cultura

"Ho un dono, ve lo dono". La testimonianza musicale di Suor Cristina incanta il Duomo

martedì 13 giugno 2017
di Davide Pompei
"Ho un dono, ve lo dono". La testimonianza musicale di Suor Cristina incanta il Duomo

Il velo che indossa è quello della Congregazione delle Suore Orsoline della Sacra Famiglia, a cui appartiene dal 2012. È stata la prima, dopo 15 anni. La voce, invece, quella che l'ha resa famosa oltreoceano, è solo la sua "ma – dice – si fa strumento di Lui". Piccola e minuta, dietro gli occhiali neri non smette un attimo di sorridere. E di bere grandi sorsi d'acqua. Per annaffiare le corde vocali e stemperare l'emozione di esibirsi di fronte a un Duomo pieno di gente, nella settimana che culminerà con il Corpus Domini.

Porta il nome della Santa bambina, patrona della Città del Miracolo, e nel suo saluto all'Umbria non manca di ricordare chi ha subito il sisma. Coincidenze che amplificano la responsabilità che avverte nell'annunciare, cantando. Pino Strabioli – suo vicino di camerino durante il tour teatrale di "Sister Act. Il Musical" che ha contato 140 repliche e 23 persone in scena – la presenta come "uno scricciolo di spiritualità con un cuore grande così". Afferrato il microfono, però, l'incertezza dei suoi 27 anni svanisce e il suo entusiasmo si fa contagioso.

"Ho un dono, ve lo dono. Dai talent show alla parabola dei talenti" è il filo conduttore dell'annunciata testimonianza musicale che lunedì 12 giugno porta a Orvieto una delle ospiti più attese della 12esima edizione del Festival Internazionale d'Arte e Fede che quest'anno declina il tema "Relazioni e narrazioni nel segno della Buona Notizia" facendo vivere alla città "un giubileo permanente". Siciliana di Vittoria, Suor Cristina Scuccia – all'estero, Sister Cristina – è cresciuta a Comiso, in una famiglia dai forti valori cristiani.

"La parrocchia – esordisce – era la mia seconda casa. Il semino della fede, in me, c'è sempre stato. Durante l'adolescenza, però, mi sono allontanata da tutto ciò. In quel periodo, il mio Dio è stato il canto, l'amore per la musica. In questo momento di crisi, era il 2007, mia madre mi ha proposto di prendere parte al musical 'Il coraggio di amare' incentrato sulla storia delle Suore Orsoline della Sacra Famiglia. Mi viene affidato il ruolo della fondatrice, Rosa. Ogni sera ripetevo frasi come 'Sei disposta a lasciare tutto per Lui?'.

Una domanda che interrogava anche me e mi metteva a disagio. Mi esponeva al bivio tra la consacrazione totale a Cristo e alla musica che avevo sempre concepito come spettacolo, tacchi, trucchi, luci. Ero combattuta, raggiungevo il convento e guardavo senza il coraggio di entrare. Sentivo questa cosa dentro che non mi dava pace e che inizialmente tenevo per me. Fino a che l'amore per Gesù è arrivato e nel 2009 ho iniziato il cammino di postulato. Dopo il primo anno e mezzo, per il noviziato ne seguono due nella periferia di San Paolo, in Brasile. Un'esperienza faticosa ma anche meravigliosa".

L'ingresso in convento, a Milano, coincide con un periodo intenso di riflessione. Non canta più, ma compone una canzone e, la madre superiora, Suor Agata, la incoraggia – "È stata un dono e continua ad esserlo per tutti noi" dice di lei – a cercare una scuola di canto. Qui, conosce la sua insegnate Debby che "oggi è il mio angelo custode". Con il brano "Senza La Tua Voce", nel 2013 vince il concorso canoro religioso "Good News Festival", la cui popolarità arriva fino agli autori di "The Voice of Italy" che la cercano e, dopo il provino, la "arruolano" nella seconda edizione del talent show, nella squadra capitanata dal rapper J-Ax.

Improbabile accostamento, che pure la porta alla vittoria. La "favola" della suora cantante travalica i confini e il video della sua Blind Audition, è stato il quarto più visto a livello mondiale nel 2014. Il resto è storia nota. Anzi, è la sua storia dove senza spettacolarizzazioni convivono l'aspetto religioso, i ritmi e gli orari del convento, il contatto con i bambini insieme a tre consorelle, il sostegno che non è mai venuto meno da parte dei genitori. E poi l'attività teatrale e musicale, i concerti e il contratto discografico con la Universal che a breve porterà alla pubblicazione del secondo lavoro, dopo "Sister Cristina", i cui proventi sono destinati al Brasile.

Da qui provengono l'inedito "Fallin' Free", un "sì gridato alla vita", e "I Surrender" che "cantavo nel mio passato e mi ricorda chi ero prima". E ancora "Perto, Longe Ou Depois", cantata in Portoghese, e la popolare lode "Blessed Be Your Name", fino a "No One" che risuona sotto le volte gotiche della cattedrale. "La paura del rischio – dice – è normale che arrivi. Ma sono qui per 'arrivare' a qualcuno, ai giovani. Dare loro la mia testimonianza che ogni giorno riserva sorprese. Basta coglierle, saperle leggerle. I talent sono un'ottima vetrina per la visibilità, ma non il punto di arrivo. Più sei visibile, più devi studiare. Se hai un dono, coltivalo. Per dirla con il Vangelo di Matteo, moltiplicalo".