opinioni

Il direttore artistico di UFF#4 Enrico Paolini: "Non si può andare a un concerto pagante dei Gogol Bordello e pensare che non ci sarà qualcosa di dissacrante". Noi siamo d'accordo!

giovedì 26 agosto 2010
di laura

"Non si può andare a un concerto pagante dei Gogol Bordello e pensare che non ci sarà qualcosa di dissacrante": è questa, in sostanza, l'opinione del direttore artistico di Umbria Folk Festival, Enrico Paolini, di fronte alle polemiche e ad alcune prese ufficiali di condanna da parte dell'amministrazione di Orvieto suscitate dall'esecuzione, nella serata di martedì, della canzone "Santa Marinella". Paolini non approva, a livello personale, l'uso della bestemmia e se ne dissocia, ma ritiene che in certi contesti di spettacolo non si possa censurare preventivamente e che, in ogni caso, chi sceglie un gruppo di questo tipo sa cosa rischia. In poche parole, come andare in un cinema a luci rosse e scandalizzarsi di quel che accade sullo schermo.

Cavallo di battaglia del gruppo e in particolare del cantante che lo guida, l'ucraino di origine tzigana Eugene Hütz, la canzone che ha scandalizzato una parte della società orvietana è in effetti talmente popolare che, se si va a uno spettacolo del celebre gruppo newyorkese, è pressochè scontato che capiti di doverla ascoltare. Basti pensare che alcuni video della stessa presenti su you tube hanno totalizzato, ognuno, dalle 44 mila alle oltre 47 mila visualizzazioni in due anni. Sicuramente la polemica orvietana contribuirà ad alzare la media.

Allontanatosi dalla repubblica sovietica nel 1986 a causa del disastro di Chernobyl ed approdato a New York nel 1993, Eugene Hütz ha vissuto per un breve periodo anche in Italia, in attesa del visto per gli USA. Di questo suo soggiorno è rimasta traccia in alcune sue canzoni, dove si possono distinguere alcune imprecazioni e bestemmie in italiano. Le stesse che ascoltava negli ambienti in cui ha lavorato come bracciante, più che altro per la vendemmia o per la raccolta dei pomodori; o in carcere, dove ha soggiornato qualche giorno, pare per uno scambio di persona. In particolare, il suo periodo italiano è narrato proprio nella canzone Santa Marinella, che deve il titolo alla località balneare in provincia di Roma dove all'epoca viveva.

Pare che in occasione di uno dei suoi concerti in Italia sia stato chiesto a Hütz, da parte degli organizzatori, di non cantare la canzone, ma la travolgente gypsy star ha fatto di testa sua e l'ha comunque eseguita. "Anche a Orvieto - dichiara Paolini al nostro giornale - la canzone non era nella scaletta ufficiale del concerto, ma Hütz, come fa di solito, quando è stato a diretto contatto con il pubblico ha deciso dal vivo e non ha voluto rinunciarvi".

Per comprendere lo spirito ribelle e dissacrante di Hütz, concentrato anche nel nome del gruppo, si può riflettere sul suo richiamarsi da un lato a "Jimi" Hendrix, uno dei più grandi chitarristi della storia della musica (secondo la classifica stilata nel 2003 dal Rolling Stone Magazine il più grande di tutti i tempi), che scandalizzò i benpensanti
degli States, in chiusura del festival di Woodstock del 1969, suonando l'inno nazionale americano in modo provocatoriamente distorto; dall'altro al grande scrittore russo Nikolaj Vasil'evič Gogol', al pari di Hütz ucraino, noto per le sue opere surreali, in cui la critica alla società russa contemporanea avviene attraverso l'uso esagerato dell'iperbole, del paradosso, del grottesco, oltre che attraverso crudi e dissacranti procedimenti linguistici, semantici e fonici.

E forse per comprendere ancora meglio, o comunque in modo più spicciolo, riporto parte del commento di un lettore, con il quale sono sostanzialmente d'accordo, apposto in altro articolo ma che mi sembra calzi benissimo anche a questo: "Giustissima l'ordinanza di non vendere bottiglie di vetro...immaginatevi che confusione nel marasma generale del concerto se c'erano anche bottiglie di vetro! Io mi sentivo più sicuro... Per quanto riguarda la bestemmia, quella era inserita nel contesto di una canzone che parla dell'Italia e del nostro carcere di Santa Marinella dove il cantante della band ha soggiornato per errore (uno scambio di persona), e dove ha imparato queste parole. Nessuno ha obbligato chi credeva di essere offeso da un testo di andare al concerto, magari un po' di cultura musicale prima di vedere un concerto e poi giudicare non ci sta male... Io non bestemmio e credo sia maleducazione, ma penso che sia più maleducato colui che lo fa in giro per Orvieto piuttosto che su un palco durante una canzone. Questo discorso mi puzza tanto di una questione politica...se è per questo, quando si parla di arte, sono veramente pochi gli artisti che possono accontentare le orecchie di chi si sta lamentando, mi dispiace per loro. Beh... Orvieto è un città d'Arte, siamo spesso soliti dire... ma innanzi tutto, Orvieto è una citta?"

Ultimo dubbio infine, in termine di buon senso e di educazione sì, ma in termini di legge si tratta davvero di una bestemmia? "Chiunque pubblicamente bestemmia, con invettive o parole oltraggiose, contro la Divinità è punito con la sanzione amministrativa ecc... ecc..", afferma il codice penale. "Divinità", sembrerebbe, non altre figure evangeliche o della tradizione cattolica. Se in termini di educazione e di fastidio, dunque, la sostanza non cambia, tra i requisiti di reato pare ci sia anche questo che pone, se non altro, un dubbio giuridico: "E' illecito bestemmiare contro Dio, non contro la Madonna e i santi". Può sembrare strano, ma potrebbe essere così.

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