cultura

Ispezione speleologica nel pozzo, per rendere fruibili i segreti del sottosuolo

lunedì 16 settembre 2019
di Davide Pompei
Ispezione speleologica nel pozzo, per rendere fruibili i segreti del sottosuolo

È durata 6 minuti l’immersione del sommozzatore Maurizio Todini della Asd Urban Divers Umbria Apnea, calatosi a più di 4 metri di profondità, nella gola dell'antica cisterna seicentesca del pozzo antistante il Santuario della Madonna di Mongiovino – in località Tavernelle, frazione di Panicale – che, in futuro, potrebbe essere aperta alle visite. Un sopralluogo tecnico, quello effettuato in queste settimane, dal quale è emerso che il manufatto – misure, circa 6 metri per 6 – è in perfette condizioni.

Senza lesioni e perfettamente stagno. L’afflusso dell’acqua di vena alla cisterna era in passato – ed è ancora oggi – in grande quantità. Di qui la necessità di realizzare il canale di troppo pieno che è stato riscoperto a livello di quota pavimento nei due locali a volte presenti nell’area. Del resto i fruitori in passato dovevano essere numerosi. È noto, infatti, che anche in tempi antichi l’afflusso di pellegrini al santuario fosse molto elevato. Ogni anno in questo luogo si svolgevano ben 92 processioni che richiamavano devoti anche dalle regioni limitrofe.

La strada che adesso si vuole percorrere è quella di un ripristino e una riattivazione delle funzioni originarie. In merito all’utilizzo, secondo gli studiosi, doveva essere prevalentemente alimentare. Fino agli anni ‘60 si attingeva per bere con una pompa. Dalle indagini risulta, inoltre, che dal vano cisterna l’acqua può essere canalizzata e recapitata, attraverso una lunga e pregiata condotta ad altezza uomo, realizzata in cotto e per lo più a cielo aperto, fino ad una pila.

Con grande bacinella di attingimento, anch’essa ad altezza d’uomo, posta sulla testata del primo grande locale a volte che, in passato, ha avuto la funzione di refettorio delle comunità religiose che abitavano il complesso o, comunque, quella di prima accoglienza dei pellegrini. Durante la guerra i due grandi locali a volte hanno ospitato circa 300 persone che qui si ritenevano al sicuro dai bombardamenti e potevano attingere all’acqua della cisterna in maniera più diretta.

I risultati del sopralluogo costituiscono il punto di partenza per avviare un iter che conduca alla realizzazione di un percorso che consenta di accedere in sicurezza al cosiddetto "Cantinone" e, quindi, alla cisterna, per poi aprirla a visite programmate. A questo sta lavorando l'Associazione Culturale Mongiovino-Valnestore che, tamponata l’emergenza causata dalla recente caduta di un fulmine sul campanile, intende avviare di una raccolta fondi per ulteriori interventi.

"Queste importanti iniziative – afferma il sindaco di Panicale, Giulio Cherubinisono il frutto di un rinnovato e coeso attivismo dell’intera comunità, grazie al lavoro in prima linea di Mongiovino Valnestore, confraternite e Parrocchia. I progetti per il recupero e la valorizzazione del compendio immobiliare attiguo al santuario sono stati oggetto di un recente nuovo protocollo con il Comune di Panicale e tutte le istituzioni competenti". Si inizia sollevando il velo sul pregiato manufatto del 1600 che sorge di fronte all’ingresso principale del santuario mariano.

E che rappresenta solo la parte sommitale di un articolato sistema di raccolta delle acque che deve essere strettamente collegato alle origini stesse del complesso monumentale e al culto del miracolo di Andreana. Del resto, l’acqua è elemento fondante di questo luogo, che lega il suo nome alla pastorella e all’apparizione della Vergine a quest’ultima, invitata a recarsi dagli abitanti del Castello di Mongiovino portando in testa una brocca piena d'acqua con l’apertura rivolta verso il basso da cui non fuoriusciva acqua. Un miracolo seguito da numerosi altri.

Si deve ora alla comunità locale, e in particolar modo all’Associazione e alla Confraternita del Santissimo Sacramento il merito di iniziare a far luce sul funzionamento dell’antica cisterna e sulla serie di canali sotterranei, accrescendo la consapevolezza della loro unicità ed importanza storica. Per questo è stata incaricata un’equipe di speleologi e sommozzatori che hanno verificato il livello di mantenimento e stabilità del pozzo, il suo funzionamento, la provenienza delle acque di vena e l’utilizzo che se ne faceva in passato.