Orvieto Digitale, tra eccellenze e vecchie lacune. Migliorare è possibile
Quante volte per raccontare le vicende politiche, economiche, sociali, del nostro paese si è usata l’espressione “le risorse, per questo tema, sono distribuite a macchia di leopardo”.
Per le questioni che riguardano il digitale questa espressione può essere pienamente usata, non solo a carattere nazionale ma anche per le nostre ristrette visioni locali.
Approfitto dunque della giornata in cui a Venaria si parla di aspetti digitali nazionali per fare un punto della situazione su Orvieto e dintorni. Non sarò forse esaustivo, per questo potete considerare questo documento aperto. Nei commenti qui sotto potrete arricchire con i vostri contributi. Anzi, mi limito soltanto a raccontarvi alcuni capitoli delle vicende digitali che ci riguardano.
Le infrastrutture
A Orvieto c’è la fibra ottica. Da molti anni. Si, questa mia affermazione è vera e non può essere smentita. Non solo, l’affermazione ha una doppia valenza e in entrambe i casi è sempre vera. Ma purtroppo come sa chi sta cercando di sottoscrivere contratti di connettività, sa anche che da noi non sono disponibili connessioni a banda larga di tipo “fibra” per capirci, ma solo le solite ADSL, che in molti casi offrono livelli di connettività decisamente modesti, molto al di sotto delle prestazioni raggiunte in altre città.
Perché questo? E soprattutto dov’è la fibra ottica?
La fibra ottica è a Orvieto Scalo, da sempre, da quando esiste la fibra ottica. A Orvieto Scalo, oltre all’autostrada e all’alta velocità ferroviaria c’è anche quella che una volta veniva chiamata l’autostrada informatica, ossia la dorsale digitale attraverso la quale scorrono i fiumi di dati che circolano nel nostro paese. Da lì passa ad alta velocità una buona parte della connettività fisica italiana. Ce ne accorgemmo tempo fa quando con una ruspa, durante alcuni lavori, furono tranciati quei cavi e si bloccò mezza internet nostrana. Eppure quella connettività ci scorre via. Non si ferma. Non esiste un collegamento che connette le nostre reti a quella dorsale. Lo sanno benissimo gli abitanti di Baschi che per decine di anni, avendo quel cavo sotto cosa, sono rimasti addirittura senza neanche connettività ADSL.
Non sono un esperto di connettività, quindi non so quale possa essere stata la motivazione tecnica che ha impedito la realizzazione di connessioni tra i territori attraversati e quelle dorsali. So solo che siamo quasi nel 2016 e che il territorio italiano (Orvieto incluso) soffre di gravissimi ritardi nella distribuzione delle infrastrutture digitali e che progettare connessioni a banda larga solo nelle città, in paese composto da oltre 8000 comuni, è una vera miopia digitale.
Ma c’è di più. A Orvieto la fibra ottica c’è nel centro storico. Direi che qui avrei bisogno di conferme, le ho cercate per anni ma è come se su questo tema fosse calato un velo di mistero (dire abbastanza misero). Non ricordo bene in quali anni, forse gli stessi in cui si sbucava Roma per cablarla con fibre ottiche sbagliate, ma la stessa sorte toccò a Orvieto. Era OrvietoLab, ci si chiedeva già nel 2003 su Orvietonews che fine avesse fatto il progetto. Probabilmente oggi non ha più senso chiederselo, probabilmente stiamo parlando di tecnologie superate e inutilizzabili. Quello che ci importa sapere oggi è che 15 anni fa si pensava che per avere una città di eccellenza si dovesse passare attraverso un progetto per la banda larga e per fare questo valesse la pena aprire le strade della la città, come per l'acqua, bene primario insomma.
Come ci troviamo oggi? Senza banda larga e, a detta di rumor provenienti da ambienti Telecom, non l’avremo prima del tardo 2016, forse 2017. E questo sempre se le condizioni economiche e le opportunità di business delle telcom lo permetteranno.
Per quanto riguarda le infrastrutture per la PA però forse abbiamo delle novità interessanti. Le vedremo nei prossimi paragrafi.
Le aziende
Orvieto territorio di eccellenza. Certo, lo è per innumerevoli motivi, soprattutto per la sua storia e per l’arte. Ma di certo le aziende (poche purtroppo) che operano nel territorio, non hanno potuto sfruttare le potenzialità offerte dal mondo digitale in questi anni, sempre in lotta con connettività complicate e talvolta inesistenti. Eppure ci sono sul nostro territorio anche vere eccellenze nei settori digitali. Eppure tra le aziende è davvero presente la famosa “macchia di leopardo” di cui si parlava all’inizio di questa storia. Se da una parte abbiamo aziende fortemente innovative con valenza di rilevo internazionale, dall’altra abbiamo aziende che, pur dovendo lavorare quasi costantemente attraverso la rete, soffrono di problematiche digitali legate ad argomenti che dovrebbero ormai essere patrimonio di base per qualunque azienda. La richiesta di assistenza sul mal funzionamento della posta elettronica è ancora il leitmotiv più consueto. La difficoltà di accesso alle varie piattaforme digitali anche. E questo è un gap tecnologico immenso se si pensa che invece quelle aziende dovrebbero attuare un piano digitale per le proprie strategie di business.
Io mi occupo di cose digitali da sempre, praticamente da quando esiste la rete. Sono stato personalmente coinvolto in decine di occasioni in progetti, consulenze, idee di business. Ma le difficoltà poi sono state sempre enormi, ci si è sempre trovati a combattere con scelte sbagliate e con strategie fumose già all’origine e fallimentari nei risultato. Non sto qui a elencarle tanto non è questo il punto.
Questo accade perché nelle aziende mancano le competenze digitali. Perché, ancora oggi non si riesce a capire che il computer, internet, la rete in generale, non sono solo una cosa necessaria di cui, qualcuno dice "purtroppo", non si può fare a meno. La rete è l’opportunità di crescita di una azienda, anche se si vendono fiori o si tagliano i capelli, o se si è un artigiano in mobilità sul territorio. La rete è il nostro mondo (che una volta si definiva “nuovo”). La rete è lo strumento che può migliorare un business esistente o può dare vita a nuove opportunità. Ma questo è possibile solo se le competenze digitali sono adeguate all’attività che si svolge. Non si tratta di fare un “corso sui computer o sui social network”. È tutta un’altra roba che deve essere studiata e rappresentata nelle aziende, quelle che possono, o nelle associazioni di categoria.
La pubblica amministrazione
PA e digitale. Qui altro che macchia di leopardo, qui veramente parliamo di un leopardo abbastanza smacchiato. Purtroppo il sito internet del Comune di Orvieto soffre ancora di irraggiungibilità che, nonostante i miglioramenti, continua a manifestarsi. C’è da dire che la frequenza di irraggiungibilità non ha la stessa intensità degli anni e mesi scorsi, ma rimane evidente il fatto che neanche il recente rifacimento è riuscito a risolvere definitivamente un problema forse più radicale: trovarlo online quando serve.
Non vogliamo credere che ci sia una specie di iattura che avvolge questo sito: disastrato e illegale per anni, oggi rifatto e in fase di riorganizzazione, ma con l’essenziale necessità di essere raggiungibile sempre.
Certamente non è il sito del Comune lo specchio della PA digitale sul nostro territorio, e che probabilmente un giorno (speriamo) risolverà tutti i suoi problemi, ma è sicuramente l’emblema delle attenzioni digitali su cui si concentrano la PA locale e gli utenti. Nonostante molti degli amministratori locali siano effettivamente impegnati, personalmente e professionalmente in attività digitali.
Per non parlare dei servi digitali che ruotano intorno alla sanità. La regione Umbria si è dotata di una piattaforma digitale (quindi anche a Orvieto) per i servizi sanitari abbastanza avanzata. Possiamo prenotare analisi del sangue e visite specialistiche in tutte le farmacie, possiamo anche ritirare i nostri referti online.
All’apparenza un sistema funzionale, ma anche qui le problematiche non mancano. L’ultima volta che ho prenotato le analisi (poche settimane fa, non nel pleistocene) ho dovuto aspettare il giorno dopo e tornare in farmacia perché dice il farmacista “non era disponibile il collegamento con il centro elaborazione dati, come non lo è molto spesso”. E la procedura di ritiro dei referti online è decisamente incerta, su una piattaforma non accessibile (parlo di accessibilità informatica, ossia, che un utente disabile potrebbe avere diverse problematiche ad accedervi).
Per non parlare poi di cose di cui forse nessuno si è accorto, ossia che il PDF che viene fatto scaricare con la promessa di essere un “PDF firmato digitalmente”, come è giusto che sia, è in realtà un semplice pdf senza alcuna firma digitale.
Ma non parliamo solo di cose negative. Abbiamo anche molte cose interessanti digitalmente parlando.
L’Umbria, dopo un lungo periodo di organizzazione e di eventi partecipativi si è dotata di un’agenda digitale con la legge regionale 9/2014 e questo è sicuramente un dato molto importante perché si definisco obiettivi determinanti per la crescita digitale del nostro territorio: sostenere la domanda di servizi digitali, ridurre il divario di cultura digitale, stimolare la crescita di fornitori di servizi evoluti.
L’Umbria ha anche un progetto OpenData contenente quasi 250 dataset. Non stiamo a verificare ora di che tipo di dati si tratti. Perché se fossero dati di scarsa qualità sarebbe come non averli. Ma cercando dati su Orvieto, si può scoprire una cosa interessante: esiste una rete a fibra ottica già conclusa e collaudata che alimenta la maggior parte dei centri della pubblica amministrazione. Qui trovate la mappa.
Speriamo quindi che se in effetti la Pubblica Amministrazione, enti, sanità, scuola, ecc, è ormai connessa alla rete a banda larga, possa avere l’opportunità di ampliare e migliorare i propri servizi digitali.
L’importante è che poi il tutto non si blocchi a causa dei soliti problemi legati alle competenze digitali: avere una connettività ultra veloce e non sapere cosa farci equivale, ovviamente, a non averla. Sarebbe come avere uno smartphone e usarlo solo per telefonare.
Certo, sempre a proposito di OpenData non si può non notare che sulla piattaforma regionale quello che ho appena citato è l'unico dato riferibile a Orvieto. In pratica i processi di OpenData non sono mai nati a Orvieto. Eppure ce ne sarebbe un bisogno reale non indifferente. Sopratutto di dati utili per il turismo.
Ultima cosa: conoscete i progetti Open Source? Non mi dilungo sulla spiegazione. Qui trovate approfondimenti. Ci sono sostenitori dell’Open Source che da anni ci raccontano quanto sia importante far migrare la pubblica amministrazione da software a pagamento a progetti Open Source. La Regione Umbria ci ha creduto talmente tanto che si è dotata (tra le prime in Italia) di una legge regionale sull’Open Source nella PA. Era il lontano 2006. Io personalmente ho un’idea un po’ diversa su questo tema, ma rimandiamo le dovute considerazioni per ora. A che punto stiamo su questo tema? Quanto abbiamo risparmiato? Nel comune di Orvieto quale è stato il risparmio relativo all’adozione di software Open Souce? E soprattutto, in comune, si sta usando Libre Office o Microsoft Word?