cultura

Merletto Orvietano, un patrimonio da valorizzare. L'impegno di Lions Club e ISAO

martedì 29 novembre 2016
di Davide Pompei
Merletto Orvietano, un patrimonio da valorizzare. L'impegno di Lions Club e ISAO

Un patrimonio sommerso – custodito nei cassetti di abitazioni private, enti pubblici, parrocchie – che, poco a poco, sta tornando alla luce e che tra un anno porterà alla realizzazione di un "Catalogo generale delle opere". Per forza di cose non esaustivo, ma sicuramente rappresentativo di raffinatezza, eleganza e valore – non solo economico – legato al Merletto Orvietano. Rientra tutto nel service, sociale e culturale, avviato dal Lions Club Orvieto e portato avanti con dedizione da due comitati operativi che, in undici mesi, hanno provveduto alla schedatura di 350 elaborati, lasciati fotografare dai circa 60 legittimi proprietari che, con sensibilità, li hanno messi a disposizione. Un censimento in corso, a cui è ancora possibile collaborare. Come hanno già fatto dal Friuli Venezia Giulia alla più vicina Perugia, passando per Livorno. Per ulteriori informazioni: 347.0757757 – rmazian@gmail.com

"Il Merletto Orvietano", intanto, sarà al centro anche della prima conferenza inserita nel ciclo di incontri "Orvieto nella storia e nell'attualità. Personaggi e tematiche" promosso dall'Istituto Storico Artistico Orvietano per l'anno accademico 2016/2017 che si terrà sabato 3 dicembre alle 17 all'auditorium di Palazzo Coelli, sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto. Obiettivo, "conoscere, tecnicamente e storicamente, la tradizione del Merletto Orvietano nell’ottica di una sua valorizzazione e sviluppo". Attesi, Maria Luciana Buseghin e Federico Fioravanti. Rispettivamente antropologa culturale, esperta di arti applicate con una lunga attività scientifica e didattica, e giornalista professionista, per dodici anni direttore del Corriere dell'Umbria, che focalizzerà l'attenzione sulla storia economica ed artistica della regione.

Nel corso dell'incontro, saranno evidenziati i risultati fin qui raggiunti e alcune interessanti scoperte emerse dalla ricognizione delle opere. Tra cui un documento riferito alla storia del Merletto Orvietano, risalente a cento anni fa, al periodo della I Guerra Mondiale. L'iniziativa è stata presentata lunedì 28 novembre nella Sala delle Quattro Virtù del Comune, alla presenza, tra gli altri, della past president Graziella Lardani, di Anna Rita Tempesta, segretaria dell'associazione Comitato Cittadino dei Quartieri che per due anni ha curato la mostra sul Merletto Orvietano e Roberta Tardani, che insieme a Vandino Zappitello, è autrice degli scatti. Dodici, quelli immortalati per il "Calendario 2017" realizzato dal Club per i soci. Nel comitato operativo, anche Francesco Manciati, Fernando Sanzò e Giacomo Stramaccioni.

"Fedele alla sua pluriennale tradizione di valorizzazione della cultura e dell'arte orvietana, che già lo ha visto protagonista di numerose e prestigiose iniziative, fin dal precedente anno lionistico – ha sottolineato la presidente Anna Lapini Bufaliniil Lions Club di Orvieto intende valorizzare e far conoscere una forma di artigianato che, in non pochi casi, sconfina in vera e propria arte". "Un'arte – ha specificato Renzo Marziantonio, promotore del service – esclusivamente orvietana, che ha caratterizzato la vita della città fin dal 1907, anno in cui fu fondata l'Ars Wetana, e fino alla fine degli anni '70, con la cessazione delle maggiori attività del settore. Quella che per tante famiglie orvietane ha costituito una risorsa nel corso del secolo scorso, si è solo assopita. Tra le merlettaie esistono, infatti, ancora oggi professioniste che lavorano nell'ombra. La nostra intenzione è valorizzare anche la loro attività. Per ora, ci limitiamo a svegliare coscienza e conoscenza con la prospettiva di realizzare qualcosa di ancora più importante, mettendo a frutto una rete che faccia capo a Orvieto come Città del Merletto".

Altrove, infatti, i Lions Club hanno già realizzato o contribuito a realizzare i musei del merletto. Da Venezia a Rapallo, esperienze virtuose in questo senso non mancano. E tra i quattro poli dell'Umbria, Orvieto sembra avere tutte le caratteristiche per vedere sorgere quanto già avvenuto con il Museo Caprai, a Panicale o ancora a Tuoro, dove si continua a produrre con il Merletto d'Irlanda. "L'Amministrazione Comunale – ha detto, al riguardo, la vicesindaco Cristina Croceha tutto l'interesse a che questo avvenga. Tramite i consiglieri incaricati si sta portando avanti la candidatura di questa eccellenza territoriale al riconoscimento quale patrimonio immateriale dell'Unesco. Ringrazio il Lions Club per l'impegno profuso nella direzione del recupero dalla tradizione".

Lo stimolo a perpetuarla sembra essere stato già raccolto dalla Cooperativa Mir "che – ha spiegato la presidente Alessandra Taddeiaggiudicandosi il bando regionale per la valorizzazione degli antichi mestieri e sull'onda della mostra realizzata in occasione di 'Orvieto in Fiore' nell'ambito del progetto 'Invecchiamento attivo – Innesti creativi' nato dalla collaborazione con Comune, Ancescao, Associazione P. 285, Youth Center Mr T ha costituito il laboratorio 'L'originalità del passato'.

E un gruppo di 16 iscritti - da 20 a 40 anni, tra cui anche un uomo - al corso gratuito di lavorazione del Merletto di Orvieto tenuto da Manuela Ciotti presso i locali del centro di aggregazione giovanile Mr T di Ciconia, che prenderà il via giovedì 1 dicembre alle 17, a partire dal disegno di abiti moderni che riportano inserti in merletto". Per ulteriori informazioni: 0763.390061 – 349.4766387 – associazionep285@gmail.com

"Anticamente – ricostruisce, intanto, Alberto Satolli, presidente dell'ISAO – la tecnica, che consisteva nell’assemblare diversi elementi ripetitivi su un disegno generale predisposto, era ideale affinché il lavoro fosse suddiviso tra varie lavoranti per creare manufatti di grande bellezza, quali tovaglie, centrotavola, finiture per abiti ed altro. Dal punto di vista sociale, tentava di sollevare le donne dalla loro secolare perifericità nella vita economica.

La contessina Maria Vittoria Faina, sulla scia del revival del merletto e seguendo l’esempio della marchesa Guglielmi che aveva avviato la stessa lavorazione tra le donne dell’Isola Maggiore sul Lago Trasimeno, insieme ad un gruppo di nobildonne locali fondò un Patronato, che chiamò appunto Ars Wetana, che si proponeva lo sviluppo del merletto con un nuovo repertorio di disegni anche ispirati alle decorazioni del Duomo.

L'apprendimento della realizzazione degli elementi decorativi presso larghi strati della popolazione femminile, e la facile commercializzazione dei prodotti finiti non solo a Orvieto ma anche nelle grandi città ed all’estero, fecero sì che nel giro di pochi anni quasi tutte le famiglie di Orvieto e dintorni fossero coinvolte in questa grande impresa collettiva. A distanza di pochi decenni dalla scomparsa delle ultime protagoniste di quella straordinaria stagione, sono purtroppo difficilmente rintracciabili notizie scritte e certificate di come nacque e si sviluppò quest'arte in Orvieto. Non ci restano che fonti e testimonianze orali di chi conobbe personalmente le ultime grandi merlettaie". Che, forse, non sono più le ultime.