cultura

La lezione di Oscar Farinetti. Da "Eataly" a un nuovo Rinascimento per l'Italia

lunedì 3 luglio 2017
di Davide Pompei
La lezione di Oscar Farinetti. Da "Eataly" a un nuovo Rinascimento per l'Italia

"Sapere da dove arriviamo per decidere dove andare". Oscar – al secolo, Natale – Farinetti, l'imprenditore delle Langhe legato prima ad Unieuro – suoi, gli spot con Tonino Guerra e "l'ottimismo è il profumo della vita" – e poi al colosso Eataly, l'ha capito bene. E attraverso il libro "Ricordiamoci il futuro" dato alle stampe per Feltrinelli, che si apre con dedica e lettera ai nipoti, offre a tutti l'opportunità di farlo. Laico che legge il Vangelo e adora i lieti-fine dei film di Sergio Leone, ama la poesia il droghiere prestato alla parola che ha studiato "con il Bignami!" al Classico "Govone" di Alba, quello di Fenoglio.

Ma impazzisce per i numeri. E li snocciola, sabato 1 luglio, sotto le stelle danzanti della Terrazza del Cortile di Palazzo dei Priori, a Viterbo, atteso ospite di quell'abbuffata di cultura – oltre 400 eventi spalmati su dieci giorni – che è stata, anche quest'anno, l'11esima edizione del festival "Caffeina", appena conclusa. Nella stessa sera, in Piazza San Lorenzo, anche Federico Zampaglione e Giacomo Gensini, come annunciato, per "Dove tutto è a metà", tra parole e musica.

"Fatto 100 le opere d'arte del Pianeta – dice Farinetti – 70 sono qui. I beni considerati patrimonio Unesco sono 51, la Cina ne ha 50. Su 1200 tipologie di mele presenti in Europa, 1000 sono in Italia, dove i contadini sono i primi designer dei paesaggi. Mari e venti fanno il resto. Ai figli di questa terra, il compito di coltivare biodiversità ed eccellenza in campo agroalimentare.

E tornare a meritarsi la fortuna sfacciata di nascere in questo Paese. Il libro cerca di studiare le storie – sette, più un riassunto, la forma sintetica che tanto adoro – per capire come invertire la rotta della lagnanza, della polemica quotidiana, della resa passiva, delle storture del presente in nome di un cambiamento necessario". E invita l'intero Paese a camminare verso un nuovo Rinascimento.

"Del passato – osserva – decidiamo ben poco. Il presente è il tempo dell'analisi. Dei tre tempi che viviamo, il futuro è il più interessante da vivere perché è il frutto delle nostre decisioni. Anziché guardare i talk show, leggete 'Furore' di Steinbeck, è illuminante. Sette, sono i temi primordiali che riguardano il mio mestiere e il progetto di futuro".

Al centro, l'uomo e il suo rapporto con il fuoco, attorno al quale nasce il linguaggio e parte la civiltà. Ma anche con la terra, e quindi le origini dell'agricoltura. "Il problema, ancora oggi, non è la quantità, ma la squilibrata distribuzione della ricchezza". Ma anche quello con i tre principali liquidi da lui creati – vino, birra e olio d'oliva – e poi il mare e quindi la pesca e gli animali.

Un dibattito tra otto persone sul futuro, 160 pagine che richiamano la forma narrativa delle operette morali. "Non volevo fare un saggio, non ne sono capace e non mi piace". Personaggi di epoche diverse – da Noè a Plinio il Vecchio, da Hemingway all'inventata Alice, acciuga filosofa – dialogano e interrogano, offrendo il pretesto al lettore per farlo intorno a storie millenarie.

"In sei brevi racconti vivi di un umorismo e di una spinta etica", in cui le scoperte sono trattate con "l'occhio attento e rispettoso di chi crede fermamente nell’innovazione così come nell’importanza della tradizione". Il racconto lungo di chiusura disserta di amore romantico e di bello e muove dal dipinto "Il Battesimo di Cristo" della bottega del Verrocchio. Il riassunto finale, dal Big Bang alla contemporaneità.

In una riflessione che invita a un modello sociale ed economico basato su un nuovo rapporto con la natura e tra uomini, in cui la parola 'rispetto' sia la chiave per ri-accendere la fiducia, che deve tornare ad essere motore del Paese, come era stato nel dopoguerra con il Miracolo Economico.

"Torniamo a copiare dalle generazioni precedenti, allora! È il gesto più onesto, furbo e poetico possibile. Un atto straordinario – io, è una vita che lo faccio – che implica ascolto e sensibilità. Avere umiltà, non imitare, riconoscere in altri valori, prenderli e applicarli al proprio progetto. Capire come l'uomo ha reagito alla scoperta del fuoco non è così differente da addomesticare quella macchina moderna e disumana che è Internet".