e poi, simbolicamente madri di tutti i trentamila desaparecidos, senza foto e solo con i loro fazzoletti bianchi. Le Madri - che non si lasciarono intimidire neppure quando il regime sequestrò e uccise le tre donne che avevano dato vita al gruppo - continuarono a chiedere giustizia anche dopo la caduta del regime, mentre i governi costituzionali, pur di chiudere sbrigativamente i conti con la 'guerra sporca' e i suoi responsabili, promulgavano leggi assolutorie e indulti, e offrivano risarcimenti economici sempre più cospicui alle famiglie per indurle a dichiarare morti i desaparecidos. Rifiutando una pacificazione che eludeva le responsabilità dei genocidi e affermando che la vita non si paga con il denaro ma con la giustizia, rinunciarono al lutto. Madri non più dei singoli figli, ma simbolicamente di tutti i trentamila scomparsi, fecero della maternità una forza capace di tenerli in vita per sempre. Ora che il mondo ha imparato a conoscerle e che il nuovo presidente argentino Kirchner, nel suo primo discorso davanti alle Nazioni Unite, si è dichiarato "figlio delle Madri di Plaza de Mayo" ammettendo i crimini del regime e la sua palese violazione dei diritti umani, le Madres non marciano più per chiedere l'impossibile apparizione dei desaparecidos, ma continuano a ritrovarsi a Plaza de Mayo ogni giovedì, per commentare con libertà e autorevolezza la vita sociale e politica del paese; e nella loro Casa nel centro di Buenos Aires, dove hanno dato vita a un'Università popolare e dove tutti i giorni tengono riunioni, ricevono personaggi pubblici e accolgono giovani che vengono da tutte le parti del mondo ad ascoltare dalla loro voce il racconto di un'esperienza forte e inaudita. Poter incontrare qui a Orvieto Hebe de Bonafini, la straordinaria presidente della loro associazione - straordinaria e autorevole non perché è Presidente, ma perché ha molta esperienza da raccontare e da trasmettere - poter comprendere quello che della loro "lezione" è valido anche in situazioni meno estreme e drammatiche, è davvero un'irripetibile occasione. O ancora meglio, un'emozione straordinaria da non perdere.

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