Verso la Denominazione Comunale di Origine, a tutela del territorio

Si scrive "De.C.O.", si legge denominazioni comunali d'origine. E in una sigla racchiude procedure burocratiche e volontà di un'amministrazione comunale per valorizzare, tutelare e promuovere prodotti strettamente collegati al territorio e alla comunità, senza sovrapporsi con le denominazioni d'origine vigenti. Dal 1990 ad oggi in tutta Italia, le De.C.O. sono cresciute numericamente lasciando ai Comuni la facoltà di disciplinare in materia di attività agroalimentari tradizionali.
Una certificazione di autenticità che, negli anni è diventata anche strumento di marketing territoriale, comunicando e promuovendo il patrimonio culturale e ambientale presente su una determinata zona oltre i propri confini locali e regionali. Attraverso la De.C.O., infatti, il "prodotto territoriale" agroalimentare e/o enogastronomico acquista un’identità sul mercato. Nel Lazio, sono 22 le eccellenze già riconosciute tali.
Di cui soltanto due in provincia di Viterbo, ovvero il Salame Cotto di Nepi e il Fieno di Canepina. In quest'ultimo Comune, in particolare, è stato redatto un disciplinare per la produzione e la commercializzazione della pasta lunga all’uovo fatta in casa con abbondante farina e un laborioso procedimento di lavorazione che ne determina la scioglievolezza e considerata il piatto simbolo della tradizione culinaria locale, oltre che possibile risorsa economica da promuovere.
In questo senso, il disciplinare pensato per i cosiddetti "Maccaroni" contiene il metodo di produzione, le regole di commercializzazione, la denominazione e un logo in grado di dare riconoscibilità visiva al prodotto. Una prima forma di tutela, insomma, che, nonostante sia valida soltanto all’interno del territorio comunale, inizia a definire con precisione tutti i possibili usi, aiutando contestualmente a verificarne gli abusi.
Mettendo anche un punto fermo sulla riconoscibilità e sull’identificazione geografica del prodotto. E mentre si lavora per tutelare anche altri prodotti locali meritevoli come i Ceciliani e la Castagna, da inserire in un apposito albo comunale, quello delle De.C.O. è un argomento che interessa anche l'Umbria. Non solo Bastia Umbra, Cascia, Gubbio, nel Perugino, e Orvieto e Narni, nel Ternano, ma anche nell'Alto Orvietano, con il recente impegno del Comune di Montegabbione per la creazione del marchio di qualità "MontegabbioneBio", e poi a Monteleone d'Orvieto.
Qui, all'indomani dell'approvazione da parte del Consiglio Comunale, l'Amministrazione Comunale ha indetto per venerdì 14 dicembre alle 19 nella Sala Consiliare del Comune un incontro informativo con i rappresentanti delle aziende agricole, produttive e ricettive del territorio e delle associazioni per presentare il marchio di Denominazione Comunale di Origine per i prodotti monteleonesi e parlare dei relativi progetti previsti per l'imminente futuro.
Obiettivo, sondare l'interesse nel rilancio di prodotti e materie prime locali, partendo proprio dalla specifica identità e provenienza e fare rete in un'ottica di valorizzazione di peculiarità, fra tradizione e storia. Nel rispetto di due principi: la storicità, per evitare improvvisazioni che possono nascere da meri interessi commerciali, e l'espressione di un patrimonio collettivo e non il vantaggio di una singola azienda. Nel "paniere" locale, la Pera di Monteleone che, non a caso, porta il nome del luogo dove è prodotta.
Ma anche Gnocchi e Umbrichelli che imbandiscono i tavoli delle sagre estive, le Torte di Pasqua e l'Olio che inebria di corposo profumo il centro borgo. Prezioso, in questo senso, sarà il confronto con altre esperienze fuori regione e il coinvolgimento diretto delle scuole, così come suggerito dall'assessore Elisabetta Guidantoni, sue le deleghe alle attività produttive, commerciali e politiche del territorio.

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