politica

Proposta di struttura ed organizzazione del PD di Orvieto

mercoledì 10 dicembre 2014
Proposta di struttura ed organizzazione del PD di Orvieto

Di seguito il documento programmatico presentato dal segretario Scopetti e dalla segreteria e messo a disposizione del Partito per approfondimenti ed eventuali modifiche.

Proposta di struttura ed organizzazione del PD di Orvieto

L’obiettivo di questo progetto è quello di costruire con tutti voi il PD di Orvieto come un luogo nuovo, dove tutti gli Orvietani possano ritrovarsi per progettare e costruire il loro futuro. Dove anche gli scettici, quelli che non si riconoscono nella politica o non si sentano pienamente rappresentati dal nostro partito, quelli che non hanno mai aderito a un partito, possano sentirsi a casa. Un numero sempre maggiore di cittadini guarda ai partiti come ad una struttura staccata dalla vita quotidiana, un carrozzone da congresso, impegnato in arcani conteggi di tessere che nascondono miseri contrasti personali. Noi, che invece crediamo nel ruolo dei partiti e della politica, dobbiamo impegnarci per far loro cambiare opinione costruendo il PD di Orvieto come un´organizzazione utile alla Città, alla comunità regionale, non ai dirigenti.
Vorremmo costruire con tutti voi la Orvieto del futuro un luogo vitale, dove i giovani che in questi anni si sono formati nelle nostre scuole ed hanno girato l’Europa possano trovare il modo di esprimere i loro talenti, dove chi ha fatto scelte diverse dallo studio sia aiutato in percorsi formativi che gli consentano di sentirsi un cittadino europeo di serie A, di avere un lavoro e di poter immaginare di costruire un futuro nel proprio territorio.
Vorremmo costruire con tutti voi una Orvieto, ospitale e coesa. 
Siamo una Città che può trovare nell’accoglienza nuovi  equilibri e risorse, un nuovo progresso.
Vorremmo costruire con tutti voi una Orvieto speciale consapevole delle sue peculiarità e dei suo diritti, che imposta un nuovo rapporto con la Regione, che difende senza esitazioni il proprio patrimonio ambientale, le sue risorse più preziose, che si assume le sue responsabilità ma in cambio pretende rispetto e non è più disposta a subire accordi al ribasso. Senza paura di essere protagonisti e riappropriarci della nostra identità territoriale, ridisegnando e percorrendo le vie per la riconversione delle aree attualmente in crisi o non valorizzate. Vorremmo costruire con tutti voi una Orvieto che guarda avanti, che sappia essere terra di innovazione in ogni ambito, che faccia conto e tesoro dei talenti e delle migliori capacità, riconoscimento e applicazione dei criteri di pari opportunità e uguaglianza  i veri strumenti di crescita culturale ed economica.
Compito del PD è lavorare al fianco degli enti locali, degli amministratori Comunali e Regionali, costruire un tessuto di coesione tra comunità e territorio valorizzarne le molteplici vocazioni e promuoverne identità e culture.

IL PARTITO DELLE OPPORTUNITA’: ACCOGLIENTE, AUTONOMO, EFFICACE.

Il progetto che presentiamo trae origine da un percorso lungo, aperto e partecipato che in questi anni ci ha permesso di visionare, riflettere e considerare tutte le criticità e le potenzialità inespresse che il PD, con la sua organizzazione e struttura, ha dimostrato.
Qual è la motivazione che ci ha mosso?
Pensiamo, semplicemente, che un contributo al cambiamento della nostra Città può e deve venire dal PD, dal suo patrimonio di sensibilità e competenze. Per valorizzarle al meglio, ed attrarne delle altre, abbiamo voluto immaginare un partito nuovo, diverso, più aperto alla partecipazione di iscritti, simpatizzanti ed elettori, più semplice ma anche più organizzato e concreto.
Siamo partiti dalla consapevolezza che anche la partecipazione dei livelli istituzionali si deve reinventare, deve ripensare il metodo e che permetta a tutti i cittadini, realtà organizzate e frazioni di essere protagonisti e responsabili dell’azione di Governo e del destino della propria Città e Frazione. Costruire la rete che unisca la Città al suo territorio, sperimentando nuove tecniche di discussione e coinvolgimento che consentano una costante condivisione, “sulla rete”, dei percorsi intrapresi dall’Amministrazione.
L’idea di partire dal Partito, da come lo immaginiamo e da quello che vorremmo fare per realizzarlo può apparire ombelicale, soprattutto alla luce della crisi senza precedenti che attanaglia il nostro territorio. Non ci sfugge il momento di grande difficoltà che attraversiamo ma abbiamo ben presente che siamo reduci da una campagna elettorale dura e vincente, conclusasi col ritorno del centrosinistra al Governo della Città e tra poco saremo impegnati in un'altra sfida molto impegnativa.
Non abbiamo, dunque, necessità di definire o rivedere dalle fondamenta un programma che muove in questi mesi i suoi primi passi e nel quale crediamo fermamente.
Abbiamo bisogno, invece, più che mai, di una forza politica organizzata, partecipata e rinnovata che sappia interloquire costruttivamente con la Giunta, con la propria rappresentanza consiliare e con le altre forze premiate dal voto di Giugno.
Un partito che conservi la propria autonomia rispetto al Governo della Città, mettendo al contempo in campo un processo di elaborazione politica e di coinvolgimento dei cittadini, che sia di stimolo e d’aiuto alle istituzioni e conservi la sua autonomia nel rapporto col Partito Provinciale e Regionale, agendo prima di tutto nell’interesse degli orvietani.
Dobbiamo ripensare gli spazi della partecipazione, perché siano capaci di accogliere discussioni aperte e coinvolgenti, e gli spazi della decisione, perché siano slegati da dinamiche di appartenenza a correnti comunali, provinciali, regionali o nazionali.
Le azioni amministrative e in generale la società oggi viaggiano a velocità che il Partito non riesce a sostenere.
La soluzione, però, non è la subalternità del Partito alle Istituzioni o ai gruppi di interesse, la pura occupazione delle stesse, la trasformazione del PD in comitato elettorale o in cassa di risonanza; la risposta è un partito più vivo e comunicativo che regga il passo e, se possibile, anticipi i tempi. D’altro canto il partito che abbiamo in mente non è nemmeno il “partito leggero”, quello che viaggia sul web ma che latita sul territorio, tra le persone.
E’ un partito che torna tra la gente, agisce e decide, coinvolge. Utilizzando al meglio la rete e le reti e riservando alla discussione, al contatto umano, all’agire concreto uno spazio che, col tempo, si è ridotto notevolmente.
La sfida non è semplice: questo disegno è reso più difficile dalla carenza di risorse a disposizione.
Noi non ci rassegniamo alla fine dei partiti, crediamo nella funzione che la Costituzione gli attribuisce, ma dobbiamo pensare a un nuovo sistema articolato di finanziamento, legato anche all’attivazione di campagne politiche chiare e trasparenti e ad attività costruttive e concreti, come quelle formative, realizzate nelle nostre comunità.
Alla fine di questo percorso quale è l’idea di Partito emersa?
Come lo abbiamo immaginato? Accogliente. Autonomo. Efficace.

UN PARTITO

ACCOGLIENTE
CHE COINVOLGE GIOVANI, DONNE E SIMPATIZZANTI ATTIVAMENTE, NON SOLO NEL MOMENTO DELLE PRIMARIE MA ANCHE IN QUELLI DELL’ELABORAZIONE E DELL’AZIONE POLITICA.

AUTONOMO
E PROPOSITIVO RISPETTO ALLE ISTITUZIONI LOCALI E NEL RAPPORTO COL PARTITO PROVINCIALE E REGIONALE, NEL FINANZIAMENTO DELL’AZIONE POLITICA E NELL’AGIRE DELLE SUE ORGANIZZAZIONI, TERRITORIALI E GIOVANILI

EFFICACE
CHE SA AGIRE CONCRETAMENTE SULLA REALTA’ E COMUNICARE I PROPRI RISULTATI, PIU’ SNELLO E PERFORMANTE NEGLI ORGANISMI DIRIGENTI, PIU’ ATTENTO AL RISPETTO DELLE REGOLE, RIORGANIZZATO SUL TERRITORIO, IN GRADO DI FORMARE E RINNOVARE LA PROPRIA CLASSE DIRIGENTE, CHE SA “FARE RETE” (SUL TERRITORIO E SUL WEB)

Come pensiamo di realizzarlo?
Ecco le azioni che vogliamo mettere in campo per cambiare il PD di Orvieto.

 
ACCOGLIENTE

Qual è, nel futuro prossimo, la “base” di partecipazione che interviene nelle attività e nelle scelte del partito? E’ ancora quella dei tesserati oppure è pensabile e indispensabile una platea più ampia?
E’ un interrogativo ancora senza risposta compiuta, perché oggi, sulla carta, il PD adotta un sistema misto in cui l’attività politica è demandata agli iscritti, mentre agli elettori sono riservate le scelte delle candidature col sistema delle primarie.
Il sistema del tesseramento, questo è sotto gli occhi di tutti, presenta evidenti distorsioni, con i pacchetti di tessere consegnati ad una sola persona, i tesseramenti precongressuali gonfiati e tutto ciò che ne consegue. Una soluzione potrebbe essere quella di tenere un sistema di tesseramento simile a quello attuale ma nel quale la tessera sia assolutamente personale e “certificata”. Ad esempio, pensare a nuove forme di pagamento che permettano un controllo maggiore e far sì che ciascuno prenda solo ed esclusivamente la sua tessera.
D’altro canto però un sistema di controllo rigido renderebbe ancora più difficile tesserarsi in un periodo in cui già il tesseramento è in forte crisi. E un partito di soli tesserati avrebbe, ancora, enormi difficoltà a sostenersi finanziariamente, perché terrebbe fuori dalla contribuzione il 90% del suo corpo elettorale “certificato”. Quello, cioè, che vota alle primarie ed ai congressi.
Per questo occorre puntare su una platea più ampia, prevedere un meccanismo di ingresso nel partito meno rigido, coinvolgere coloro i quali hanno dimostrato di essere interessati a dare un contributo alla vita del PD ma che ancora non se la sentono di prendere una tessera. Siamo dunque per l’istituzione dell’albo dei simpatizzanti sempre aperto e che si chiude solo in prossimità dei congressi e delle consultazioni primarie. Cosi come siamo per l’albo dei “collettori” coloro , cioè, che si assumono la responsabilità di organizzare il tesseramento sul territorio. E’ un sistema che riduce il ruolo decisionale dei tesserati? No, ai tesserati sarebbe comunque riservato il diritto di proposta sulle politiche del PD  e il diritto a costituire l’elettorato passivo: di candidarsi cioè ai ruoli dirigenziali e amministrativi in seno al partito. La tessera manterrebbe la sua funzione di contribuzione all’attività politica. Il nuovo sistema consentirebbe, però, di avere un “corpo del partito” vasto, maggiormente rappresentativo e facilmente consultabile.
Un secondo grande interrogativo riguarda i luoghi fisici della partecipazione.
I circoli, attualmente, sono poco attrattivi, sono troppi e poco partecipati. Esistono circoli con pochi iscritti che, coraggiosamente, tentano di presidiare il territorio ma che faticano, poi, a svolgere attività politica. Hanno difficoltà a coinvolgere gli iscritti, hanno perso, se mai l’hanno avuta, alcune funzioni peculiari tra cui quella dell’elaborazione legata ai problemi del territorio su cui operano, basilare per la definizione dei programmi amministrativi futuri. Raramente si discute delle questioni di interesse generale, come quelli nazionali e regionali relative alle proposte di legge o relativi temi del dibattito europeo.
In generale, oggi, i circoli costituiscono un sistema bloccato e non dinamico che, complice anche la scarsità di risorse economiche, fatica a liberare risorse ed energie che sono presenti, ma che sono scarsamente valorizzate.
Occorre costruire degli spazi più aperti, condivisi con associazioni, movimenti, gruppi di cittadini o singoli che vogliano attivarsi su temi specifici; allo stesso tempo è auspicabile che questi luoghi siano frequentati, non esclusivamente legati alla sola attività politica a livello locale (che pure devono svolgere, ci mancherebbe), più attivi sui grandi temi del territorio, regionali, nazionali e sovranazionali, capaci di sostenere grandi campagne di mobilitazione e ascolto della cittadinanza attiva e di promuovere momenti di incontro e socializzazione.
Altra grande questione è quella della partecipazione giovanile.
Non è un segreto che, anche elettoralmente, il consenso del partito e la sua capacità d’attrazione sono piuttosto scarsi nelle fasce d’età più basse. La presenza dei giovani però non va concepita come mera forza elettorale, è una necessità perché un partito senza giovani coinvolti e attivi è un partito più povero, meno innovativo e destinato all’estinzione. Tutti lamentano la difficoltà ad avvicinare l’universo giovanile e a favorirne la partecipazione, complice anche l’assenza di momenti formativi validi e innovativi. Ciò che emerge è che, in fondo, è il PD ad essere poco attrattivo verso la partecipazione attiva e questo si riflette anche sulla sua organizzazione giovanile (i Giovani Democratici). I GD non assolvono oggi al loro ruolo naturale di spazio aperto di partecipazione e innovazione, che motivi i giovani ad avvicinarsi alla politica.
Molte attività parallele sono nate proprio per l’assenza di uno spazio giovanile libero e stimolante e, soprattutto, connesso con il mondo reale in modo attivo e propositivo. Per contro noi consideriamo la presenza di questo spazio comunque fondamentale, soprattutto per avvicinare i giovani alla partecipazione politica e alle dinamiche democratiche di un’organizzazione (per quanto più aperta).
Esiste, ancora, un problema legato alla presenza del partito nelle scuole.
Siamo convinti che rappresentanza studentesca e partito siano due cose distinte. I Giovani Democratici devono stare nelle scuole non per rappresentare gli studenti (che è, appunto, compito della rappresentanza, con la quale la politica deve, finalmente, costruire un rapporto) ma per avvicinare i giovani alla politica attiva, costruendo percorsi ed attività che vadano oltre la sola tematica del diritto allo studio e della riorganizzazione del settore scolastico ed universitario e che coinvolgano tutto il mondo della scuola e docenti e genitori compresi.
Ultima questione, non più rinviabile, è quella della partecipazione femminile.
Le donne hanno grossi problemi a conciliare i tempi dei loro impegni professionali e familiari con quelli dell’attività politica. Non è un problema solo femminile, non a caso si dice spesso che “la politica è per chi fa solo politica”, ma certo per le donne è ancora più dura, spesso impossibile. Questo perché i centri decisionali sono spesso lontani, le riunioni durano ore ed ore (con interventi lunghissimi) e sono, spesso, poco stimolanti. I motivi sono diversi: raramente si parla di temi concreti, gli obiettivi sono poco chiari, non sempre si arriva a delle decisioni e quando queste vengono prese spesso ciò non accade negli organismi deputati, dove almeno in teoria la presenza femminile è garantita e paritaria, ma in consessi ristretti, non riconosciuti e a larga maggioranza maschile. Ciò rende i sacrifici che le donne affrontano, oggi, per partecipare all’attività politica, inutili. Manca del tutto, infine, la considerazione per le donne che sono anche madri, non essendo mai prevista alcuna attività di “supporto”. Eppure le donne oggi esprimono un grande desiderio di partecipazione, non a caso sui social la loro presenza nelle discussioni politiche è assolutamente paritaria.
Nel nostro PD intendiamo abbattere le barriere alla partecipazione, che influiscono negativamente anche sulla rappresentanza delle donne; barriere di accesso, legate all’informazione e alla partecipazione attiva.
Intendiamo valorizzare l’approccio differente che una larga partecipazione femminile può portare, al PD e alla politica: concisione ed emotività, spesso percepiti come elementi di debolezza e quindi poco “degni di attenzione”, rappresentano invece solo una modalità diversa di espressione e di apporto al dibattito. Il PD già assicura una presenza paritaria nei suoi organismi dirigenti: noi vogliamo rendere paritario anche il contributo attivo alla elaborazione delle politiche.
Il PD di Orvieto non parte da zero essendo uno dei pochi casi dove la rappresentanza di genere all’interno dell’Istituzione Comunale è assolutamente alla pari. Un risultato, questo, arrivato non per cooptazione o fedeltà, a questo e quello, ma frutto di una precisa strategia politica e di scelte coraggiose e coerenti.
L’entusiasmo con cui alcune di loro, come attiviste e non come donne, accettano le candidature, viene mortificato dalla strumentalizzazione che, spesso, viene operata a danno della disponibilità espressa. Non è infrequente sentire frasi del tipo “abbiamo il 50% di donne in lista”, salvo poi eleggerne poche o nessuna.
Ad Orvieto non è cosi il PD costruisce le liste con il 50% di donne ed elegge il 50% di donne.

Le nostre proposte:
ALBO DEGLI ELETTORI: costituzione di un albo dei partecipanti e degli elettori aperto, che viene “bloccato” con un certo anticipo in prossimità delle consultazioni congressuali e primarie.

ALBO DEI COLLETTORI: costituzione di un albo dei responsabili del tesseramento nel territorio che costituiscano un pezzo fondamentale della rete tra dirigenza e base e sia cinghia di trasmissione tra la realtà e i problemi e il luogo dove questi vengono affrontati.
 
INCONTRI PARTECIPATI E TRASPARENTI: miglioramento delle modalità di convocazione e svolgimento delle riunioni: definizione e rispetto degli orari d’inizio, dei tempi di svolgimento e dell’ordine del giorno. Integrazione dei sistemi offerti dalle “nuove” tecnologie (streaming, collegamenti audio-video a distanza etc). Adeguata pubblicizzazione dei risultati delle riunioni (disponibilità online e distribuzione via mail agli iscritti).
 
CONSULTAZIONI INTERNE: attivazione, su alcuni temi caldi, di meccanismi di consultazione ampi e rapidi nel partito, che siano d’aiuto agli organismi dirigenti nell’elaborazione delle proprie posizioni,  utilizzando il database già esistente che contiene i nominativi degli iscritti e dei partecipanti alle primarie;
 
CONSULTAZIONE CITTADINANZA: attivazione, di meccanismi di consultazione on-line quali sondaggi, forum, referendum.

ATTIVITÀ PORTA A PORTA: realizzazione di attività porta a porta per presentare le azioni politiche del partito e raccogliere su queste i feedback dei cittadini.
 
CIRCOLI APERTI: promozione, anche con sistemi di premialità di iniziative di co-working (condivisione delle sedi con associazioni, gruppi organizzati, movimenti, cittadini).
  
ATTIVITA’ DI SOCIALIZZAZIONE: organizzazione di momenti di socialità e feste tematiche e di autofinanziamento.

VALORIZZAZIONE DEI GIOVANI DEMOCRATICI: incentivazione dell’attività dei Giovani Democratici prevedendo un meccanismo di finanziamento della loro attività mirato alla realizzazione di “progetti obiettivo”, che prevedano delle procedure di valutazione e delle quote di autofinanziamento.

CIRCOLI TEMATICI SCOLASTICI: creazione di Circoli d’ambiente scolastici, frequentati da studenti, docenti e genitori distinti nelle funzioni e nell’azione dalla rappresentanza studentesca.

RAPPRESENTANZA STUDENTESCA: attivazione di un canale di comunicazione costante e funzionale tra PD istituzionale e rappresentanza studentesca. 

 

AUTONOMO

Abbiamo scelto l’aggettivo “AUTONOMO” non a caso.
Il termine si declina in diverse accezioni e risponde a diverse emergenze che il PD di Orvieto ma più generale di questo territorio non può rinviare ancora.
Autonomo nel rapporto con le istituzioni, autonomo nel finanziamento della propria attività, autonomo nel rapporto col Partito Provinciale e Regionale, autonomo nel rapporto con i Circoli territoriali.
E’ indispensabile, in un dibattito che affronta la riorganizzazione del Partito come questo, affrontare l’interrogativo su quale debba essere il ruolo del partito rispetto a quello degli eletti nelle amministrazioni e di come rendere più efficace i rapporti tra i due soggetti.
Oggi il PD trasmette l’immagine di un Partito non in sintonia con la società orvietana, che non svolge il suo ruolo naturale di motore di crescita democratica per la società. In realtà, la “chiusura” del Partito, frutto di azioni sbagliate che hanno origine da un modus operandi nelle istituzioni e nel partito che nel corso degli anni hanno scavato un fossato tra funzione politica e realtà territoriale, ne impoverisce il raggio d’azione e il rapporto tra Partito e istituzioni non è più paritario da tempo. Prima i partiti indicavano i candidati alle cariche monocratiche ma oggi questi, nel PD, traggono la propria legittimazione dalle primarie e, in seguito, dall’elezione diretta. D’altra parte, anche i rapporti con i gruppi nelle assemblee elettive vanno deteriorandosi e spesso non c’è collaborazione. I consiglieri talvolta agiscono come nomadi, e questo è da attribuirsi a comportamenti personali errati ma anche al Partito, che non riesce a produrre elaborazione politica. Un Partito attivo sarebbe, invece, utilissimo ai gruppi consiliari, siano essi in maggioranza e in minoranza, poiché in grado di supportarne l’azione con degli indirizzi politici.
Il ruolo del Partito non può essere solo quello di “macchina elettorale”, al contrario deve prioritariamente fungere da filtro tra cittadini e istituzioni, oltre che produrre elaborazione e politiche di indirizzo, con un dibattito pubblico ampio e coinvolgente. Diversamente, il compito dell’amministrazione è di tradurre queste politiche in azioni concrete e valutabili.
Il Partito deve monitorare e supportare l’azione degli amministratori, verificare il rispetto dei programmi amministrativi con cui ci si è presentati ai cittadini e lavorare per la costruzione dei programmi futuri a partire dall’esperienza corrente; fornire, infine, il supporto necessario all’azione degli amministratori, quando questi si trovano di fronte a situazioni non “programmate”.
Per far ciò, però, occorre restituire al Partito rappresentatività e autonomia.
Esiste poi un problema serio di autonomia finanziaria: già oggi non si hanno le risorse per le semplici spese di gestione, figurarsi per l’attività politica vera e propria.
Una fonte di finanziamento storica per i partiti di sinistra, oltre alle quote derivanti dal tesseramento, è il contributo degli eletti, regolato a ciascun livello. Questi contributi, spesso, non vengono versati;
La sola contribuzione da parte degli eletti, inoltre, non è più in grado oggi di sostenere le spese e tantomeno l’attività politica.
Gli emolumenti degli eletti sono poco consistenti (in alcuni casi non esiste nemmeno il gettone di presenza), anche se è giusto il versamento di una piccola cifra, quando possibile e a titolo simbolico.
Anche la quota della tessera degli iscritti che resta al circolo appare inadeguata e rende la situazione ancor più gravosa.
Con le condizioni che vanno configurandosi (eliminazione del finanziamento pubblico, assetto istituzionale modificato con l’eliminazione dei livelli provinciali elettivi), le feste dell’Unità sempre più difficile organizzarle e ottenere un saldo economico positivo, le difficoltà di finanziamento dell’attività politica diverranno sempre più tangibili.
La sola regolarizzazione delle fonti di finanziamento volontarie tradizionali (tessera, versamenti degli eletti) non è più sufficiente per il sostentamento economico di un Partito vivo, partecipato, che fa attività sul territorio. Certo, va affrontato il problema con un sistema più trasparente, controllato ed equo, ma occorre attivare nuovi canali di finanziamento.
Si deve partire da quanto già esiste (versamenti in occasione delle primarie, versamento volontario del 2 per mille nella dichiarazione dei redditi, “in questo caso nulla rimane al circolo territoriale”) e cercare nuove strade, come la raccolta fondi per campagne obiettivo, per i progetti formativi e nuovi sistemi di contribuzione su base volontaria degli eletti. E, soprattutto, occorre attuare una distribuzione in senso federale delle risorse: quanto raccolto ad Orvieto e nel nostro territorio deve rimanere a disposizione del nostro Partito di Orvieto e dell’Orvietano.
Le primarie rappresentano, oltre che un momento di scelta e partecipazione democratica, una modalità di finanziamento. Questo non è sempre recepito dall’elettorato e anche se alcuni elettori versano generosamente anche più di quanto dovuto non mancano le lamentele ai seggi. Una causa è, probabilmente, il fatto che sono risorse che vengono “incamerate” senza nessuna rendicontazione trasparente e senza una finalità. Una soluzione facilmente percorribile è raccontare agli elettori quanto si incassa con le primarie e stabilire, da prima, una destinazione per i fondi raccolti: scuole di formazione, campagne a tema ad esempio. E’ buona pratica, infatti, dire quanto entra e per cosa esce.
La possibilità di donare il 2 per mille ai partiti in sede di dichiarazione dei redditi è invece un’introduzione recente, che trasformerà il trasferimento dei rimborsi elettorali (in via di abolizione) in una contribuzione su base volontaria. Le cifre non sono paragonabili, ma occorre comunque promuovere questa forma di finanziamento, in grado di apportare risorse non trascurabili.
Autonomia significa anche libertà d’azione e indipendenza, in particolare per l’Organizzazione giovanile.
I Giovani Democratici devono diventare un luogo vitale e creativo nell’elaborazione delle politiche. Oggi troppo spesso replicano i difetti del Partito, essendosi trasformati in un’organizzazione statica, troppo legata alle dinamiche correntizie, fucina di percorsi politici troppo chiusi e autoreferenziali.
A 30 anni si deve essere dirigenti del PD e non vivere ancora nell’oasi protetta della giovanile.
Non è utile un’entità parallela a cui è garantito un diritto di tribuna negli organismi dirigenti del Partito. Serve invece un’organizzazione autonoma capace di costruire classe dirigente e di diventare motore e traino delle politiche del PD; un luogo dove tanti ragazzi possano misurarsi con i problemi e con i temi reali dalla politica fatta “non solo col cervello, che pure serve, ma col cuore”: quella che sta nei luoghi reali dove la sinistra deve confrontarsi con le esigenze dei cittadini, giovani e non.
I GD nascono come organizzazione autonoma, legata al Partito. Proprio dalla revisione di questo legame occorre ripartire, per slegare i Giovani Democratici dai meccanismi del Partito e favorirne l’affermazione come spazio di partecipazione realmente autonomo e stimolante.
Il rapporto col Partito Provinciale e Regionale, da ultimo, è tema di dibattito nel PD orvietano ancor prima che dalla data della sua fondazione. Non sfugge il dato che, nonostante si sia più e più volte parlato di soggetto autonomo, federato e quant’altro nulla si è mosso, e  le decisioni piovono senza alcuna interlocuzione costruttiva col Partito locale.
In particolare, alle dichiarazioni di principio rispetto all’autonomia del Partito Democratico Orvietano, sancite anche nei documenti approvati da chi ha guidato il Partito negli ultimi anni, non sono seguiti percorsi coerenti e conseguenti. Un’autonomia effettivamente esercitata vale più di troppe dichiarazioni rimaste lettera morta.

Le nostre proposte
NUOVO RAPPORTO TRA PARTITO ED ELETTI: che permetta un nuovo livello di interlocuzione degli eletti con la base del Partito e con il proprio territorio e consenta al Partito di entrare con più efficacia sui temi che stanno a cuore alla cittadinanza.

STIMOLO DELL’AZIONE AMMINISTRATIVA: istituzione di gruppi di lavoro operativi, per il monitoraggio dell’azione amministrativa al fine di selezionare le problematiche su cui l’organismo dirigente deve discutere e produrre degli indirizzi politici.

NUOVE FORME DI FINANZIAMENTO: pubblicizzazione delle nuove forme di finanziamento volontario (2‰) e, nell’ottica di una gestione nuova del Partito e delle risorse, il loro utilizzo per le attività del Partito; progettazione e realizzazione di campagne di microfinanziamento “per obiettivi”; attivazione di un ulteriore sistema di contribuzione da parte degli eletti e dei “nominati” attraverso la collaborazione tra Partito e rappresentanti nelle istituzioni e negli enti in cui il Partito diventa erogatore di servizi e competenze; trasparenza nella gestione dei contributi delle primarie e indicazione della destinazione delle risorse raccolte.

ANAGRAFE DEI CONTRIBUENTI: promozione dell’istituzione di un’anagrafe dei contribuenti (eletti e non) e definizione e diffusione di un report trasparente dei versamenti degli eletti, prevedendo anche un sistema di sanzioni efficace.

QUOTE PER I CIRCOLI: revisione della quota derivante dal tesseramento spettante ai circoli.

AUTONOMIA DEL SETTORE GIOVANILE: revisione complessiva, del patto con i GD (Carta di Cittadinanza), prevedendo tra l’altro l’eliminazione della “quota GD” dagli organismi di Partito e la revisione dei meccanismi del tesseramento.
 


EFFICACE

Un Partito efficace. Che funziona. A partire dalle proprie strutture di base.
I circoli previsti sono probabilmente troppi e quelli attivi, in genere, sono poco partecipati.
Hanno una qualità dell’offerta politica inadeguata, stimolano poco o nulla il dibattito politico nelle comunità di riferimento.
Tutto questo anche per la loro struttura organizzativa, ingessata su troppi livelli (Segretario, segreteria, direttivo, assemblea), che non facilita la partecipazione attiva degli iscritti e, soprattutto, degli elettori non iscritti. La struttura gerarchica rigida, inoltre, favorisce il “controllo” dei circoli e limita la libera iniziativa degli iscritti e dei semplici attivisti, già fortemente compromessa dal vincolo di territorialità (ci si può iscrivere al partito ed esercitare i propri diritti di iscritto solo nel circolo del Comune o quartiere in cui si è residenti).
I circoli avranno sempre maggiore difficoltà a sostenersi e a favorire un clima vivo e partecipato. Questo impone un ripensamento della loro struttura e un’attenta riflessione sulla loro distribuzione sul territorio. E’ auspicabile che, laddove per carenza di risorse (umane e finanziarie), l’attuale assetto che vede un circolo, quasi, in ogni frazione venga superato a favore della nascita di circoli territoriali. Non sfugge che l’attività dei circoli è oggi fortemente legata agli appuntamenti elettorali. Pur riconoscendo questo impegno, però, che deve rimanere in capo ai tesserati e ai simpatizzanti va rilevato che molte problematiche (dallo sviluppo locale alla distribuzione dei servizi) stanno assumendo una dimensione molto più ampia. La nascita di circoli di dimensione maggiore favorirebbe su questi temi una discussione costruttiva, facilitando il superamento dei campanilismi che spesso animano il dibattito e allo stesso tempo risponderebbe all’esigenza di costruire comunità politiche più grandi, stimolanti anche sui grandi temi della politica regionale e nazionale (e non solo) e con maggiori capacità finanziarie. E’ un processo che è un obiettivo imprescindibile nelle realtà (e sono tante) dove operano sul territorio circoli locali con pochi iscritti, che hanno evidenti difficoltà a svolgere una qualsiasi attività politica e difficoltà ancora più evidenti nella gestione delle spese al punto che molti circoli, seppur presenti sulla carta, sono già adesso inattivi.
Altro tema che attiene all’efficacia del Partito è: come dovrebbero essere strutturati ed eletti, per funzionare meglio, gli organismi dirigenti del Partito. Uno dei misteri incomprensibili del PD è l’esistenza, a tutti i livelli, di due organismi dirigenti. Il primo, l’Assemblea, è l’unico elettivo, assolutamente sproporzionato, come numero dei componenti, rispetto al lavoro da svolgere. Il secondo, la Direzione, ad elezione indiretta (eletto dall’Assemblea normalmente all’unanimità perché la sua composizione è proporzionale al peso in assemblea delle diverse mozioni congressuali e dunque accade che ciascuna mozione scelga i suoi delegati, senza disturbo alcuno). E’ chiaro che si tratta di un “doppione” ormai superato ed anzi dannoso, perché talune decisioni prese in Direzione devono poi essere ratificate dall’Assemblea, per norma. Così come è logico che l’organismo più importante debba essere eletto direttamente dalla platea congressuale e non composto con un’elezione indiretta.
Vi è ancora un problema legato alla poca produttività degli organismi dirigenti. E’ di tutta evidenza, infine, la necessità di un miglior raccordo tra i diversi livelli del partito. Ad esempio i circoli dovranno essere consultati e informati prima delle convocazioni degli organismi dirigenti (Assemblee, Direzioni) favorendo gli iscritti ad incidere sulle scelte, anche su quelle che riguardano alcuni loro compiti specifici (campagne, congressi, tesseramento).
Un Partito efficace è un partito che sa comunicare. La comunicazione però non è solo quella “dal partito verso gli elettori”. Nel percorso compiuto è emersa un’idea della comunicazione che è “bidirezionale”: la comunicazione come strumento di trasparenza e democrazia. Di trasparenza perché i cittadini, gli iscritti e gli attivisti devono ricevere un’informazione corretta sull’operato di partito e istituzioni, di democrazia perché devono poter trasmettere i loro “feedback” sulla base della percezione che hanno di quanto si dice e, soprattutto, si fa. Una comunicazione corretta fa sentire i cittadini partecipi di un progetto politico, perché hanno la possibilità di controllare che quanto promesso venga poi attuato e per la possibilità di incidere sulle scelte esprimendo delle opinioni e “accorciando le distanze” con Partito e istituzione. Con quest’obiettivo il Partito deve promuovere grandi campagne politiche sui temi che più interessano la nostra Città.
Ancora, è necessario distinguere comunicazione politica e istituzionale. La prima deve informare gli elettori ed i partecipanti sulle attività del Partito ai diversi livelli, sullo sviluppo dei lavori negli organismi dirigenti e sulle decisioni assunte, ma sa attribuire ai cittadini anche un ruolo attivo, nelle consultazioni e delle attività aperte a tutti, comunicandone obiettivi e risultati; la seconda deve comunicare il raggiungimento degli obiettivi di programma, i progetti in corso di realizzazione, la motivazione delle scelte amministrative e deve consentire un’interazione più semplice tra elettori ed eletti.
Entrambe vanno concepite come sistemi integrati: utilizzano i canali tradizionali (TV, stampa, porta a porta) e web. Emerge da ricerche recenti che il WEB è un canale comunicativo in forte crescita, ma ad oggi non si può ancora pensare di puntare tutto sul WEB, né, d’altro canto, tutto sui media tradizionali.
Un partito efficace è anche un partito che torna ad occuparsi di formazione. Oggi la percezione della formazione in politica è sbagliata; essa è vista esclusivamente come percorso formativo d’ingresso per i più giovani. Quante volte si sente dire “oggi i giovani dovrebbero fare, come ai nostri tempi, un po’ di formazione”? Eppure ci sono campi dove i giovani certo non devono imparare nulla, ma anzi hanno competenze ed esperienze da offrire.
La formazione, in definitiva, va concepita come attività di scambio in cui le competenze vengono messe a disposizione di tutti. E’ un processo continuo, utile e anzi necessario a simpatizzanti, iscritti, dirigenti e amministratori, che si fa anche sul campo.
C’è un problema di formazione politica sui macrotemi, volta allo sviluppo di capacita di “visione” e progettazione a lungo termine e si avverte anche l’assenza di attività più semplici, come quelle dedicate alla conoscenza dei meccanismi amministrativi elementari e degli strumenti a disposizione. Infine, la gestione del dibattito è spesso improduttiva e poco stimolante e ci si domanda se, anche qui, non siano utili degli interventi formativi.
Ovviamente c’è un problema di risorse, umane e materiali. Chi fa la formazione? Come si finanzia?
Qui entra in gioco la capacità del Partito, sinora limitata e che va persino oltre il solo aspetto della formazione, di saper attivare delle reti, di saper “stare in rete” e non solo “sulla rete”: rete degli amministratori, dei circoli, delle donne che siano in grado di condividere e diffondere in maniera capillare le buone pratiche e di creare un’anagrafe delle competenze, utile anche nei processi formativi. Rete, ancora, tra Partito, scuola e mondo della ricerca, che garantisca formatori di qualità e un utilizzo di risorse contenuto.

Le nostre proposte
CAMPAGNE POLITICHE: promozione di campagne politiche che stimolino il dibattito e l’azione del Partito sui grandi temi della politica cittadina, regionale, nazionale ed europea.

FORMAZIONE POLITICA: implementazione di un sistema formativo articolato, improntato anche su tecniche formative stimolanti e innovative riguardanti:
- attività di “avvicinamento” dei giovani come laboratori e summer school;        
- temi di carattere amministrativo (corsi di base su procedure e strumenti amministrativi);
- attività di stimolo delle capacità di visione di insieme e delle capacità progettuali (es. corsi interdisciplinari sui grandi temi come sviluppo sostenibile etc.);
- tecniche di gestione del dibattito;
- istituzione di una regia comunale per le attività formative.

FORMATORI E RISORSE: attivazione di forme di finanziamento della formazione, costruzione di una rete tra Partito, scuola, mondo della ricerca e portatori di esperienze esterni, garantendo al contempo la qualità dei processi formativi e un utilizzo di risorse contenuto.

NUOVI METODI DI DISCUSSIONE: introduzione di modalità di lavoro che consentano, nei tempi delle riunioni, la più ampia partecipazione al dibattito.

COMITATO DI INDIRIZZO POLITICO: istituzione di un Comitato, ad elezione indiretta, rappresentativa dei Portavoce di circolo, degli eletti, del Segretario e dei dirigenti con funzioni politiche e organizzative su tesseramento, campagne politiche ed elettorali, congressi etc..

ELIMINAZIONE DEL DOPPIO LIVELLO ASSEMBLEA-DIREZIONE: alla luce della istituzione del Comitato sopra descritto.
 
ANAGRAFE DELLE COMPETENZE: creazione di un’anagrafe delle competenze, che consenta di utilizzare e valorizzare al meglio le professionalità, le conoscenze e le esperienze disponibili.
 
COMITATO DI INDIRIZZO PER LE POLITICHE COMUNALI:

Cosa fa
Principali compiti:
1. Partecipare alle riunioni pre-consiglio. Riunioni non fisse.
2. Definire il pensiero/indirizzo del Partito da portare in Consiglio Comunale sui vari punti all’ordine del giorno.

Chi ne fa parte
Ne fanno parte i Consiglieri, il Segretario o suo delegato, il responsabile del comitato valutazione e il portavoce.

Organizzazione delle riunioni pre-consiglio.
Responsabile delle riunioni pre-consiglio: uno dei consiglieri eletti del Partito. In queste occasioni il consigliere/i consiglieri esporrà/esporranno il punto rilevante all’ordine del giorno su cui si sarà/saranno documentati e su cui sarà necessario deliberare;
uno dei consiglieri:
1. Fissa l’ordine del giorno (ordine del consiglio + varie)
2. Gestisce l’organizzazione e il coordinamento della riunione
3. Individua il verbalizzante
Le riunioni, in base all’ordine del giorno, possono essere classificate in ordinarie e straordinarie o importanti.
Alle riunioni ordinarie partecipa il comitato d’indirizzo o chi lo desidera, a quelle importanti si deve allargare l’invito a tutti gli iscritti o fare delle vere e proprie assemblee pubbliche. L’archivio aggiornato con gli indirizzi mail degli iscritti e dei simpatizzanti è quindi molto importante. Ci devono essere anche delle altre procedure di comunicazione non elettroniche di avviso d’assemblea pubblica.

COMITATO DI SVILUPPO DELLE MOZIONI (O.d.G., interrogazioni e interpellanze ecc…..).
Cosa fa
Comitato di sviluppo che da supporto a chi progetta la mozione, propone l’interrogazione o l’interpellanza. La figura del responsabile del comitato le completa la struttura.

Chi ne fa parte
Membri del comitato di sviluppo sono: il consigliere eletto/i consiglieri eletti, alcuni membri dell’Assemblea Comunale, della Segreteria, un responsabile del comitato di sviluppo.
Formazione dei membri del comitato.
Si propone l’organizzazione di uno o più incontri con esperti del Partito sul tema:
Sviluppo di una mozione
Come individuare un tema che diventa interrogazione o valutazione dei rischi, gestione della comunicazione
Come individuare un tema che diventa interpellanza o valutazione dei rischi, gestione della comunicazione.
Mozioni - Interrogazioni – Interpellanze ecc….
Le mozioni, le Interrogazioni, le Interpellanze, ecc… sono di due tipi: programmatiche (legate al programma delle elezioni comunali) o contingenti (da collegare a sviluppi nuovi e importanti).
Procedura di sviluppo della mozione.
Pianificazione del piano del programma nei 5 anni di amministrazione: presentazione di atti legati a punti del programma con cadenza più o meno regolare. Ci sono circa 12 consigli x 5 anni, 60 occasioni per presentare le nostre iniziative;
Istituzione di una procedura per le mozioni, interrogazioni, interpellanze ….., contingenti in carico al comitato direttivo;
Individuazione del progettista dell’atto: responsabile che la sviluppa;
Presentazione dell’atto, con inserimento nell’ordine del giorno del Consiglio Comunale;
Alla riunione del Consiglio dove è presente nell’ordine del giorno l’atto presentato, necessariamente devono essere presenti i progettisti e i responsabili che hanno contribuito al lavoro preliminare;
COMITATO DEGLI AMBITI POLITICI
Cosa fa
Supporta la politica del Partito e degli eletti fornendo spunto per i diversi ambiti politici;

Chi ne fa parte
Responsabile di singolo ambito;
Questa figura da spazio a tutti, secondo i propri interessi, proprie capacità o conoscenze in determinati ambiti;

I responsabili sono:
referenti di un loro gruppo di cointeressati;
tengono i contatti con i coordinatori dei forum tematici a livello provinciale e regionale;
sono da considerare esperti (anche in formazione) e i consiglieri o eletti devono poterli contattare ed informare in riferimento a temi del consiglio collegati agli ambiti;

Ambiti sono:
Politiche per anziani e sociale.
Esempio di sottoambiti:
Famiglia: provvedimenti ed iniziative a sostegno delle famiglie;
Affari sociali: provvedimenti ed iniziative a sostegno delle attività nel settore sociale;

Politiche dei lavori pubblici e trasporti e mobilità.
Sottoambiti:
Lavori pubblici; Servizio manutenzione: cantiere comunale, giardini comunali, parchi gioco, illuminazione pubblica, manutenzione e conservazione del valore degli immobili di proprietà della Città di Orvieto;

Politiche di sostenibilità ambientale ed ecologica.
Sottoambiti:
Agricoltura;
Tutela ambientale e paesaggistica;

Politiche della scuola e dell’istruzione, delle associazioni e immigrati.
Sottoambiti:
Sport, tempo libero e ricreazione;
Parchi gioco per bambini;

Politiche giovanili e sportive.
Sottoambiti:
Sport, tempo libero e ricreazione, giovani e pari opportunità;

Politiche per il mondo imprenditoriale.
Sottoambiti:
Economia: commercio, artigianato, industria, esercizi pubblici, turismo ed infrastrutture turistiche, zone per insediamenti produttivi;

Politiche per i rapporti con gli enti pubblici.

 

Quanto sopra indicato sarà realizzato attraverso un modello che tenga conto di una serie di elementi di base su cui poter costruire un modello organizzativo che sarà definito attraverso le indicazioni operative, politiche ed amministrative, scaturite da una analisi approfondita e dalla scelta delle linee di azione e delle relative priorità.
L’idea è quella di perseguire l’innovazione anche nell’approccio.
Il Partito Democratico dovrà svolgere il ruolo di filtro per tutte le professionalità interne ed esterne alle Istituzioni che attraverso il Partito intendono contribuire alla costruzione e alla realizzazione del nuovo progetto di Città. A tal fine è possibile immaginare il seguente scenario:
Queste persone, attraverso il Partito, potranno fornire supporto agli Amministratori e saranno reperiti tra tutti i ”volontari” con particolare riferimento anche a coloro intenzionati a candidarsi per svolgere compiti politici di Governo delle Istituzioni. Per questi, soprattutto, è da prevedere la loro applicazione nel progetto quale esperienza fondamentale per comprendere e imparare le problematiche di Governo dell’unità territoriale operativa per eccellenza: Il Comune. Queste persone svolgeranno la loro attività a titolo gratuito e nel pieno concetto di volontariato, con l’obiettivo di costituire un laboratorio di formazione di buoni amministratori da far partecipare alle successive elezioni locali/nazionali. La filosofia è quella della formazione degli aspiranti alla politica attraverso la maturazione di un percorso di servizio allo Stato ed alla società come nello stesso spirito del ruolo del politico. Obiettivo è quello di creare un laboratorio/formazione per la nuova classe dirigente a partire dall’esperienza diretta delle problematiche di governo del territorio e utilizzando in modo sociale e etico le professionalità di queste persone al servizio della Comunità. Di questo potrà e si dovrà dare pubblicità ed è forse un modo fondamentale per riavvicinare la politica ai cittadini ed un modo per i giovani professionisti di farsi conoscere.


COMITATO DI VALUTAZIONE: costituito da persone di indubbio equilibrio, esperienza ed integrità morale ed etica. Avrà il ruolo di osservare il lavoro e l’impegno delle risorse umane del Partito. Dovrà fornire, in prossimità delle elezioni, attenta valutazione e proposta in merito alle candidature e promuovendo il “merito” come elemento fondante.

PORTAVOCE: è l’addetto stampa del Partito; cura i contatti con i giornalisti e scrive comunicati. Si occupa inoltre di trasmettere all’esterno la posizione del Partito. Affianca il consigliere/i consiglieri, il coordinatore o un responsabile di ambito nelle eventuali conferenze stampa. Redige insieme ai collaboratori le lettere informative/il giornalino in base alle linee guida del comitato direttivo.
COMITATO DI COMUNICAZIONE  POLITICA: organizzazione di un sistema di comunicazione bidirezionale che consideri due canali distinti: comunicazione politica e comunicazione istituzionale, attivazione di una struttura ad hoc per l’informazione e la comunicazione riguardante le attività del Partito.
COMITATO DI GESTIONE DELLE COMUNICAZIONI
Membri sono:
Portavoce
Collaboratori del giornalino informativo e del blog/sito web
Alcuni membri del direttivo

Gli strumenti sono:
Sito web e strumenti collaborativi
Blog
Giornalino informativo
Comunicati stampa
Conferenze stampa

RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE: coordina e ottimizza tutte le attività operative del Partito rendendole efficaci e funzionali agli obiettivi e gli indirizzi prefissati.

REDISTRIUBUZIONE DEI CIRCOLI: ridefinizione della distribuzione dei circoli sul territorio comunale, favorendo processi di accorpamento, qualora i circoli ne facessero richiesta e stimolandoli dove necessario, con l’obiettivo della nascita d’identità coese e di comunità politiche attive e accoglienti.

RIORGANIZZAZIONE DEI CIRCOLI: modifiche alla struttura dei circoli territoriali, eliminando il livello del direttivo, valorizzando l’attività assembleare, organizzata dal segretario e dalla segreteria (costituita per ruoli tematici) e coordinata a turno da un Consigliere Comunale che alla fine del suo mandato dovrà elaborare dettagliato “report” sulle attività svolte, le criticità raccolte, le iniziative intraprese per la loro soluzione, le proposte e i progetti avviati.

CIRCOLI: il Circolo è un luogo di dibattito, di elaborazione socio-politica e di realizzazione di progetti mirati al proprio territorio di riferimento. Esso opera in piena autonomia e determina il proprio programma di attività, raccogliendo gli indirizzi politici del Partito Democratico e coniugandoli con le migliori energie della società.

Il Circolo può promuovere dibattiti, seminari, convegni, manifestazioni, corsi di formazione, studi e ricerche, anche in collaborazione con altre associazioni, Enti o Istituzioni, può svolgere propaganda, sostenere il Partito Democratico in ogni consultazione elettorale e promuovere ogni altra iniziativa giudicata idonea al raggiungimento dello scopo sociale.

La regola base del Circolo è la democrazia interna: non ci sono cristallizzazioni interne dovute a cariche gerarchiche, se non l’istituzione delle cariche strettamente indispensabili.

Coordinatore
Il Coordinatore è rappresentato dal Consigliere Comunale a cui viene affidato il Circolo, è responsabile dell’esecuzione degli atti di indirizzo della Segreteria e dell’Assemblea.

Segretario
Tiene i rapporti con Il Partito e coordina le attività del Circolo. Egli è tenuto ad informare i componenti della Segreteria e l’Assemblea sulle attività e sulle variazioni degli incarichi.

Segreteria

Principali Compiti:
1. Incontrarsi per:
2. Organizzare assemblea del circolo in numero di quattro per anno ed individua il verbalizzante.
L’assemblea è pubblica, con invito tramite stampa e passaparola a tutti gli iscritti e non
a. Nell’assemblea il Consigliere/i Consiglieri informa/informano sulle politiche comunali ...
b. Segue una fase di domande e discussioni
3. Sondare le disponibilità dei nuovi e futuri membri del circolo.
4. Individuare ‘collaboratori’ da inserire nella struttura/organizzazione del partito a livello locale.
5. In caso di necessità deve prendere delle decisioni rapide su diversi temi. Per esempio: prese di posizione su argomenti di interesse contingenti.
6. Raccogliere le esigenze di formazione politica e avviare la fase di acquisizione dei collettori.
7. Raccogliere e validare proposte di mozioni contingenti, interrogazioni o interpellanze
8. Supportare chi progetta le mozioni
9. Definire il programma politico ed organizzativo insieme al comitato degli ambiti

Chi ne fa parte
Membri: Consiglieri Comunali del Partito, rappresentante all’assemblea comunale, provinciale e regionale del partito, rappresentante delle frazioni ricomprese nel Circolo, in numero di minimo 5 membri del Circolo. Obbligatorio cercare di soddisfare il criterio delle pari opportunità e mantenere l’organismo ‘leggero’.

 


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