politica

Vorrei... ma non posso. Gli enti pubblici di fronte all'obbligo di adeguare e realizzare siti web accessibili

mercoledì 16 novembre 2005
di Laura Ricci
E’ in corso oggi, mentre stiamo scrivendo, alla Sala Fiere di Marina di Carrara il convegno “Vorrei... ma non posso. Gli enti pubblici e le associazioni di fronte all'obbligo di adeguare e realizzare siti web accessibili come previsto dalla Legge Stanca".

Si tratta, dopo i convegni organizzati in merito allo SMAU di Milano in ottobre, di uno dei primi luoghi – potremmo dire di “pensiero e di azione” - in cui si comincia a parlare, molto in concreto, di accessibilità. Un’occasione informativa e comunicativa, anche per noi di Akebia (che non siamo solo un network di quotidiani on line, ma anche e soprattutto un’azienda che fornisce servizi informatici) per parlare, dalle nostre testate, di un argomento che ci sta molto a cuore e che forse non ha avuto, soprattutto a livello locale, la diffusione che merita.

Il convegno, promosso da Cesvot, Anci Toscana, Biblioteca Nazionale Marciana - Progetto CABI, nasce dall’esigenza di vedere a breve attuata la cosiddetta "Legge Stanca" (Disposizioni per favorire l'accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici, Legge 9 gennaio 2004, n. 4), che “obbliga” pubbliche amministrazioni, enti pubblici economici, aziende private concessionarie di servizi pubblici, aziende municipalizzate regionali, enti di assistenza e di riabilitazione pubblici, aziende di trasporto e di telecomunicazione a prevalente partecipazione di capitale pubblico e aziende appaltatrici di servizi informatici, ad adeguare i propri siti ai requisiti di accessibilità entro 12 mesi dai decreti attuativi dell’8 agosto 2005.

Alla base del concetto di accessibilità del web (che cerchiamo di spiegare in modo più esaustivo, semplice e agile nella notizia correlata) c'è l'idea che un sito debba poter essere visitato da qualsiasi utente, indipendentemente dal computer, dalla velocità del collegamento, dal browser, dall'interfaccia utente, dalle periferiche alternative utilizzati.
Ovviamente per le persone disabili – ma non solo - questo assume un'importanza fondamentale: si pensi infatti a chi utilizza dispositivi di lettura vocale del testo (non vedenti) o ausilii per la navigazione da tastiera e, in molti casi, si trova di fronte a barriere virtuali insuperabili (immagini senza un testo alternativo, pagine ottimizzate per certi tipi di browser, frame...).

Non essendo previsti, come del resto per molte altre misure legislative, stanziamenti di fondi per gli adeguamenti che la Legge Stanca prescrive, molti enti si trovano nella difficoltà di assolvere all'obbligo di legge, tanto più che secondo la legge stessa non sono accessibili, già solo per il fatto di avere un percorso differenziato e di nominarsi come tali, neanche i siti che così si dichiarano.
In pratica, un sito deve essere accessibile per così dire “silenziosamente”, rispondendo a particolari criteri tecnici e semantici che corrispondono a uno sviluppo non solo tecnologico, ma anche etico del web, tale cioè da creare pari opportunità per tutti i tipi di utenti.

Il seminario che si sta svolgendo a Marina di Carrara, rivolto a tecnici web e dirigenti di enti pubblici e associazioni nell'ambito dell'ottava manifestazione "Dire e Fare", vuole essere un momento di confronto sui percorsi già avviati e sulle soluzioni possibili per uscire da quello che potrebbe, e non deve essere, il vicolo cieco del "Vorrei, ma non posso".
Non si parla, ovviamente, di cifre impossibili: nulla rispetto alla più elementare opera pubblica, all’organizzazione di un qualsivoglia evento, a spese di rappresentanza e di promozione o di dissuasione (chissà perché vengono in mente i dissuasori di velocità, “necessari”, eppure del tutto “inutili” se solo passasse un’idea di rispetto e civiltà).

Il “Vorrei, ma non posso” non ha dunque molte ragioni di esistere e a noi, che nello sviluppo dell’informazione e della comunicazione etica del web non possiamo non credere, piace pensare che queste nuove frontiere si impongano non tanto per “obbligo di legge”, e tanto meno solo per chi vi è “obbligato”, ma per amore di solidarietà, di modernità e di scienza.
Perché così vuole il futuro, in poche parole, e perché così è giusto che voglia.

Accessibilità: un nuovo “incomprensibile” bollino di qualità o un concetto molto semplice?