economia

Puntare sulla personalità dei vini e l'immagine Umbria

venerdì 2 dicembre 2005
Hanno affrontato le problematiche dei mercati tedesco e americano i due relatori del convegno organizzato da Unioncamere Umbria ad Orvieto su “Il mercato internazionale del vino visto dai suoi protagonisti”.

"L'Umbria ha grandi chance - ha detto Maria Neve Spina, della Wine consulting and communication, per anni direttrice della principale azienda di importazione di vini italiani in Germania, primo mercato per l'enologia italiana - ha vini di grande carattere, ha qualità ambientale e delle produzioni, ha una grande immagine. Ma deve puntare sulla propria personalità, non cedere alle tendenze e alle mode, qualificarsi per quelle che sono le sue grandi peculiarità. Perché omologarsi, puntando ad esempio su un utilizzo smodato e inappropriato della barrique, quando si è leader di qualità nei vini di struttura e di grande appeal?"

Leonardo Lo Cascio, presidente di Winebow, azienda leader nell'importazione di vini italiani in America, ha sottolineato che "le bottiglie tricolori godono negli Usa dei benefici di una cultura che molti americani amano, da cui si sentono attratti e che vogliono vivere attraverso i prodotti made in Italy. Ogni anno il trend di vendita aumenta del 3-4%, nonostante il mercato sia altamente competitivo. La promozione è in questo senso fondamentale ed un fattore vincente sul mercato". Ma la ricetta vincente, per i produttori umbri, è quella di puntare sull'agregazione, uscendo dalla penalizzante dimensione della piccola impresa. E , soprattutto, investendo sul marketing e la comunicazione. "L'Umbria gode di una posizione privilegiata - ha chiarito Lo Cascio, che ha fatto conoscere agli americani ben 14 etichette umbre - è una terra di antiche tradizioni vitivinicole e dalle molteplici e variegate proposte, che esprimono una competitiva viticoltura di territorio. Ma per rivolgersi a un mercato dispersivo come quello americano deve abbinare, alla qualità dei suoi vini, anche le straordinarie opportunità del territorio: gli statunitensi sono sempre dei fan dei viaggi in Italia, del cibo, dell’arte, hanno scoperto l'Umbria e le sue tradizioni, e per questo motivo sono molto attratti dalle produzioni enologiche che provengono dal nostro paese".

Davide Paolini, gastronauta e guru della comunicazione eno-gastronomica, giornalista de Il Sole 24 Ore, che ha moderato e coordinato il dibattito, ha esortato pubblico e privato a fare sinergia. "Basta con le schiere di pubblici amministratori in giro per il mondo, nelle più svariate fiere e mostre di settore. Spesso queste missioni diventano vere e proprie gite, senza valore competitivo e strategico. Si scelgano i comunicatori, si faccia sistema investendo al meglio le risorse pubblico-private, si selezionino gli eventi, le fiere, le occasioni di confronto coi mercati in maniera organica e senza disperdere risorse in mille rivoli. I risultati arriveranno in breve tempo. L'Umbria? E' facilitata da un'immagine positiva, dalla sua vocazione alla creatività e alla vivibilità. L'Umbria è già un prodotto spendibile: un prodotto fatto di territorio, paesaggio, arte e cultura in cui si collocano splendidi e unici vini provenienti da grandi tradizioni".

Un tema ripreso anche dall'assessore all'agricoltura della Regione Umbria Carlo Liviantoni, nelle sue conclusioni. "Il marchio Umbria può rappresentare un valore aggiunto per il vino e per le imprese del settore. Ci sentiamo di raccogliere la sollecitazione, venuta dai partecipanti all'evento, a sostenere in maniera coordinata e strategica la commercializzazione della filiera agroalimentare umbra. Riteniamo di avere grandi chance da mettere in gioco sul mercato globale, perché siamo in grado di rispondere con l'eccellenza e la qualità delle nostre produzioni alla sfida competitiva che ci arriva da Paesi emergenti e da competitors tradizionali".

La giornata di lavori è stata conclusa da un banco di degustazione dei vini della provincia di Terni, organizzato dall'Unioncamere Umbria ed offerto ai giornalisti specializzati ed ai partecipanti al convegno.

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