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Luca Coscioni, io lo conoscevo bene

domenica 21 febbraio 2016
di Fausto Cerulli
Luca Coscioni, io lo conoscevo bene

Sono dieci anni che Luca Coscioni ha perso la sua accanita battaglia contro la sclerosi laterale amiotrofica. ma so che non ha perso la guerra. Lo avevo conosciuto quando era giovanissimo, e già insegnava alla Università della Tuscia. Poi venne il male dal nome lungo come NON sarebbe stata la vita di Luca. Cominciai a frequentare la sua casa, lui si esprimeva soltanto con la voce metallica di un congegno indiavolato. Ma poco a poco riuscii a capire quello che voleva dire solo guardando le sue labbra in una specie di alfabeto muto. oppure capirlo da un sopracciglio alzato, forse il solo gesto che si poteva permettere. Ma soprattutto parlavano i suoi occhi, il suo sguardo amaro e dolce insieme, come volesse farti scordare il suo male.

Non avevamo le stesse idee, in politica politicata,, lui radicale io di Rifondazione Comunista, ma ci univa la stessa smania laica di infrangere il tabù delle cellule staminali embrionali, che la Chiesa di allora e i suoi leccamessa consideravano una sorta di bestemmia, ché a certa far passare ssa voglia laica egente se gli tocchi gli embrioni è come se gli toccassi i testicoli- Luca sapeva che quel tipo ci cellule era la sola speranza di guarigione o di qualche sopravvivenza residua per i malati del suo male. E lo sapevano gli scienziati di tutto il mondo, anche Veronesi e dico tutto. Ma non si poteva dire, perché parlare di cellule tratte dall’embrione significava andare contro il magistero della Chiesa, e perdere qualche voto alle elezioni. Cosi da destra e da sinistra si condannavano a morte Luca e ii suoi compagni di sventura. Luca sapeva che non avrebbe forse fatto in tempo a curarsi con quel metodo sconsacrato, eppure lottava con tutte le sue forze perché quel metodo fosse accettato in questa Italia cattocomunista.

I giornali benpensanti ignoravano la battaglia di Lluca chera stata fatta propria dai radicali e dalla scienza medica non accodata e non codina. Ricordo che fui proprio io, quando scrivevo da comunista su un quotidiano di destra, il primo a scrivere di quella battaglia. E il giorno dopo qualche altro giornale ebbe il coraggio di avere coraggio e scrisse qualche timida parola sulle cellule staminali embrionali. Continuavo a frequentare Luca, ed i compagni radicali che venivano a sentire la sua voce non voce e molto voce. E lui premeva quasi con rabbia i tasti dii quel computer che era davvero il suo provatissimo social network. Ed a casa di Luca conobbi Pannella e la Bonino, ed altri di cui rammento solo la caparbia volontà di stare dalla parte di Luca nellaua battaglia di paradossale speranza. Poi venne il tempo delle elezioni politiche: Luca si presentò come candidato per il partito radicale alla Camera e mi chiese di candidarmi al Senato. Accettai perché consideravo giusta quella battaglia laica. Ricordo il comizio che tenemmo in Piazza della Repubblica, sul palco Luca, io, e Marco Pannella.

Un comizio affollato, il nome di Pannella quantomeno incuriosiva. Luca parlò con il suo computer, Pannella fece un comizio di quelli suoi, citando San Francesco, e strapazzando i preti. Già allora aveva capito che Francesco,il santo, come oggi il Francesco papa hanno poco a che vedere con le curie. Io dissi poche parole, spiegai che ero comunista e di Rifondaione, e che avevo accettato quella candidatura perché sapevo di giocare una partita magari perdente, ma comunque giustamente laica. Tre giorni dopo, quando si dice il tempismo, fui espulso da Rifondazione per indegnità politica. Indegnità sti cazzi. Ovviamente fummo stritolati dalle macchine da guerra elettorale dei partiti elefanti. Unica soddisfazione: i duemila voti che raggranellai fecero sballare il candidato di Forza Italia, che mi era amico e forse lo è ancora. Tanto per non far nomi, tolsi la poltrona di senatore a Stefano Moretti. La prevedibile sconfitta elettorale non fece perdere il mordente a Luca, che continuò la sua battaglia disperata. Ora ci incontravamo a Roma, nella sede del Partito Radicale, con Pannella che lo trattava come un figlio e come un padre. Dieci anni dalla morte di Luca, e ancora le cellule staminali embrionali vengono trattate con le pinze da questa Putrida Italia clericale, con un Papa che gli fanno fare la fine di papa Luciani. Arsenico e vecchi cardinali.


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