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"Nel Segno del Miracolo. Storia e Significati del Duomo di Orvieto". La beata Giuliana di Liegi, il santo Francesco

domenica 19 maggio 2013
"Nel Segno del Miracolo. Storia e Significati del Duomo di Orvieto". La beata Giuliana di Liegi, il santo Francesco

In occasione del Giubileo eucaristico della diocesi di Orvieto-Todi la società Mirabilia Orvieto è lieta di presentare, attraverso varie puntate su Orvietonews.it, alcuni estratti della pubblicazione-guida ancora inedita "Mirabilia, nel Segno del Miracolo: storia e significati del Duomo di Orvieto".
La novità editoriale, a cui la Diocesi ha concesso il logo del Giubileo, nasce per valorizzare e promuovere in Italia e nel mondo il Duomo di Orvieto e andrà a completare il già esistente progetto "Mirabilia, i luoghi dell'apocalisse", definito nel XII Rapporto Italiano del Turismo 2003 e nel XVIII Rapporto Italiano dell'Eurispes 2006 come "un nuovo modo di illustrare le grandi opere d'arte a carattere religioso". "Mirabilia, i luoghi dell'apocalisse" è stata realizzata in collaborazione con il fotografo internazionale Sandro Vannini e, fino ad oggi, comprende una speciale visita guidata, una pubblicazione-guida, una mostra multimediale e un originalissimo DVD sul significato teologico e filosofico dello straordinario capolavoro del Giudizio Universale di Luca Signorelli nella cappella di san Brizio. Per informazioni www.mirabiliaonline.com mirabiliaorvieto@aruba.it

Mirabilia, nel Segno del Miracolo
Storia e Significati del Duomo di Orviet
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Autore: Fabio Massimo Del Sole
Collaborazione: don Mauro Picchiami, Patrizia Pelorosso
Foto realizzate da Sandro Vannini e gentile concessione dell'Opera del Duomo

La spiritualità della beata di Liegi

A difendere l'Eucaristia dagli attacchi dei Catari e da dottrine eretiche come quella di Berengario di Tours (per il quale il pane e il vino erano solo il "simbolo" del corpo e sangue di Cristo) fu proprio la cristianissima Francia e in particolare la limitrofa città di Liegi, appartenente al Santo Impero Germanico, dove visse ed operò Giuliana di Liegi (1191-1258), colta monaca agostiniana e priora del monastero di Mont Cornillon. Rifacendosi agli scritti del vescovo Raterio (887-974) e alla predicazione cistercense dei monaci Guglielmo di san Thierry (1075-1148) e Bernardo di Chiaravalle (1090-1153), Giuliana si adoperò insieme alla romita Eva e alla beghina Isabella, infermiera di un lebbrosario accanto al monastero, per dare un impulso decisivo alla diffusione di un vasto movimento di pietà popolare incentrato sull'adorazione dell'Eucarestia.

Rafforzata dai numerosi miracoli eucaristici che in quel tempo stavano riaccendendo la fede in tutta Europa(dal Portogallo alla Spagna, dall'Italia alla Germania fino alla stessa Francia), la nascente spiritualità si prodigò a difendere il valore del divino sacramento sviluppando una nuova teologia eucaristica fondata sull'umanità del Figlio di Dio, il quale per aver vissuto la sua vita, dalla nascita alla morte, in povertà volle lasciare la sua presenza nel mondo attraverso gli umili segni del pane e del vino, trasformati per grazia nel Corpo e Sangue di Cristo.
E se da una parte la Chiesa del tempo predicava il distacco dal mondo con l'attesa della morte e della rinascita dell'anima in Dio, il movimento di Giuliana annunciava invece, in pieno medioevo, un Dio vicino al mondo e alla storia, la cui amorevole presenza nell'Eucarestia, vero corpo e vero sangue di Cristo, avrebbe ridato fiducia e speranza ad una umanità sofferente continuamente provata da ingiustizie, guerre e malattie.

La Chiesa e la rivoluzione delle anime semplici

La vita e la vocazione di Giuliana attinsero profondamente al movimento religioso delle "beghine" di cui lei stessa aveva fatto parte prima di entrare in monastero. La "nuova sequela femminile di Gesù", composta in prevalenza da vedove e figlie di quella gente destinata a rimanere ai margini della società, si distinse fin da subito per le scelte di vita radicale delle adepte, portatrici di un grande rinnovamento culturale, sociale e spirituale che seppe precorrere i tempi.
Esse solevano sistemarsi autonomamente in piccoli gruppi attorno agli ospedali, impegnate nella cura dei deboli e malati, mantenendosi con il lavoro manuale (tessitura, filatura, ecc.) e distribuendo ai poveri tutto ciò che avanzava dei loro proventi. Fuori da ogni formalismo istituzionale dedicavano la loro vita alla lettura delle Scritture, praticavano la castità ed erano assidue nella preghiera e in particolare nell'adorazione eucaristica, venerata anche al di fuori della Santa Messa, suscitando la stima e il consenso di tutto il popolo, dagli ordini mendicanti e cistercensi alle autorità laiche cittadine.


Tra queste aveva militato anche Maria d'Oigny, donna colta e moglie di un ricco mercante, che fu la prima ad avere l'intuizione e l'esigenza di adorare "l'ostia consacrata", spinta addirittura da interiori voci angeliche che la invitavano a farlo.

Massima esponente del fervente movimento fu la dotta Margherita Porete, nata in Piccardia attorno al 1255. In contatto con molte personalità del tempo la religiosa, dall'indiscusso carisma profetico, si dedicò a numerosi scritti a causa dei quali si attirò l'ostilità delle gerarchie ecclesiastiche. La donna parlava, infatti, di una "chiesa piccola", materialmente ricca e fatta di beni mondani, e di una "chiesa grande", invisibile ma sostanziata dalla comunione delle anime e dall'amore. Nella sua più importante opera intitolata "Lo specchio delle anime semplici", messa all'indice e bruciata in pubblico, Margherita superando il medioevale conflitto tra fede e intelletto, proponeva ai contemporanei un originale e vivace dialogo con andamento quasi teatrale fra l'Anima e i suoi due corteggiatori, la Ragione e l'Amore. Processata dall'inquisizione per il suo scandaloso "anticonformismo" fu poi condannata al rogo in una piazza di Parigi il primo giugno del 1310.

L'amore del santo Francesco

Anche la vita di Francesco d'Assisi (1182-1226) fu segnata da questo clima di grande rinascita spirituale che contribuì fortemente a generare in lui un profondo amore verso il "santissimo corpo e sangue del Figlio di Dio" e verso l'amata Francia, terra "amica del Corpus Domini".
La sua devozione al mistero dell'Eucaristia fu tale da superare le controversie del tempo rifuggendo da tutte le disquisizioni teologiche e filosofiche e professando con grande semplicità la fede in quel Dio che per amore scelse di abbassarsi, fino a farsi in Cristo povero e umile(la kenosi del Verbo), come povera e umile doveva essere la vita di ogni discepolo di Gesù.

Così parlava del Santo il suo biografo e confratello Tommaso da Celano:

Francesco ardeva di amore in tutto il suo essere
verso il sacramento del corpo del Signore, preso da stupore
oltre misura per tanta benevolenza e degnazione e generosissima carità.
Riteneva grande segno di disprezzo
non ascoltare ogni giorno la messa, se il tempo lo permetteva...
Per questo amava la Francia, perché era devota del corpo del Signore
e desiderava morire in essa
per la venerazione che aveva dei sacri misteri.

Le visioni di Giuliana

Nei lunghi anni in cui Giuliana svolse la sua opera evangelizzatrice tra il popolo, ma anche tra religiosi, vescovi e sacerdoti, la santa fu assistita da una ricorrente visione: una luna splendente oscurata da un'ombra e Cristo che la invitava a prodigarsi per l'istituzione nella Chiesa di una nuova solennità dedicata al mistero del Corpo del Signore ancora oscurato dalle tenebre del dubbio e dell'ignoranza.
Dopo circa 20 anni di instancabile zelo, sostenuta nel segreto dal suo confessore Giacomo Pantaléon, arcidiacono di Liegi, divenuto in seguito Papa con il nome di Urbano IV, Giuliana riuscì a persuadere il Vescovo Roberto di Thourotte che nel 1247 istituì a Liegi la prima festa del " Corpus Domini" in onore della quale la mistica compose un poetico ufficio liturgico di rara bellezza.

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