politica

L'aggiornamento delle linee di governo del sindaco. Il documento

martedì 20 giugno 2006
Il World Economic Council di Davos (marzo 2006) ha posto all’attenzione del mondo principalmente tre temi: innovazione, globalizzazione, innalzamento dell'età media dei lavoratori. A Davos si è discusso in termini di macrosistemi e di macroeconomie, ma i temi sono perfettamente coerenti con le nostre problematiche quotidiane di piccola, ma importante città d'Italia e riflettono i cambiamenti che negli ultimi anni, in modo sempre più rapido, hanno condizionato la nostra vita; temi e progetti puntuali che sono alla base del Programma di Governo della città di Orvieto, a mo’ di scenario “globale” in cui doverosamente si applica l’azione “locale”. Al centro delle nuove politiche urbane non c’è più solo la competitività, ma sempre più l’abitabilità. Lo sviluppo lento è oggi una chance sempre più concreta per gli ex territori marginali e le piccole città, compresa la nostra. Non lo diciamo in modo autoreferenziale: sono i numeri che parlano, quelli macro e quelli micro economici. E’ sotto gli occhi di tutti – le conferme, se ce ne fosse bisogno, vengono dal Censis, dall’Istat e dagli stessi osservatori internazionali – che le piccole o medie città del Centro Italia, tra cui Orvieto, sanno “sopportare” meglio la congiuntura economica e sociale finora non favorevole all’Italia - e per estensione relativa all’Europa - che ci ha visto nell’ultimo quinquennio oggettivamente regredire nella scala dei valori misurata in termini di Pil rispetto ad Usa ed estremo Oriente. Ma quasi in ottemperanza alla legge del contrappasso, negli anni di “crisi di crescita” si è affermato un nuovo approccio culturale e scientifico, di cui sono parzialità e specchio l’esperienza di Slow Food e di Città Slow: dal cibo all’agricoltura, dall’agricoltura al territorio, dal territorio all’abitato, la città slow è oggi al centro di territori lenti e consapevoli. Sono sempre più numerose, infatti, le istanze sociali, culturali, economiche e politiche che intravedono un futuro a crescita “zero”, fatto di una sommatoria di “qualità”, con al centro l’ambiente, la qualità della vita, la cultura. E allora, è evidente a tutti che non può esservi programmazione di nuove qualità in città e campagna senza sostenibilità. Il World Economic Council di Davos ha finalmente chiarito che il mondo ha riserve petrolifere facilmente sfruttabili per soli 40 anni e che per la prima volta nella storia l´Asia nel 2005 ha consumato più energia del Nord America e dell’Europa. Il boom economico di Cina e India è destinato poi ad esercitare una pressione drammatica sulle risorse del pianeta e la voracità per le materie prime dei due paesi è destinata a ridisegnare gli equilibri dell’ambiente, della geoeconomia mondiale, dei mercati finanziari. L’epoca in cui viviamo necessita, certo, di grande competenza e di grande coraggio (anche politico) per scongiurare ogni tipo di “catastrofi innaturali”. E’ oggi più che mai tempo di “sviluppo eco-sostenibile”. Come sappiamo numerose ed importanti sono le sfide che il sistema economico internazionale ha davanti a sé: tra queste, lo sviluppo vertiginoso dei giganti asiatici; il rapido cambiamento degli scenari e degli equilibri politici e sociali; la crescita dei gas ad effetto serra e i conseguenti cambiamenti climatici; la nascita di nuovi lavori e professionalità come conseguenza delle nuove tecnologie; la salvaguardia di identità regionali e il contemporaneo sorgere di conflitti locali. Davanti ci sono poi i grandi problemi del nostro modello di città in crisi, la metropoli chiusa per smog che perde abitanti ed energie intellettuali e professionali, l’energia sprecata, la mobilità di cattiva o pessima qualità, la comunicazione, l’inclusione sociale contro le nuove separatezze, i grandi temi del ri-uso della città contro il degrado. Il Censis fotografa negli ultimi 2 anni di Rapporti una società che, proprio a partire dalle piccole città, esalta la propria propensione al viver bene: · che sa sfruttare i paesaggi e bellezze naturali; · che sa valorizzare l’antico patrimonio artistico e monumentale anche nei centri minori; · che è sempre più attenta all’ambiente e alla biodiversità come fattori di ricchezza; · che ha sviluppato una imprenditorializzazione del leisure (dalla wellness all’agriturismo); · che è attenta a sfruttare prodotti agricoli tipici o biologici, comunque di medio-alto livello; · che sviluppa un’accoglienza turistica non di lusso ma di buona qualità; · che esalta in ogni maniera il gusto della diversità; · il gusto dell’immaginazione; · il gusto della socialità. Sono le componenti fondanti di una Città Slow come Orvieto che, al tempo stesso, vive i mutamenti storici e sociali di questo tempo: in primo luogo i modi della cultura che, con l'innovazione tecnologica sono stati completamente rivoluzionati, moltiplicando quasi all'infinito le nostre possibilità di comunicare, di informarci, di essere in ogni momento relazionati con il mondo; e poi l'innovazione commerciale che, con i grandi shopping center e i nuovi modelli commerciali, ha cambiato radicalmente le nostre abitudini di consumo. L'innalzamento dell'età media dei lavoratori, conseguenza dell'innalzamento dell'aspettativa di vita, e le mutate dinamiche dei lavori che ci vedono attivi professionalmente per un periodo ben più lungo di quanto non accadesse solo 20/30 anni fa, con effetti concreti sull’organizzazione del lavoro e dei servizi sociali e della salute. Si tratta di cambiamenti irreversibili, rispetto ai quali non abbiamo facoltà di scelta: accettarli o rifiutarli. L'unica domanda plausibile è se e come saremo capaci di misurarci con le trasformazioni in atto, per capire quali opportunità ci vengano offerte in termini di ruolo, di potenzialità di sviluppo, e volgerle a favore della nostra comunità. Se vogliamo raccogliere, in termini positivi, la sfida del nostro tempo, dovremo però esser consapevoli che niente è immutabile e destinato a restare tale. Per essere vincenti dovremo saper ben impiegare la nostra creatività e la nostra libertà di scelta per utilizzare al meglio i nuovi strumenti che ci vengono offerti dalla rivoluzione epocale in atto e ridefinire il nostro ruolo di città, progettare e riprogettare tutti gli aspetti della nostra vita di comunità. Per non restare succubi e marginali, la sfida dei prossimi anni è essere soggetto attivo dei cambiamenti. Per questo serve un nuovo progetto di governo per Orvieto che, partendo dalle cose fatte e dalle grandi intuizioni presenti nella progettualità di questa città negli ultimi decenni, sappia interpretare questa nuova sfida. Nel luglio 2004, all’atto di assumere il governo della città, la coalizione di centro-sinistra che si è riconosciuta nel programma del Sindaco, evidenziò nella dinamicità del documento programmatico una delle caratteristiche dell’azione di governo di questa maggioranza. Dinamicità che deriva dal mutamento degli scenari di riferimento generali - che non sono soltanto di natura politica come potrebbe sembrare all’indomani delle elezioni per il rinnovo del Parlamento Nazionale da cui è emerso un nuovo Governo del Paese – ma anche di quadri normativi frutto delle riforme dello Stato e delle Regioni. A livello nazionale, ad esempio, l’esito del referendum confermativo della riforma costituzionale del 25 e 26 giugno, sarà decisivo per le politiche economiche riferite agli Enti Locali che il Governo centrale deciderà di mettere in atto. È poi auspicabile un rinnovato patto tra Stato, Regioni, Province e Comuni che definisca impegni e responsabilità per risanare i conti e rilanciare il Paese, partendo dall’attuazione del “federalismo fiscale”, dai principi di coordinamento della finanza pubblica ad ogni livello di governo, dai meccanismi di approvazione del DPEF e delle leggi finanziarie. A livello regionale, invece, la riforma endoregionale suddividerà l’Umbria in quattro Ambiti Territoriali Ottimali (ATO), strutture entro le quali saranno coniugate tutte le attività di tipo economico (acqua, rifiuti, energia) e di servizio (cultura, turismo, salute, sociale). L’ATO di appartenenza di Orvieto corrisponderà al territorio dell’intera provincia. Ne deriva che ogni nostra iniziativa e/o proposta di governo dovrà tener conto di ciò, dovrà armonizzarsi, cioè, con la programmazione regionale e subregionale, pena la sterile polemica e il sicuro insuccesso. E’evidente che non c’è spazio per comode posizioni in attesa delle decisioni di altri, mentre, migliore sarà la nostra creatività maggiore sarà la nostra capacità di fare progetto. E’ doveroso ricordare che Orvieto è stata grande e degna di considerazione in Umbria, quando è stata capace di produrre soluzioni progettuali innovative che hanno poi guadagnato la convinzione e l’impegno della Regione intera (il piano di zona e i comprensori, il binomio cultura-economia, la legge speciale). E’ in quest’ottica, quindi, che l’Amministrazione Comunale, proprio su questi aspetti nuovi, presenta oggi l’aggiornamento del programma di governo, nel segno della concretezza e della partecipazione e in una visione organica per la realizzazione di una nuova “proposta per la città”, sempre più rispondente ai bisogni dei nostri concittadini. Il grande interesse e il sicuro aiuto, anche talvolta critico, mostrato in questi due anni dalla popolazione intorno ai temi del governo cittadino, hanno contribuito ampiamente a superare momenti di difficoltà e a rafforzare la necessità di giungere ad un programma sempre più condiviso. Allo stesso tempo, è percepito e molto sentito il dovere di far conoscere ai cittadini lo stato dell’arte ed i programmi futuri quale frutto di un ascolto attento di quanto è accaduto, sia per iniziativa dei singoli cittadini, sia per proposte e progetti avanzati dalle forze politiche, sociali economiche e culturali. La nostra ambizione è quella di stimolare sempre più la vivacità di tutti quei soggetti che con l’Amministrazione Comunale vogliono aprire un nuovo percorso per dare più sicurezza e tranquillità alla nostra comunità. Guardiamo con grande attenzione ai giovani perché crediamo che costituiscono una ricchezza di cui la città non può fare a meno e proponiamo a quest’ultimi un tavolo materiale ed immateriale di confronto. Nella seconda parte del mandato amministrativo - insieme e nel segno della concretezza – dovremo puntare ad una forte accelerazione della definizione delle intese istituzionali fra Enti Locali, Regione e Governo affinché la nostra città e il nostro territorio possa trovare adeguato riscontro e adeguate risposte sia nel nuovo regionalismo che nelle politiche di ambito. L’impegno assunto dal nuovo Governo nazionale per favorire la sussidiarietà e il federalismo attraverso un “Patto tra Governo e Autonomie Locali”, pur in un quadro di ristrettezze delle risorse disponibili, deve consentire alla nostra Amministrazione Comunale di realizzare nuove intese istituzionali individuando reciproci impegni e responsabilità. L’orizzonte più ampio, infatti, è quello dello sviluppo del Centro Italia con particolare riferimento all’area metropolitana romana e alla bassa Toscana, a cui le risorse e le peculiarità di cui dispone Orvieto e il nostro territorio possono portare valore aggiunto in termini di strategia dello sviluppo di area vasta. Partecipare a questo processo di sviluppo che va oltre i confini naturali del nostro territorio, comporta dei benefici quali un’adeguata rete infrastrutturale, l’Università e l’innovazione tecnologica, maggiori servizi in generale. Si ritiene di dover individuare nello strumento dell’accordo di programma con la Regione dell’Umbria e la Provincia di Terni la modalità attraverso la quale è possibile dare attuazione ad un programma di progetti concreti, sulla cui realizzazione e finanziamento ci sia un impegno congiunto. L’accordo di programma con la Regione dell’Umbria, che l’Amministrazione Comunale intende sottoporre al Presidente della Giunta Regionale, tocca, tra l’altro, i seguenti punti riferibili alle politiche regionali per lo sviluppo economico e alle politiche infrastrutturali , ovvero: 1. il finanziamento del II° lotto della Complanare come assoluta priorità infrastrutturale; 2. viabilità intra urbana a partire dal finanziamento della c.d. variante di Sferracavallo; 3. definizione del patrimonio regionale e della AUSL in funzione della rifunzionalizzazione dei contenitori del centro storico; 4. la collocazione di Orvieto all’interno del Tavolo Territoriale Provinciale per il Patto per l’innovazione e lo sviluppo e le politiche per le aree industriali; 5. finanziamento del Contratto di Quartiere di Ciconia; 6. presenza universitaria dell’Ateneo di Perugia a Orvieto e Distretto tecnologico; 7. definizione del Sistema Sociale e Sanitario per un rafforzamento del ruolo dell’ ospedale di Orvieto; 8. sistema cultura e ambiente: politiche integrate
1) Infrastrutture Adeguamento e messa in sicurezza della viabilità intra-urbana, in particolare, Sferracavallo, Orvieto Scalo e Ciconia per decongestionare dal traffico i centri di tali quartieri. Fondamentale è il finanziamento della c.d. Variante di Sferracavallo. Il finanziamento del 2° stralcio della Complanare risulta priorità assoluta. L’individuazione, poi, di fondi aggiuntivi potranno permettere la realizzazione del Casello Autostradale Orvieto-Nord. Molto importante è continuare a puntare sul miglioramento del collegamento con Perugia. 2) L’Università, la formazione avanzata e la ricerca Realizzare il decentramento dell’Università e la sua strutturazione per mettere le Amministrazioni locali nelle condizioni di fare “Regia” ovvero integrare fattori localizzativi tradizionali e strutture di servizio per il sostegno all’innovazione, quale raccordo tra ricerca-imprese, e per favorire il trasferimento tecnologico e le reti di collaborazione tra imprese. Fondamentale risulta la realizzazione del Campus universitario. 3) L’Ambiente Portare a compimento il sistema parchi individuando Orvieto cerniera dello stesso sistema: dal Parco interregionale di Monterufeno, a quello fluviale del Tevere, dal Parco Sette Frati all’oasi di Alviano, dal Porto di Pagliano al Parco Urbano del Paglia a quello Archeologico. Studiare la possibilità di realizzare il Parco Rodari. Attuazione delle politiche comprese in Orvieto Ecocity e definizione di una Piano Energetico per realizzare efficienza e risparmio energetico, produzioni energetiche da fonti rinnovabili da rendere obbligatorie per le case di nuova costruzione e per gli edifici pubblici. Costituzione laboratorio Ag. 21 Locale. Prioritario è il rafforzamento della raccolta differenziata. Per il resto si rinvia al documento approvato dal Consiglio Comunale. 4) La cultura e i beni culturali Progetto per la destinazione d’uso ottimale del sistema museale per migliorare e ottimizzare la fruibilità, in un’ottica più ampia e articolata nella città. Orvieto sede culturale oltre che per ammirare il patrimonio artistico-culturale, anche per lo studio delle tecniche e delle tecnologie utili al restauro, alla conservazione e alla valorizzazione. E’ importante che l’Associazione TE.MA abbia definito la propria situazione economico-finanziaria al fine di poter chiudere il debito pregresso, in modo da costruire un progetto per la gestione teatrale e degli eventi che preveda un maggior apporto di risorse private e anche in termini di servizio da parte della Regione, anche con la finalità di creare sinergie con la Fondazione Umbria Spettacolo. Fondamentale risulta accelerare il trasferimento nel complesso di S. Francesco della nuova biblioteca. 5) Le politiche sociali e i progetti per la popolazione anziana Assumere con determinazione l’iniziativa da parte del Comune, della Regione e dell’istituto Piccolomini un progetto di riconversione di alcuni patrimoni per realizzare concretamente i progetti approvati nel Consiglio Comunale nella seduta del 24 maggio 2006. Fondamentale è la realizzazione del terzo Asilo nido. 6) Economia e Aree Industriali La situazione complicata del tessuto economico orvietano è evidente in tutti i settori. Prevale in quelli più maturi come l’agricoltura, l’edilizia, il tessile, ma anche i più recenti come l’informatica e le nuove tecnologie non hanno ancora portato quei frutti tanto sperati per un rilancio complessivo dell’intero sistema economico locale. Serve, come già accennato, di concerto con le forze imprenditoriali, economiche e sindacali, istituire un tavolo di confronto all’interno del Patto per lo Sviluppo su scala provinciale per affrontare la questione e cercare di dare nuovi input alle dinamiche imprenditoriali, ad esempio attraverso lo sviluppo di processi di filiera che vedano crescere attività manifatturiere collaterali, connesse alle produzioni di alta qualità e ai settori tipici del territorio. Complessivamente c'è una situazione di crisi economico-finanziaria che crea non pochi disagi ad imprenditori e lavoratori locali. Orvieto guarda con attenzione alla realtà importante delle piccole e medie imprese che costituiscono un comparto interessante in cui si riconosce gran parte dell’ossatura sociale di questo territorio, alle aziende artigiane e alla piccola industria, alla realtà crescente dei servizi moderni alle imprese. Il vino, prodotto simbolo di Orvieto, non sfugge alla crisi. I principali problemi dell’economia vitivinicola sono due. Il primo è che nel mondo occidentale il consumo è diminuito, in Italia è addirittura sceso sotto i 50 litri pro capite annui; il secondo è dovuto all’emergere a livello mondiale di competitors agguerritissimi che hanno invaso il mercato del consumo quotidiano e spinto i vini di grande tradizione come il nostro solo in alcune nicchie quali la ristorazione e le enoteche, lasciando pochissimo spazio nella grande distribuzione. La tradizione non basta più a vincere una sfida divenuta globale, bisogna puntare sul cambiamento. Aprire a nuovi mercati, in particolare ad est: qui si può giocare un’importante partita perché ci sono circa 2 miliardi di persone che consumano vino e ancora non ci conoscono. Sui mercati tradizionali invece è necessario cambiare il tipo di comunicazione e guardare al futuro con gli strumenti della qualità e del marketing. La situazione orvietana è sicuramente tra le più complesse anche per la molteplicità degli operatori e, quindi, una oggettiva difficoltà a mettere in atto piani a fortissimo impatto che potrebbero avere una forte ripercussione sull’intera attività vinicola del territorio. La produzione si aggira sui 100.000 hl per il classico e 30-40.000 per il DOC. Una buona percentuale del vino viene imbottigliata fuori zona favorendo, così, un incremento delle quantità commercializzate e conseguentemente uno sbocco alle produzioni. Uno dei problemi dell’Orvieto è stato il lento ma inesorabile degrado verso un potenziamento sempre più basso che ha debilitato l’immagine e conseguentemente il prezzo ed il margine per gli agricoltori. È difficile a questo punto trovare un rimedio, ma, certamente, va ricercato un aumento della qualità che debba, però, portare, almeno nel medio periodo, al riposizionamento di prezzo e di immagine che sono fondamentali per garantire un futuro ai nostri viticoltori. È necessaria un’ intesa con il Consorzio e la Regione per una politica di promozione coordinata, anche con gli strumenti istituzionali presenti (Strada dei Vini, Palazzo del Gusto, Enoteca Regionale). Occorre perseguire una politica di coesione e non di rottura, partendo dalla consapevolezza che Orvieto può dare un apporto di identità ad un territorio, quello umbro, che solo complessivamente va promosso e commercializzato. L’oggetto della azione di promozione è il prodotto-Orvieto, inteso come prodotto integrato, dato dalle peculiarità storiche, artistiche, culturali e ambientali, ma anche dai settori sinergici al turismo, come l’agricoltura, l’artigianato e l’industria. Occorre evidenziare meglio valori e best practice, e metterli a sistema omogeneizzando programmi e progettualità. L’ottica a cui guardare è quella regionale. I turismi di Orvieto possono in tal senso costituire un valore aggiunto importante per l'intera regione. Infatti, essere significativi a livello locale non deve far dimenticare che bisogna ascriversi in una dinamica complessiva più ampia, dove andare a sistema con gli altri soggetti presenti, secondo modalità condivise e ben definite. Al contempo occorre essere pronti a confrontarci anche al di fuori dei confini regionali, proprio per il ruolo di città cerniera che Orvieto ha in Umbria, ritenendo così possibili sinergie con regioni limitrofe come il Lazio, la Toscana, le Marche. Rispetto alla nuova area industriale, serve realizzare un polo d’ eccellenza per far ripartire il sistema produttivo attraverso l’immissione di innovazioni, di tecnologia e ricerca, mediante anche l’adeguamento dello stesso Consorzio Crescendo che insieme alle istituzioni locali e le Agenzie Regionali dovrà promuovere sviluppo sul territorio attivando la coesione dei sistemi produttivi, e creando condizioni di contesto favorevoli all’innovazione. Sviluppando imprese ad alto contenuto tecnologico anche nelle filiere tradizionali. Al fine di poter avere una calmierazione (competitività) dei prezzi, è necessario che si acquisisca l’area con la procedura d’esproprio, mediante una convenzione con il Consorzio Crescendo per attrezzarla e gestirla. Queste scelte favoriranno la creazione di almeno 200-250 posti di lavoro. 7) Patrimonio Regionale La Regione dell’Umbria ha provveduto a cartolarizzare il proprio patrimonio sull’intero territorio regionale. Nella nostra città il patrimonio regionale e Ausl è molto consistente e ad esso va aggiunto il palazzo di Piazza Nicosia a Roma. Va immediatamente aperta una discussione con la Regione affinché questo patrimonio, senza posizioni preconcette, possa concorrere a garantire lo sviluppo del settore istituzionale e la “ridensificazione” materiale ed immateriale del Centro Storico. Il secondo accordo di programma dovrà essere con l’Amministrazione Provinciale di Terni e riguarderà punti relativi alla gestione delle politiche d’ambito per i servizi a rete sulla scorta: delle linee guida della Giunta Regionale per la definizione di un multiutility regionale; della riforma regionale sui servizi pubblici locali; della riforma degli strumenti regionali (Agenzie): 1. la gestione del ciclo dei rifiuti e la definizione dell’impatto ambientale da riconoscere alla Città di Orvieto; 2. la partecipazione alla costituenda multiutility; 3. la definizione delle nuove politiche provinciali sul turismo, visto il superamento degli STL come forma obbligatoria di organizzazione; 4. la definizione del patrimonio provinciale e il completamento del centro scolastico di Ciconia; 5. il Parco Urbano.
1) I Servizi Pubblici Locali Con il disegno di legge approvato dalla Giunta Regionale prende avvio concretamente la nuova organizzazione dei servizi riferiti all’acqua, ai rifiuti, all’energia, al gas, alle telecomunicazioni, ed alle reti pubbliche. La nuova organizzazione prevede una loro organicità ed integrazione a livello di ambito territoriale ottimale, con la conseguente creazione di una organizzazione operativa di ambito provinciale per realizzare una migliore: · Efficienza operativa, qualità, economicità nella fornitura; · Valorizzazione delle esperienze e delle risorse attualmente impiegate; · Solidarietà territoriale e sociale; · Controllabilità. È assolutamente necessario che il tema della Multiutility non sia disgiunto dal tema delle politiche tariffarie. Questo tema si lega con quello delle partecipate che dopo un triennio di sperimentazione vanno valutate rispetto ai risultati conseguiti. Le riforme regionali in ordine al nuovo assetto istituzionale, nonché degli strumenti regionali volti alla semplificazione, risparmio e qualificazione della pubblica amministrazione inducono, infatti, ad una attenta riflessione sulla necessità di riformare gli strumenti che hanno contribuito ad innalzare la qualità dell’immagine della città e dei servizi offerti, che, però, la contrazione della finanza pubblica potrebbe in parte compromettere. Pertanto, è opportuno procedere ad una ipotesi di ristrutturazione-organizzazione che consenta di liberare risorse pubbliche e rilanciare i progetti di gestione su basi nuove. 2) Turismo Un altro aspetto sui cui riflettiamo è quello del turismo, o meglio dei ’turismi’. Infatti, se la grande ristrutturazione che ha attraversato il settore nell’ultimo decennio ha portato dei frutti nella direzione della diversificazione del turismo in: turismo d’arte, turismo dei grandi eventi, turismo verde e delle pratiche sportive e così via, oggi occorre spingere fortemente verso l’integrazione verticale fra i vari sistemi e sottosistemi. Il superamento degli STL come forma obbligatoria di organizzazione non deve far venir meno le necessità di integrazione sempre più forte delle politiche provinciali di settore. Il Consorzio Orvieto Promotion è utile strumento per commercializzare il prodotto turistico e per una gestione unificata del Palazzo dei Congressi, della Chiesa del Carmine e del Palazzo dei Sette. È necessario riflettere sulla possibilità di arrivare ad uno strumento di gestione provinciale se verrà riconosciuta la naturale vocazione di questo territorio allo sviluppo delle politiche turistiche. Di fronte a noi abbiamo una fase intensa di lavoro istituzionale e di confronto dialettico e politico, una fase interessante di dibattito e partecipazione democratica fra i cittadini. Un lavoro che dovrà valorizzare le molte cose ideate e già attuate con il Progetto Orvieto e con la gestione del Sistema Orvieto, pensando anche alle sfide future e agli scenari che questa città ha di fronte, sfide che dobbiamo ritenere realistiche, nel segno della riflessione per un nuovo modello di sviluppo eco-bio-socio compatibile. Non crediamo agli stravolgimenti del nostro modello di sviluppo che è già collaudato, vi sono, però, elementi congiunturali e strutturali sui quali vogliamo lavorare intensamente e convintamene facendone un’occasione di crescita irripetibile. In generale occorre ridefinire un’intesa tra tutti i soggetti protagonisti della vita cittadina:le Istituzioni, il mondo dell'economia, del lavoro e della cooperazione; della finanza e del credito; le associazioni di categoria; il mondo variegato delle associazioni culturali, del no-profit, del volontariato. Per costruire una sorta di patto che rappresenti la cornice strategica e unitaria di tutti gli atti di programmazione e di iniziativa per stabilire le necessarie convergenze, integrazioni, sinergie. Si propone un metodo di lavoro che nel rispetto dell’autonomia delle parti definisca la responsabilità e il contributo di ognuna di esse nell’esercizio delle proprie funzioni e prerogative, partendo dalla condivisione delle principali criticità di Orvieto, che necessitano di un serio impegno volto alla loro concreta risoluzione, ma che, una volta affrontati, permetteranno un miglioramento sensibile della nostra qualità di vita. I punti di riferimenti prioritari sono: · la tutela e valorizzazione della risorsa Orvieto; · il potenziamento dei fattori di sviluppo economico e di competitività; · la riqualificazione del welfare e la tutela del diritto alla salute; · le politiche attive del lavoro; · lo sviluppo del sistema integrato di istruzione, formazione e ricerca; · l’adeguamento dell'apparato comunale alla riforma endoregionale. Sebbene molti degli obiettivi siano stati raggiunti sia dal settore pubblico sia da quello privato, restano ancora dei nodi da sciogliere e delle debolezze da superare. Ci si riferisce in particolare all’adeguamento della ricettività alberghiera, all'ulteriore necessità di diversificazione e specializzazione turistica, alla viabilità, ai parcheggi, all'arredo urbano, la valorizzazione di piazze e di spazi commerciali. Partendo dall’ “economia della cultura”, come l’asse portante dell’economia cittadina,è necessario un nuovo, coraggioso e determinato scatto in avanti di tutta la classe dirigente orvietana. Maurizio Memoli, parlando del progetto “La città sostenibile”, ha scritto: “Gli ambienti urbani, con i loro conflitti e le loro tensioni, vanno considerati come dei veri e propri ecosistemi, piccoli o estesi che siano, al pari delle foreste, dei laghi o delle montagne, con le loro proprie diversità locali”. A questo concetto se ne deve aggiungere un altro: “La città non è un ammasso di case, non è il mero risultato quantitativo dell’aggregazione di edifici e di persone, non è il cieco prodotto del mercato. È una creatura sociale, un prodotto del lavoro collettivo e storico, e in quanto tale ha un’individualità che trascende la somma delle individualità che la compongono. Ed è un prodotto destinato a durare, a rimanere nel tempo uguale a se stesso pur nel succedersi delle sue trasformazioni. È quindi un oggetto che deve essere progettato e riprogettato di continuo, con una regia che non può essere che pubblica”. Sono parole di Edoardo Salzano, uno dei più noti urbanisti italiani, assessore all’urbanistica di Venezia negli anni ’80. Questi concetti non sono affatto estranei alla storia di Orvieto, ché anzi negli ultimi trent’anni ne hanno ispirato la politica e di fatto l’hanno posta all’avanguardia non solo rispetto alle strategie di risanamento e di messa in sicurezza ma soprattutto a quelle di valorizzazione e sviluppo. Così ragionava la Variante al PRG Benevolo-Satolli, così era impostata la strategia di risanamento della rupe, questa era la logica del Progetto Orvieto e la ragione per cui il Consiglio d’Europa assunse quel progetto a modello europeo per le politiche di valorizzazione dei siti storici, questa è stata l’ispirazione del Piano Rossi Doria che per la prima volta ha fatto uscire l’area della Piave dall’estraneazione dalla città reinserendola nella pianificazione urbana, questo infine il fondamento delle proposte succedutesi nel tempo perché l’UNESCO conferisca ad Orvieto la qualifica di patrimonio dell’umanità. L’identità della nostra città, il suo DNA, il suo ‘genius loci’, è quell’unicum rappresentato da sempre dall’unità di natura e storia, rupe-pendici-territorio, cultura e ambiente, il cui potenziale, non solo in termini di ispirazione e di valori, ma anche di economia, è stato ben presente alle generazioni di amministratori che dagli anni ’70 ad oggi si sono susseguite nel governo della città: così il patrimonio storico, culturale e ambientale, da problema di conservazione è diventato nel tempo risorsa e opportunità. Sempre Edoardo Salzano ha scritto recentemente: “Comincia a farsi strada la convinzione che il paesaggio, il territorio aperto, i beni culturali siano la ricchezza essenziale cui il paese può affidare il suo sviluppo, abbandonando i traguardi della crescita quantitativa della produzione di merci per costruire le prospettive ‘innovative’ della messa in valore delle qualità dei beni storici, artistici, culturali, naturali, dei quali il nostro territorio è intriso”. Se questa è la prospettiva allora sarebbe assurdo che Orvieto proprio oggi negasse la sua storia. Anzi, proprio oggi è necessario rilanciare con forza l’idea del centro storico come risorsa e opportunità per la cultura, la qualità della vita e lo sviluppo, elemento di forza e di dinamismo per l’intero territorio, sapendo che da qui passa anche la capacità di essere qualitativamente competitivi nel contesto nazionale e internazionale e di dare un apporto positivo alla nostra provincia e alla nostra regione. Dunque tutte le operazioni che riguardano la riqualificazione e lo sviluppo urbano vanno concepite come interrelate, cioè – come si dice oggi – secondo una logica di sistema: sistema urbano nel sistema territoriale, e di conseguenze politiche di sistema. Naturalmente agire per linee strategiche vuol dire innanzitutto avere chiare le funzioni complessive e specifiche, le risorse, gli attori, gli strumenti. Per quanto concerne le funzioni, che è l’aspetto fondamentale rispetto alle linee guida per lo sviluppo, è ormai consolidata l’idea che ognuna di esse si tira dietro tutte le altre e che per converso è dalla qualità di tutte che si genera la qualità di ciascuna: ad es. se pensiamo all’abitare dobbiamo pensare nel contempo al come vivere la città e al come produrre per renderla viva. Orvieto ha individuato da tempo le funzioni specifiche del centro storico in una visione allargata sia dello stesso centro storico che della città: la funzione abitativa, quella direzionale, quella dei servizi a scala urbana, quella culturale e formativa, quella turistica e quella produttiva, artigianale e commerciale. Funzioni tuttavia, come s’è detto, non solo integrate fra loro ma con la città allargata. Ne sono derivate precise direzioni di marcia a cui oggi si tratta sia di dare una più decisa caratterizzazione sia di imprimere una forte accelerazione: · invertire la tendenza al trasferimento in periferia di abitanti e funzioni; · rafforzare il ruolo direzionale, ampliare e qualificare i servizi; · sviluppare le attività formative nel quadro dell’economia della conoscenza; · sviluppare e qualificare sia le strutture culturali che quelle turistiche; · valorizzare ed ampliare l’artigianato nei settori compatibili con la storia e la natura della città; · risolvere con interventi risolutivi i problemi del traffico e della sosta; · realizzare le infrastrutture telematiche; · considerare il centro storico come centro commerciale naturale: esercizi del commercio, del turismo, dell’artigianato, dei servizi e della cultura, coordinati e integrati fra loro da una politica comune di sviluppo e di promozione del territorio; · qualificare l’ambiente con adeguate operazioni di miglioramento dell’arredo e della vivibilità; · sviluppare e diffondere la cultura dell’organizzazione e dell’accoglienza. Ecco perché ad es. puntiamo su interventi mirati per la casa, la riorganizzazione di alcuni uffici pubblici, la realizzazione di spazi di aggregazione e servizi per giovani e anziani, la strutturazione di stabili attività di ricerca e universitarie, la realizzazione di una moderna e integrata rete di musei e insieme di spazi e servizi culturali, il potenziamento e la qualificazione delle strutture e dell’offerta turistica, la riorganizzazione del traffico e della sosta con il parcheggio di via Roma e la quarta fase della mobilità alternativa, il miglioramento della qualità urbana con il piano delle insegne, la realizzazione dei percorsi intorno alla rupe, la sua illuminazione diffusa, il parco archeologico e ambientale. E tutto questo non solo non contrasta, ma si integra con le politiche a scala urbana per Orvieto Scalo, Sferracavallo e Ciconia, con lo sviluppo di attività artigianali e industriali, in particolare nei settori avanzati delle nuove tecnologie, e con la valorizzazione delle produzioni agricole collegate con l’enogastronomia3. Tanto meno contrasta con una visione ampia delle nostre potenzialità, ché al contrario comporta la ricerca di sinergie, oltre che con gli altri Comuni dell’area orvietana, anche con i territori delle Province limitrofe. E’ in questo quadro che si colloca la questione della rifunzionalizzazione dell’ex Caserma Piave, che abbiamo considerato e continuiamo a considerare la grande occasione che ha oggi Orvieto per fare un salto, sia in qualità che in quantità, in direzione di uno sviluppo possibile e di una crescita necessaria. La ex Caserma è e deve essere l’innesco di una nuova fase di dinamismo della città e dell’intero territorio. Da ultimo, una peculiarità tutta orvietana: e cioè la fine della legge speciale di cui stiamo percorrendo la strada del rifinanziamento. Con la realizzazione degli interventi finanziati dalla legge si chiude una lunga e feconda pagina della politica orvietana. Ci restano le opere, le funzioni attribuite ai grandi contenitori, le infrastrutture, il risanamento di uno straordinario patrimonio storico, artistico, ambientale: una Rupe e la sua città completamente restaurate. Ma soprattutto ci resta un metodo. Allora, proprio come ora. Oggi tocca a noi “pensare in grande”, raccogliere in positivo la sfida del nostro tempo, traghettare Orvieto verso il futuro. Oggi apriamo una riflessione seria sul nostro sistema sociale ed economico alla luce dei cambiamenti che ci sono. Una fase che sarà caratterizzata da una larga partecipazione per definire, tutti insieme, il futuro della nostra città. Un futuro che dipenderà da noi: dalla nostra capacità di progettare efficacemente e dalla nostra forza di essere interlocutori risoluti, credibili e compatti nei confronti della Regione e della Provincia.

Questa notizia è correlata a:

Aggiornamento delle linee di governo e RPO: dopo un Consiglio fiume forse una fase di rilancio e stabilità