politica

Il Partito Democratico pronto a ripartire. Niente dimissioni e un comitato politico fino al congresso

martedì 30 giugno 2009
di laura

In una Orvieto ancora profondamente attraversata dall'imprevisto risultato delle trascorse elezioni amministrative, in cui al ballottaggio la netta e decisa vittoria del Sindaco manager Toni Concina ha spazzato via una classe politica maggioritaria da 60 anni ma, da molti, non più adeguatamente propulsiva, si è di nuovo riunito nella serata di lunedì il coordinamento comunale del Partito Democratico. Seduta fiume fino alle tre e mezza di notte, clima teso e acceso, a tratti di drammatico scontro, dopo l'auto da fé che, insieme ad altre e complesse concause, ha portato alla sconfitta della candidata del Pd e della coalizione di centro sinistra, Loriana Stella.

Non si sono verificate, come a caldo sembrava inevitabile, le dimissioni del coordinatore Carlo Emanuele Trappolino e della Segreteria, ma si è proceduto a una soluzione che era stata lungamente mediata dallo stesso segretario provinciale, Roberto Montagnoli, nei giorni scorsi: la presentazione di un documento in cui Carlo Emanuele Trappolino ha indicato l'esigenza di tornare sul territorio per capire le ragioni della sconfitta e per far ripartire il processo di costruzione del PD, e la proposta di istituzione di un comitato politico per traghettare il più che provato Partito Democratico di Orvieto fino al congresso di ottobre, comitato che sarà indicato e sottoposto all'approvazione in un'ulteriore convocazione del coordinamento comunale prevista per il prossimo venerdì.§

La proposta è passata con quattro astensioni dopo un dibattito dai toni molto accesi (in cui alcuni hanno comunque chiesto a gran voce le dimissioni) e ha lasciato qualche strascico: con una vera e propria campagna di "detesseramento" lanciata da Gianni Pietro Mencarelli, uno dei più convinti sostenitori di Loriana Stella e delle passate primarie, che già oggi ha riconsegnato la tessera. "In autunno il congresso - afferma Mencarelli nel comunicare la sua decisione - ma con le tessere di chi? Ho già provveduto a riconsegnare la mia tessera, con molto dispiacere, ma convinto più che mai che oltre a gesti teatrali, sia questo l'unico modo per farsi veramente ascoltare dai sordi. Ringrazio  tutti quelli con i quali ho collaborato fino ad oggi e spero di incontrarli di nuovo nella battaglia per una politica pulita, dalla stessa parte, contro un avversario forte ed autorevole". 

Quella forza e quell'autorevolezza che il Pd, da una nascita per sommatoria mai sedimentata e amalgamata, non è ancora riuscito a conquistare, perdendo anzi buoni punti in percentuale. Tre le cause della storica sconfitta di Orvieto individuate nel documento di Carlo Emanuele Trappolino: l'incapacità di governare il cambiamento e la fallimentare proposta di leadership; le divisioni interne al partito, sanzionate dai cittadini con il voto; il generale spostamento a destra del Paese che si è manifestato anche sulla Rupe.

"Con le elezioni comunali del giugno 2009 - ha esordito Trappolino nel suo documento - si chiude il lungo ciclo dei governi di centrosinistra. Con esso, tramontano una politica di intermediazione sin troppo dipendente dalle scadenze amministrative, e un'élite che per molti anni ha interpretato senza plasticità questo schema. Non vengono registrate con sufficiente rigore le trasformazioni sociali e strutturali, né gli effetti di queste sul blocco sociale che assicurava la tenuta della nostra proposta politica. Abbiamo coltivato noi stessi, con politiche che meriterebbero ben altro approfondimento, quelle rendite che hanno scelto in questa occasione un'opzione politica differente. Alla fine, siamo stati percepiti come i custodi della conservazione".

"Abbiamo pensato che più partecipazione e più libertà di espressione - sottolinea ancora il coordinatore - fossero la soluzione che ci avrebbe esonerato dal confronto con le grandi questioni del presente e del futuro, con l'asprezza della vita materiale, le sfide della globalizzazione, il bisogno di informazione, la sicurezza, la qualità dello sviluppo e il lavoro. E se è pur vero che il tema della democrazia è il tema centrale di una politica finalmente rinnovata, non possiamo prescindere dal fatto che ci vuole anche l'efficacia. Le persone debbono sapere che stiamo parlando di loro, che ci rivolgiamo alle classi popolari e produttive orvietane. Dobbiamo quindi tornare sul territorio, con umiltà. Dobbiamo tornare sui luoghi della vita e del lavoro. Per ascoltare, certamente, ma anche per studiare. E per proporre. Perché la politica, se non vuole tradire la sua passione umanistica, deve anche avere l'ambizione di interpretare il cambiamento per guidarlo".

Un'ammissione di fallimento, dunque, e di un deficit di proposta. Che bypassa le faide interne - quella sindrome dell'animale ferito e della vendetta che da troppi anni sconvolge, pur nelle sue mutazioni, il partito erede del PCI, del PDS e dei DS spalmandola, negli ultimi eventi, fin sull'ex Margherita - con l'incitamento a "fare il Partito Democratico" piuttosto che "innalzare patiboli"; con l'esortazione a una "ripartenza autentica", accompagnata da senso di responsabilità e chiarezza di obiettivi, da una politica volta a "preoccuparsi del mondo e non delle sedie della classe dirigente". Il problema è quello di riconquistare la fiducia della società orvietana tornando sul territorio, di ricostruire, ormai dall'opposizione, "il nesso incrinato" tra centrosinistra e società cittadina.

Per ripartire vario l'insieme delle proposte: un comitato politico di cui farà parte, "per garantire coerenza", anche il gruppo del PD in consiglio Comunale, l'istituzione di tavoli tematici permanenti per ristabilire il rapporto tra Partito e società orvietana e per valorizzare le intelligenze diffuse sul territorio, un' "Anagrafe delle competenze" accessibile agli iscritti per valorizzare le risorse disponibili e favorire percorsi di crescita e di responsabilità, la costituzione di un gruppo di studio sul mutamento sociale, un nuovo patto con l'elettorato per recuperare il rapporto di fiducia con gli elettori del Partito Democratico basato su una rete significativa di relazioni, un piano di comunicazione "per uscire dall'autoreferenzialità della politica, evitando sia la propaganda sia l'afasia di chi teme la pubblicizzazione delle idee".

Una strategia di recupero che non sarà certo facile perché, come non è stato forse evidenziato abbastanza nelle tante e variegate analisi della sconfitta di questi giorni, pur se il centrosinistra rimane maggioranza in Consiglio Comunale, perde un 10% politico rispetto alle precedenti amministrative, e questa è un'inequivocabile bocciatura non solo della leadership scelta, che è stata punita con il voto disgiunto prima e poi con la rivolta di massa del ballottaggio, ma anche di un'intera classe dirigente e della politica amministrativa degli ultimi cinque anni. Una ripartenza che rischia di non essere credibile, semplicemente perché riparte, dopo due anni e mezzo buoni in cui il PD è rimasto avvitato nei contrasti interni, esattamente da dove doveva partire il PD. Intorno, le vicende tutt'altro che facili degli alleati di centrosinistra a cui il PD intende continuare a fare riferimento ma che, ad esclusione di Gialletti per Sinistra e Libertà, non sono riusciti a far entrare alcun candidato in Consiglio Comunale.

L'anatra zoppa di cui tanto si è discusso in questi giorni, è molto meno zoppa di quanto si teorizzi. E non tanto perché qualcuno intenda fare l'altrettanto discusso salto della quaglia, quanto perché non occorre. Disponibilità a collaborare ai buoni progetti è già arrivata dal PdCI e, specie in vista dei risultati del congresso, altri gruppi consiliari potrebbero formarsi naturalmente e dichiarare il loro appoggio all'azione amministrativa di Concina, specie se, come sembra, il Sindaco varerà un esecutivo competente ed equilibrato.

L'ansia di confronto, di rinnovamento e di innovazione di una parte del PD, che sembrava uscire vittoriosa dalle primarie, si è interrotta con il sogno infranto di Loriana Stella. Spezzato dal risultato schiacciante del ballottaggio, ma incrinato, ancor prima, dai soliti compromessi della formazione delle liste e dalla rimozione dell'esperienza civica di Orvieto capace di futuro. Bisognava osare di più, era un rischio ma andava giocato fino in fondo, tanto più che la Stella non poteva contare,  per la sua provenienza e per quel poco di politica che ha chiaramente esplicitato (la ridefinizione del rapporto con il credito, quella delle convenzioni strategiche, il radicalismo ambientale di alcuni alleati), sull'appoggio del ceto imprenditoriale e borghese. E triturato dalle primarie stesse: non tanto per averle fatte, come alcuni sostenitori di Mocio, dentro e fuori il PD, affermano, quanto per non averle sapute gestire in modo civile e democratico. Del resto la ricandidatura di Mocio, anche se con lui si fosse vinto (ma non dimentichiamo che una buona parte della coalizione con lui non era disponibile all'alleanza), non avrebbe certo garantito il rinnovamento ma lo status quo, dunque nulla di quel cambiamento e di quel bisogno di innovazione che l'elettorato, anche in modo spontaneista e talvolta più per protesta che per convinzione, ha espresso.

Ora, nella nuova veste di oppositori, il cambiamento è già avvenuto, è costituzionalmente in atto, innovazione e progettazione si rendono necessarie, pena l'estinzione, per forza di cose. In quella che viene letta come una catastrofe - la disfatta del centro sinistra dopo 60 anni - proprio dall'alternanza e da una sana, umile azione di opposizione potrebbe fruttificare il seme per un nuovo modo di fare politica. Zero cariche e zero prebende negli enti di primo e secondo livello scoraggeranno i professionisti della politica e gli appetiti fini a se stessi; la necessità dell'azione ispettiva renderà più vivi e competenti i consiglieri eletti, specie quelli di nuova nomina; la giusta ambizione ad esserci e contare potrebbe dare occhi, orecchie, fiato e gambe a chi, nei più semplici unanimismi di maggioranza, tenderebbe ad appiattirsi sulle decisioni di Sindaco e Giunta. La spinta a contrapporsi, a brillare, se ci fosse, potrebbe contribuire a una progettualità ritrovata.  

Il comunicato ufficiale del PD

Per ripartire democratici. Il documento di C.E. Trappolino