cultura

Il Lions Club adotta il Merletto Orvietano. "Un patrimonio immenso per un museo diffuso"

martedì 24 maggio 2016
di Davide Pompei
Il Lions Club adotta il Merletto Orvietano. "Un patrimonio immenso per un museo diffuso"

Tradizione antica, che oggi resiste solo grazie al lavoro di poche volenterose e abili artigiane. Ma anche eccellenza territoriale candidata al riconoscimento quale patrimonio immateriale dell'Unesco. Il Merletto Orvietano è al centro del service pluriennale avviato dal Lions Club Orvieto venerdì 8 gennaio con il dichiarato obiettivo di salvaguardare la natura fragile di questi elaborati, valorizzandoli.

Un progetto ambizioso che, nella sua prima fase, porterà alla realizzazione di un "Catalogo generale delle opere", che censirà la bellezza che si nasconde nei cassetti di case private di Orvieto e dei Comuni del territorio, oltre a ciò che viene conservato dagli enti pubblici. Tovaglie, corredi, bordature per lenzuola, centrotavola ma anche polsini e abiti nuziali. Il punto sullo stato di avanzamento del progetto è stato tracciato lunedì 23 maggio nella Sala Consiliare del Comune.

"Il service – ha spiegato la presidente del Lions Club di Orvieto Graziella Lardanisi inserisce nel filone di valorizzazione della storia, della cultura e dell'arte, con attenzione alle tradizioni locali. Il comitato operativo referente è composto dai soci Renzo Marziantonio, Francesco Manciati, Fernando Sanzò, Giacomo Stramaccioni e Roberta Tardani. Preziosa, la consulenza esterna di Anna Rita Tempesta. Il ringraziamento va a loro, alla disponibilità di chi sta mettendo a disposizione i propri elaborati e alle merlettaie che perpetuano in silenzio ma tenacemente questa antica e nobile arte".

A portare i saluti dell'amministrazione comunale, che patrocina il progetto, la consigliera comunale Roberta Cotigni. "Con la candidatura del merletto orvietano a patrimonio Unesco – ha ricordato – la città sta lavorando per la divulgazione, la salvaguardia e la promozione di questa eccellenza. Nel mese di luglio ad Expo 2015 è stato firmato un primo protocollo che ci vede tra i 18 Comuni, capofila Bolsena. Un altro sarà firmato a giugno, nel contesto della Biennale. Siamo fiduciosi".

"Il service del Lions – ha aggiunto il consigliere Alessandro Vignolirappresenta una bellissima iniziativa che si sposa perfettamente con la volontà attuale di coltivare questa candidatura e cercare di valorizzare la città. È un supporto importantissimo e un invito a collaborare con le istituzioni, lancio qui il proposito di superare l'indifferenza e il muro di orgoglio e andare avanti verso la candidatura Unesco".

Nel merito del progetto è entrato poi Renzo Marziantonio, promotore del service e membro della delegazione recatasi a Praga per promuovere questa antica arte peculiare. "Il primo passo che ci siamo prefissi – ha sottolineato – è stato quello della conoscenza, cioè studiare e conoscere, per quanto possibile i merletti, preziosissimi e numerosi, gelosamente conservati dai proprietari, catalogarli e fotografarli, perché se ne tramandi memoria.

Sono 35, ad oggi, quelli che hanno risposto al nostro invito consentendo la schedatura di 250 elaborati. Stimiamo che nell'arco di un paio di anni, saranno un migliaio le opere censite da poter pubblicare nello studio dedicato al merletto orvietano. Ci siamo già rivolti ai sindaci del comprensorio e presto raggiungeremo anche le parrocchie, dove si conservano questi capolavori.

Un patrimonio immenso – prezioso dal punto di vista artistico, sociale ed economico, oltre che affettivo – per un museo diffuso sulla città. Per centinaia di donne ha rappresentato una forma di riscatto sociale, di recupero della propria dignità. Da oltre un secolo si è contraddistinto per la sua assoluta ed ineguagliabile perfezione esecutiva e per la straordinaria bellezza dei suoi disegni, ispirati alle decorazioni pittoriche e scultoree del Duomo.

Agli inizi del 1900, allo scopo di dare lavoro ad un alto numero di donne orvietane, alcune signore locali cominciarono a fornire loro quello che tradizionalmente chiamiamo 'filo di Irlanda', anche se sarebbe più corretto parlare di 'filo di Scozia', da lavorare all'uncinetto. Furono i marchesi Guglielmi e i conti Faina a importare il modo di fare il merletto, dall'assemblaggio dei disegni all'ornato a rilievo fino alla peculiarità che riguarda la stiratura con l'amido che esalta la bombatura. Nel 1907, poi, venne creato il patronato dell'Ars Wetana che tra le altre cose consentì di garantire assistenza sanitaria alle merlettaie. Speriamo di essere degni di questa eredità".

Le foto vengono realizzate da Roberta Tardani e Vandino Zappitello, autore anche del video proiettato promozionale proiettato a Praga. Alla presentazione, anche Anna Lapini e Quinto Polegri. Anna Rita Tempesta, segretaria dell'associazione Comitato Cittadino dei Quartieri che per due anni ha curato la mostra sul merletto orvietano si è detta "onorata di collaborare con un gruppo che ha recepito l'importanza di questo patrimonio".

Per ulteriori informazioni:
347.0757757 – rmazian@gmail.com