opinioni

Te li dò io i murales

lunedì 7 agosto 2017
di Fausto Cerulli
Te li dò io i murales

Leggo che qualcuno si è lamentato per un “murale” apparso su una parete in quel di Orvieto. A questo qualcuno (che per altre questioni apprezzo) vorrei ricordare che dalla Spagna dove è nato questo tipo di manifestazione del pensiero, lo stesso viene considerato un’opera artistica, a differenza dei graffiti che in genere sono espressione indecifrabile di una noia da riempire. A Satriano ed Orgosolo, tanto per citare due località italiane, i murales costituiscono addirittura un’attrattiva per il turismo intelligente.

Sono stato ad Orgosolo, ed ho passato una intera felice giornata ad ammirare i murales che adornano, è il caso di dirlo, quasi ogni parete, al centro ed in periferia, e gli abitanti, in genere reticenti come tutti i sardi, sono orgogliosi dei loro murales e ti accompagnano volentieri ad ammirare i migliori, come in una galleria d’arte all’aria aperta. Il murale nasce come forma di ribellione, contro ogni conformismo, contro i poteri: e nasce, per fare il caso di Orgosolo in una citta omertosa, in cui un manifesto cartaceo che turbasse qualche gruppo di potere, verrebbe stracciato via e gettato alle ortiche. Invece il murale resiste, ed a nessuno verrebbe in mente di coprirlo con una passata di vernice, ché sarebbe considerata, questa sì, uno sfregio alla bellezza.

Da noi, invece, un singolo murale viene considerato un affronto al decoro della città. Mi viene da sorridere: in una citta deturpata da orrende petane che impestano ogni piazza ed ogni strada, segno di ambiziosa tracotanza, tollerata e addirittura incentivata dalle autorità locali. Queste orrende pedane rubano terreno, infangano luoghi storici, e servono soltanto a far sentire qualche turista imbecille come al di sopra della plebe. Le pedane assottigliano gl spazi destinati ai parcheggi, che già sono pochi e pagati a spazio d’oro. Nessun cittadino che abbia un minimo di gusto o almeno di buon senso accetta questo scempio, ma gli amministratori vivono altrove, estranei al parere della gente, tori occupati a rimirare le orrende inutili rotonde, o lo sfacelo di piazze storiche: a Piazza Fracassini, faccio un esempio, hanno estirpato un albero che, a dire dei botanici, costituiva addirittura una rarità da conservare e tutelare: e che comunque marcava una traccia di verde in una città sempre più infestata dalle auto e dai loro scarichi malefici.

O magari stanno a rimirare gli orrendi pseudo monumenti, opere di un Valentini in vena di non essere in vena. amico Orazio. Io credo che i murales dovrebbero proliferare come funghi, invece di essere cancellati. Scritte inneggianti al Duce buonanima sporcano da anni qualche parete. ma nessuno si prende la briga di cancellarle. Si vuole cancellare un artistico murale, espressione comunque di un talento, mentre quelle scritte rappresentano soltanto una penosa voglia di risuscitare un passato anche troppo presente.

Se uno prende il treno, con impavido coraggio, o per andare da Orvieto a Roma, avrà modo di vedere, dalle parti della Stazione orrendi graffiti, indecifrabili e senza senso, frutto di giovinastri avvinazzati che vogliono passare il tempo. e dopo se la ridono. Il nostro murale, e dico nostro, al confronto sembra un affresco giottesco, e meriterebbe di essere esposto alla Biennale di Venezia. Mi rendo conto di parlare ai sordi, e spesso mi viene voglia di tacere. Ma non è questo il caso. Come si dice a Roma, cazzi loro. Avanti dunque i murales, che non stonano affatto in una città che sta per altri versi degradando. Passo e muràlo.

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