cultura

Orvieto incanta su "MedioEvo". A ruba il dossier dedicato a "la regina della Rupe"

venerdì 7 aprile 2017
di Davide Pompei
Orvieto incanta su "MedioEvo". A ruba il dossier dedicato a "la regina della Rupe"

Una bellezza da copertina, di quelle che non passano inosservate. Nessuna pin-up ammiccante, piuttosto il fascino nobile ed elegante di una sovrana, ritratta poco dopo "l'ora dell'oro", che illumina di meraviglia mosaici e bassorilievi. Così immortalata, la facciata del Duomo di Orvieto non smette di incantare anche chi, immeritatamente, può ammirarla ogni giorno.

Propone un viaggio alla scoperta de "La regina della Rupe", il numero di aprile 2017 del mensile "MedioEvo. Un passato da riscoprire", appena arrivato in edicola e in molte edicole della città già esaurito. Orgoglio campanilista, forse, da tradurre ancora però in definitiva presa di coscienza dell'immenso tesoro che la suddetta regnante possiede.

Venticinque, le pagine in cui si articola il dossier, corredato di suggestivi scatti fotografici e cartine esplicative, illustrazioni e riferimenti bibliografici, com'è nello stile divulgativo della rivista. Un "regalo" alla città firmato Giuseppe M. Della Fina, membro del comitato scientifico della rivista "Archeo" e direttore scientifico della Fondazione "Claudio Faina" di Orvieto che, per "MedioEvo", già a febbraio aveva scritto un interessante articolo sul Santo Sepolcro di Acquapendente.

Stavolta, invece, il racconto muove da alcune righe di "Storie della guerra" redatte dallo storiografo bizantino Procopio di Cesarea per camminare letteralmente nella storia. "Città di antica e nobile fondazione – recita il sommario – Orvieto visse nel Medioevo una stagione di grande fioritura, affermandosi come un centro di primaria importanza. Un'età dell’oro di cui sono testimonianza eloquente il Duomo e gli altri monumenti insigni racchiusi al suo interno".

Accanto al gioiello del Gotico – occhi puntati sulla Cappella del Corporale, con il ciclo di affreschi che documenta la storia del Miracolo Eucaristico – si fanno largo, tra gli altri, tufo e pilastri restaurati della Chiesa di San Giovenale, il monumento funebre per il cardinale Guglielmo de Braye realizzato da Arnolfo di Cambio all'interno della Chiesa di San Domenico, la facciata della Chiesa di San Francesco, "innalzata nel punto più alto della Rupe".

E ancora: Palazzo Soliano, "già sede storica del Museo dell'Opera del Duomo, ospita oggi spazi di servizio e parte delle collezioni del MODO", il Palazzo del Capitano del Popolo, ultimato nei primi anni del '300, la profondità del Pozzo di San Patrizio e del Pozzo della Cava, l'altezza della Torre del Moro che regala una vista impareggiabile su tetti e paesaggio circostante, senza dimenticare la Chiesa di Sant'Andrea, la Necropoli di Crocifisso del Tufo e gli scavi di Campo della Fiera.

Un accurato approfondimento storico, insomma, dedicato a "Urbs Vetus", divenuta poi Orbivieto – "il nome originario Velzna, Volsinii rimase legato a Bolsena" – veicolato però senza pesantezze accademiche. Un racconto del passato che "riconcilia" con esso e permette di comprendere la grandezza del percorso intrapreso nei secoli, ma anche il biglietto da visita migliore. Quello che, in tempi moderni, la città dovrebbe esibire, non solo ai turisti, con maggiore fierezza.