politica

Appunti programmatici: Orvieto nell'Umbria migliore

sabato 15 novembre 2008
............. 3. Le prospettive programmatiche del PD di Orvieto Il ragionamento più recente attorno ai processi di internazionalizzazione delle imprese italiane e umbre apre uno spazio nuovo per collocare Orvieto e la sua specificità sociale, culturale ed economica all’interno di processi di mutazione che avvolgono i luoghi e i territori del pianeta. “Una moderna economia delle città - ha detto Bruno Bracalente in occasione della Conferenza Programmatica regionale del PD - di città proiettate nel mondo, è un’altra decisiva opportunità di inserimento in reti nazionali e internazionali per un grande numero di piccole imprese di tutti i settori: da quelle che operano nell’alta tecnologia a quelle legate al turismo, e in particolare al turismo culturale, dall’agricoltura dei prodotti tipici alle libere professioni”. La dialettica di flussi e di luoghi, le forme di governance di opzioni globali e risorse locali, trasformano le città in “porti ideali” per andare alla scoperta del mondo e connettersi con quelle trame della modernità più avanzate e più dense di occasioni. Un’opportunità straordinaria perché Orvieto può già vantare un “rango” internazionale di eccellenza. Merito della storia ma anche di capacità espresse in tempi più recenti. Basti pensare, ad esempio, alla rete internazionale delle CittaSlow al cui centro si trova proprio Orvieto. Oppure, alle reti lunghi percorse dai nostri prodotti migliori: dall’elettronica al comparto agroalimentare passando per la meccanica e la meccatronica, il tessile di qualità, le risorse culturali e monumentali. È il tempo della consapevolezza, è il tempo di muovere la città che vuole competere e vincere le sfide; tempo dell’innovazione e dei talenti, dei giovani e di una sfida che può essere vinta con il coraggio e creatività. “Su molti di questi terreni – dice ancora Bracalente - la competizione è aperta a tutti, la sfida della internazionalizzazione riguarda tutte le città: grandi, medie e piccole; singolarmente o, meglio, associate tra loro. Ciò che conta è la capacità di pensare strategicamente allo sviluppo futuro: uno sviluppo non più fondato sulla dilatazione delle città, sulla moltiplicazione di periferie, sul consumo del territorio; ma fondato sull’inserimento in quelle reti nazionali e internazionali di qualità”. Orvieto è al centro di un rete locale di risorse e di qualità. Deve quindi poter adempiere ad un funzione ordinatrice e trasferire con sé nel mondo quei “grappoli” di borghi che punteggiano l’intero territorio. Un compito da svolgere senza pretese egemoniche e con la volontà tenace di fare sistema. E se il termine di riferimento è il Comprensorio orvietano nel suo complesso (per ragioni storiche, culturali e politiche), ciò non deve far dimenticare il territorio dell’Alta Tuscia e della Bassa Toscana, anch’esso storicamente affiancato ad Orvieto. Con la realizzazione dell’Aeroporto di Viterbo e l’ampliamento del Porto di Civitavecchia i flussi potranno muoversi anche verso oriente, toccando quindi le nostre terre. È urgente una “politica dei confini” per superare sbarramenti istituzionali spesso inibitori di occasioni di sviluppo. Pensare strategicamente allo sviluppo futuro significa lavorare su quegli asset che muovono e muoveranno il mondo. Elementi connessi alla qualità della vita e al welfare, ai servizi per le donne e per l’infanzia, ai “beni collettivi”, alle strutture di formazione, al protagonismo dei soggetti, alla libertà di agire e intraprendere. Una nuova stagione dove la qualità sia di tutti e dove la normalità della vita quotidiana sia l’eccellenza vantata al mondo, fattore di attrazione delle persone e delle imprese. Una città e un territorio dove “si vive bene” e dove le diverse istituzioni concorrono alla creazione di questo stato di cose; una città e un territorio naturalmente predisposti ad accogliere esperienze più significative della “wellness economy”. Attorno a questi nuclei di opportunità il territorio di deve dotare di adeguati strumenti. A partire dalla costituzione e valorizzazione del capitale umano, dalla formazione, dalla valorizzazione dei saperi artigianali e pratici, dai servizi alle imprese, da una rete commerciale all’altezza, dalla diffusione di saperi linguistici atti ad accogliere i flussi del mondo, da una pubblica amministrazione efficiente e snella, da un uso del territorio più consapevole delle “armonie” necessarie al mantenimento delle nostre risorse strategiche, dalla disponibilità degli istituti di credito ad accompagnare la crescita del tessuto economico e sociale scommettendo sulle attività più innovative e più capaci di futuro. 3.1 Un partito per l’innovazione politica, sociale, economica, culturale Il Partito Democratico nasce per rinnovare la politica italiana, umbra e orvietana . Proprio in virtù di questa missione e di un percorso che ha consentito di raccogliere energie in precedenza disperse, oggi il PD è chiamato a tracciare vie nuove, consapevole delle complessità e degli scenari in mutamento, di un nuovo assetto sociale e produttivo, delle grandi sfide della globalizzazione. Sarebbe del tutto incomprensibile, anche a livello locale, rinunciare al coraggio e alla bellezza del cambiamento, optando per logore risposte o per modelli del tutto inadeguati. Di questo cambiamento il PD vuole essere il protagonista. Il PD si rivolge alla città mettendo a disposizione la propria capacità di progetto e la propria idealità, consapevole che la sfida dell'innovazione sociale, economica e culturali si vince assieme alle altre forze politiche, agli imprenditori capaci di competere, alle organizzazioni sociali e di categoria, alle realtà del volontariato, del terzo settore e dell'economia civile. Si vince assieme alle donne e ai giovani, le vere risorse già presenti sul territorio e che attendono di essere chiamate. Un partito che vuole rappresentare il nuovo deve abbandonare quello che Ilvo Diamanti chiama “modello cortigiano” . Questa ambizione si misurerà a partire dalle persone, da una classe dirigente rinnovata che vuole scommettere con la città sulla propria capacità di portare a compimento quel progetto su cui chiede fiducia. 3.2 Un partito e un governo per tenere assieme la società Il Partito Democratico, per storia, diffusione e cultura è chiamato a elaborare proposte politiche e programmatiche capaci di tenere assieme la complessità della società orvietana, mettendo ordine alle priorità e privilegiando anzitutto la creazione di “beni collettivi”, veri motori dello sviluppo locale e del benessere. Se la politica vuole svolgere il proprio ruolo con autorevolezza, deve avere la forza di opporsi a quegli interessi ritenuti buoni solo perché hanno la leva del comando. Tenere assieme la società vuol dire anche mettere al centro dell'azione politica e di governo un welfare dei diritti e delle opportunità, non meramente risarcitorio o caritatevole, pronto ad affrontare il cambiamento e la modernizzazione. Un welfare per accompagnare una società in mutamento, le opportunità di occupazione e formazione, i momenti di cura e di prevenzione. Un’occasione di modernizzazione è offerto dalla pianificazione strategica. Uno strumento di governance che include non solo le organizzazioni di rappresentanza delle principali categorie economiche e sindacali, ma si estende a un più vasto insieme di soggetti legati all’associazionismo sociale, culturale, ambientalista. Uno strumento che consente di affrontare i problemi di coordinamento tra i diversi livelli istituzionali in maniera più efficace. 3.3 Un partito della responsabilità e dei valori In Italia il ricambio della classe dirigente procede lentamente. Ciò non riguarda solo la politica ma anche l’imprenditoria, le organizzazioni di categoria e sociali. Per questo a Orvieto abbiamo chiesto “un atto di generosità” alla classe dirigente del PD con maggiore esperienza al fine di incentivare la promozione di una classe dirigente più giovane, faticosamente protesa alla ricerca di un nuovo pensiero, di una nuova etica, di una diversa sensibilità politica. Un processo che sappiamo difficile e disagevole, al dispiegamento del quale sono necessari i tempi adeguati.. Il PD ha bisogno di valorizzare tutte le esperienze, specialmente quelle maggiormente inclini alla cooperazione leale, alla condivisione delle conoscenze, alla trasparenza, alla capacità di fare squadra per valorizzare i talenti e i meriti politici e amministrativi. Cos’è un partito, se non un sistema democratico la cui classe dirigente lavora per produrre un suo superamento in vista di un futuro che esigerà menti e occhi più adeguati e reattivi? Cos’è un partito, se non un progetto collettivo che scambia i saperi tra le generazioni? Il Partito Democratico trae origine e forza nella partecipazione popolare. Dar voce alla gente non è un atto di deresponsabilizzazione politica del governo, è al contrario una grande prova di forza, autorità e senso etico del proprio ruolo politico. Ascoltare i cittadini, coloro i quali hanno dato mandato ai dirigenti di questo Partito di organizzare e produrre idee, è doveroso ed onesto nei confronti dello statuto stesso del PD: non è un atto di generosità, è un atto dovuto. 3.4 La nostra politica nella “società multipolare” La vivacità e la capacità di autorganizzazione della società orvietana esibisce i tratti di una modernità di grande interesse su cui la politica, spesso autoreferenziale, deve riflettere. C’è da prendere atto della possibile dislocazione politica di ceti sociali e figure produttive non più incapsulabili all’interno del modello storico dell’Umbria e del Centro Italia. La scomposizione delle forze produttive, l’emergenza di nuove figure professionali, la crescita del lavoro autonomo e l’erosione delle basi di consenso “collaterale” profilano un quadro che necessita d’essere affrontato con strumenti adeguati. Il tema è quello della rappresentanza - che diviene sempre più particolaristica - e di conseguenza sulle forme di democrazia e sui processi di formazione delle decisioni pubbliche. 3.5 Per fare una classe dirigente C’è un’idea dell’esercizio del potere non più adeguata alla complessità di una società multipolare e cioè quella secondo cui ad un solo individuo si possono delegare lo studio e le decisioni di governo. In Italia la storia recente dei sistemi elettorali riflette una sorta di colossale ripensamento. Coesistono, infatti, diversi modelli per diversi esiti politici: all’elezione diretta del sindaco, del presidente della provincia e della regione si affianca quella tutta centralistica della formazione delle liste per il Parlamento per mano delle segreterie dei partiti. Con l’elezione diretta del sindaco si sono stabilizzate le amministrazioni locali, per decenni oggetto di fluttuazioni continue, e si è assegnata al primo cittadino un’ ampia facoltà di decidere. Così facendo, si è dato mandato ad una figura istituzionale di esaurire l’intero campo della politica, ridotta ora al solo esercizio amministrativo. Risultato: tutto viene commisurato al mandato del sindaco e ciò che lo scavalla viene spesso derubricato. È la politica del “tempo corto”. Il PD orvietano deve misurarsi con l’esigenza di coniugare efficienza amministrativa, certezza delle decisioni, autorevolezza dell’esecutivo e del sindaco, partecipazione, governance. In questo plesso si misura la qualità di una classe dirigente nel condividere e lavorare senza l’ansia della performance a breve termine, sulla formazione e sui curricula delle figure destinate a ricoprire incarichi di responsabilità 3.6 Partecipazione e democrazia La situazione del tutto eccezionale verificatasi ad Orvieto nel corso di questi ultimi anni non ha lasciato ampio spazio a innovazioni per quel che riguarda le forme della partecipazione pubblica e politica. Per diverse ragioni, lo stato di emergenza è diventato la normalità. Il verificarsi di circostanze eccezionali non possono nondimeno assunte a modello e debbono essere presto superate attraverso un generale ripensamento delle deleghe, del funzionamento degli uffici e dell’uso delle risorse intellettuali presenti all’interno del partito e dentro le diverse amministrazioni. Il Partito Democratico deve avere l’ambizione di raccogliere, senza pretese egemoniche, l’intelligenza collettiva e le reti di competenze, ricongiungendo il governo della città con le professioni liberali, il mondo della scuola, i settori del welfare, l’imprenditoria innovativa, le organizzazioni sociali, il mondo dei giovani. Siamo dinanzi ad una città multipolare che necessita di una governance nuova e in cui gli interessi in campo siano declinati secondo i criteri dell'interesse generale. Alla politica spetta di orientare l’azione dell’amministrazione pubblica al fine di dare priorità agli strumenti di monitoraggio e partecipazione. 3.7 Uguaglianza delle opportunità e libertà Mettere il welfare delle opportunità al centro dell’azione amministrativa, lavorando affinché i talenti e i meriti possano essere riconosciuti senza per questo alimentare la crudeltà degli spiriti animali, è compito del Partito Democratico. Attraverso il welfare delle opportunità noi mettiamo al centro della società una versione più autentica dell’uguaglianza. Questo significa garantire a tutte le persone adeguate “capabilities” tali da realizzare il proprio progetto di vita. Questo significa promuovere e incentivare i “beni collettivi”, i “beni comuni”, i “saperi condivisibili”, i “servizi di eccellenza”, percorsi di inserimento al lavoro per soggetti svantaggiati. Significa rivendicare una sanità in grado di rispondere alla sfida della demografia (25,4% di anziani con oltre 65 anni) e servizi sanitari coerenti con i bisogni di salute dei cittadini. Significa mettere al centro della società la persona e le famiglie. Il principio a cui ci riferiamo è quello della sussidiarietà orizzontale. Lasciar fare alle persone, ai gruppi, alle realtà sociali ed economiche, quello che le Istituzioni non possono e non debbono fare. 3.8 I nuovi bisogni sociali Le vecchie disuguaglianze economiche rischiano di sommarsi e quelle nuove, generate da una società poco mobile che premia la “rendita” assegnata dal contesto in cui si nasce e resta poco incline a riconoscere i meriti e i talenti. La rimozione degli impedimenti alla realizzazione delle proprie capacità e della propria libertà passa, anche a livello locale, per la disponibilità di “beni collettivi” in grado di promuovere e sostenere i percorsi di creatività e scelta individuale. L’elevato numero dei pendolari, la presenza di numerosi nuovi insediamenti di persone con alta qualifica professionale, la crescita di una nuova generazione di giovani secolarizzati pongono quesiti inediti che vanno aggregati alla crescente quota di ultrasessantacinquenni. (…) Anziani - Per quest’ultimi, il Partito Democratico deve avere l’ambizione di promuovere una vita facile, sotto il segno dell’inclusione e della qualità, della mobilità cittadina e della messa a valore delle risorse intellettuali e delle esperienze. Donne - Tra i nuovi bisogni sociali, quelli delle donne al lavoro chiamano fortemente la politica al suo ruolo di indirizzo. Tra le misure da mettere in campo, quelle legate alla conciliazione tra cura e lavoro restano centrali, anche nell’ottica di una ripartizione paritaria delle responsabilità tra uomo e donna, per sbloccare la demografia e l’economia. La politica deve incentivare le donne al lavoro attraverso adeguati servizi all’infanzia, tali di garantire la possibilità di poter realizzare il proprio progetto professionale. Infanzia – L’uguaglianza delle opportunità comincia dai servizi per l’infanzia. La stragrande maggioranza delle ricerche concordano sul fatto che i bambini che frequentano buoni asili (soprattutto i bambini che nascono in famiglie svantaggiate) hanno maggiori probabilità di sviluppare capacità e talenti, di iniziare col piede giusto il proprio percorso di vita; (…) Integrazione / immigrazione – La società italiana ha bisogno degli immigrati. Già oggi il 9% del PIL viene prodotto da lavoratori stranieri mentre in Umbria il 10% della popolazione. A Orvieto, gli stranieri residenti rappresentano il 6% della popolazione. Sebbene possiamo già vantare un buon grado di integrazione, non possiamo dimenticare che si tratta di un obiettivo da conquistare con grande tenacia e saggezza. A cominciare dalle scuole, anzitutto, ma anche attraverso un sistema di rappresentanze istituzionali. Sicurezza – La sicurezza fa parte del complesso delle qualità sociali ed urbane e non può essere separata dalle politiche di integrazione e di coesione. Tuttavia, è necessario rafforzare i presidi e la vigilanza sul territorio attraverso di cooperazione tra forze dell'ordine e polizia municipale. L’associazionismo – La vitalità dell'associazionismo orvietano è espressione di una profonda cultura civica e creativa che va accompagnata nel suo sviluppo senza pretese egemoniche o collateralismi di sorta, anzi, cercando in quel mondo motivi fecondi di innovazione sociale e culturale. In tal senso, è auspicabile verificare la possibilità di mettere in rete servizi, risorse e spazi comuni. Per governare la complessità dei nuovi bisogni è necessario predisporre un nuovo strumento di governance. Pensiamo quindi ad un “osservatorio della qualità sociale” al quale possano concorrere il mondo del welfare, le diverse articolazioni delle istituzioni, i soggetti preposti alla pubblica sicurezza. 3.9 I soggetti dello sviluppo, i soggetti della città Con quali soggetti vogliamo realizzare il nostro progetto? Chi sono coloro con cui vogliamo immaginare il futuro? Qui si decide la nostra credibilità. Il vecchio sistema della distribuzione delle briciole non funziona, così come non funziona più l’idea che si possono governare le tensioni degli interessi forti attraverso trattative riservate. Gli interessi economici – vettori di crescita - debbono invece emergere alla luce del sole. Per questo è importante una pianificazione strategica dello sviluppo per coordinare, attraverso accordi foemalizzati, soggetti pubblici e privati in vista del conseguimento di obiettivi condivisi. Per questo è importante ragionare, in determinati settori, su strumenti di perequazione e di compensazione. I soggetti dello sviluppo sono quindi da individuare in quegli imprenditori che operano su prodotti ad alto contenuto cognitivo, imprenditori che operano sulla qualità dei prodotti agroalimentari o sui posizioni di nicchia(…) conquistati grazie alla qualità; imprenditori dei settori tradizionali ma disponibili a sperimentare diversificazioni sostenibili e coerenti con il nostro modello di sviluppo; imprenditori che scommettono sulla qualità del lavoro, sui giovani, sui talenti, sulle risorse umane del territorio e capaci di fare squadra, costruire reti per portare le qualità orvietane sui mercati globali; Soggetti dello sviluppo sono i professionisti, i lavoratori autonomi che hanno scelto di scommettere sulle proprie risorse e le proprie competenze ai quali il destino della città e comunità non è estraneo; sono i giovani con talenti e capacità, che hanno voglia di fare e che attendono d’essere misurati in base al loro merito; Soggetti dello sviluppo sono gli istituti di credito e, segnatamente, la Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto, con la quale va aperto un ragionamento aperto che, nel rispetto delle reciproche missioni, possa delineare una condivisione di proposte e obiettivi; 3.10 Ambiente, sviluppo, qualità della vita L’ambiente non può essere una variabile elastica da evocare secondo le convenienze. Nell’Orvietano, la qualità ambientale è centrale perché concorre alla creazione di quel particolare valore che non è solo paesaggistico o estetico ma che si incorpora, diventando monetario, nei valori immobiliari e nell’appeal attrattivo del territorio. L’ambientalismo del fare, che il Partito Democratico ha voluto tematizzare al fine di superare la cultura del “no” tipica di molti ideologismi verdi, deve significare regole certe e programmazione, visioni condivise e partecipazione. Non si tratta di fermare i “motori” dello sviluppo ma di stabilire un governo dell’ambiente d’intesa con i diversi interessi rappresentanti dall’economia e dalla società. Bisogna individuare, con chiarezza, le priorità che riteniamo non disponibili in fatto di qualità ambientale, a cominciare dall'uso parsimonioso delle risorse non rinnovabili o comunque soggetti ad un consumo eccessivo: l'acqua, ad esempio, ma anche il territorio, “la più grande opera pubblica dell’Italia e delle nostre città”. Un valore, quest'ultimo, che rischia di essere dissipato. Non si tratta di fermare i motori e di smettere di costruire ma: costruire meno e meglio pretendendo di più, in termini di “qualità”, da chi realizza investimenti urbanistici nelle nostre città; (b) puntare di più sul recupero, manutenzione, conservazione, messa in sicurezza e riqualificazione dell’immenso patrimonio esistente (a partire da quello dimesso); (c)ripensare la città pensando prima alla rete e struttura dei suoi servizi e spazi pubblici e poi agli spazi da riempire e non viceversa; puntare su un’edilizia ecosostenibile o bioecologica quella che non “consumi” ma che “produca” energia pulita. Quella che creerebbe nuovi settori di lavoro e più occupazione. Quella che aiuterebbe moltissimo a ridurre i consumi energetici da combustibili fossili, le emissioni e a riqualificare – perché no - un settore industriale in crisi come quello dell’industria delle costruzioni. Una grande opportunità per le imprese dell’Orvietano è data dal recupero del grande patrimonio edilizio che insiste sul demanio regionale gestito dalla Comunità Montana “Monte Peglia e Selva di Meana”. Oltre cento strutture rurali, in gran parte fatiscenti, attendono di trovare una destinazione. Quella potrebbe essere l’occasione per coniugare edilizia sostenibile, rivitalizzazione dell’area e attrazione di investimenti dall’esterno. Il recente DDL approvato dalla Giunta regionale dell’Umbria (“Sostenibilità ambientale degli interventi urbanistici ed edilizi”) va in questa direzione promuovendo “nuovi criteri progettuali orientati all’edilizia ecologica, allo sviluppo sostenibile ed alla tutela della salute umana, capaci di conciliare la salvaguardia delle risorse naturali con il confort abitativo”. Il DDL prevede la certificazione ambientale obbligatoria per gli interventi pubblici e su richiesta per i privati e rappresenta lo strumento per valutare il grado di sostenibilità di un intervento edilizio. L’obiettivo della raccolta differenziata con le percentuali indicate dal nuovo Piano Regionale dei Rifiuti deve essere colto nella sua pienezza. È importante dare un segnale non equivoco e rigoroso, perché dal raggiungimento di quell’obiettivo passa la credibilità di altre misure tese ad affermare una cultura della sostenibilità ambientale. Relativamente alle ipotesi industriali inerenti l’attività della discarica “Le Crete”, la prospettiva è quella di sostenere le iniziative pienamente compatibili con la risorsa territorio e con suoi valori di qualità. Anche sul tema delle energie rinnovabili il settore pubblico, grazie ad un combinato di provvedimenti, può sostenere una decisa spinta all’innovazione. Il mix di misure previste dall’asse III del POR FESR già può indicare le strade da percorrere in questa direzione (risparmio energetico, efficienza energetica, produzione di energia da fonti rinnovabili). Sul tema delle energie rinnovabili, una particolare attenzione va posta al segmento delle centrali a biomasse che debbono essere sempre e comunque commisurate alla disponibilità delle produzioni locali. Utili indicazioni possono essere invece tratta dall’implementazione del progetto KLIMA della Comunità Montana “Monte Peglia e Selva di Meana” che ha approntato una ricognizione delle risorse disponibili in materia di energia rinnovabile sul territorio orvietano. Lo sviluppo della filiera corta agroalimentare attraverso politiche congiunte di promozione e di sostegno può caratterizzare meglio Orvieto e la sua immagine di capitale delle Cittaslow. Tali misure, a favore delle produzioni locali, possono contribuire alla permanenza di un’attività agricola piccola e tuttavia significativa sul territorio, al recupero di un’alimentazione più salutare e offrire un motivo di “consumo etico e ambientalmente sostenibile”. Per quel che riguarda l’attività estrattiva sul territorio orvietano, è necessaria una sintesi tra una visione dello sviluppo sostenibile, uso sostenibile del territorio e il senso di responsabilità nei riguardi dell’intero comparto, nella prospettiva di favorire una graduale riconversione e differenzazione produttiva, definendo con chiarezza i luoghi dove circoscrivere la presenza di tale attività. 3.11 Trasparenza e accesso alle informazioni La qualità della comunicazione fa la qualità della politica e la qualità della politica fa la qualità della comunicazione. Questa simmetria deve essere messa al centro di una nuova concezione della politica, al pari del welfare. Comunicazione per dare spazio a quel “senso comune” democratico che può fecondare una nuova stagione di trasparenza, partecipazione, impegno civile. In particolare, le tecnologie digitali, il world wide web, i social network possono dare opportunità di partecipazione ad una moltitudine che pare in cerca di rappresentazione politica. Comunicare vuol dire praticare la democrazia reale, eliminare le asimmetrie informative, concorrere alla diffusione delle opportunità. Vuol dire esercitare un controllo e consentire ai cittadini di misurare la capacità degli amministratori. La comunicazione pubblica deve diventare una priorità politica poiché misura dell’uguaglianza e delle pari opportunità. 3.12 La cultura, la formazione, i saperi L'epoca nuova dovrà misurarsi con questi tre elementi, così come una città che vogliamo dentro le reti nazionali e internazionali non potrà che essere fondata su di essi e da essi profondamente innervata. Ecco la ragione per cui dobbiamo fare di Orvieto una “città che impara” e non solo per quel che riguarda la formazione universitaria e post-universitaria ma anche per quel che riguarda il mondo non accademico della formazione superiore, professionale, artigianale. Una “città formante” dal quale trarre opportunità per i nuovi lavori o per i lavori del nuovo secolo. In tal senso, l'accreditamento del Centro Studi e dell'Associazione TEMA come agenzie formative rappresentano un strumento importante grazie al quale incrementare l'offerta delle partecipate. La questione della scuola, tornata d’attualità in questi tempi per via dei tagli imposti dal governo, deve tornare ad essere centrale nelle politiche di sviluppo e di programmazione poiché è nella scuola che si costruiscono le opportunità concrete di emancipazione e di mobilità sociale. 3.13 La “moralità” del bilancio e l’etica pubblica Per noi il rigore dei conti pubblici rappresenta un elemento di eticità nella politica. Rigore inteso come rispetto per i cittadini e per il mandato espresso. Governare i conti pubblici in maniera etica significa non trasferire su altri i costi fuori quota; significa non far pagare alle generazioni future ciò che si consuma adesso per alimentare il nostro egoismo.

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