cultura

Elio Germano e Marcello Mazzarella: "Ecco il nostro sogno di Francesco"

mercoledì 5 ottobre 2016
di Davide Pompei
Elio Germano e Marcello Mazzarella: "Ecco il nostro sogno di Francesco"

Approccio laico per un santo "mediatico" come il poverello d'Assisi. "Esperienza molto particolare" girare in una pellicola "estremamente raffinata". Al campionario iconografico già esistente, Elio Germano e Marcello Mazzarella aggiungono la loro personale interpretazione d'attori, indossando rispettivamente i sai di San Francesco e Frate Rufino nella coproduzione italo-francese "Il sogno di Francesco", il film diretto da Renaud Fely e Arnaud Louvet e presentato in anteprima dai registi domenica 2 ottobre di fronte ai 250 spettatori del Teatro Lyrick di Santa Maria degli Angeli, dove anche le pareti raccontano la sua storia, definendolo "un film con Francesco piuttosto che su Francesco".

Iniziativa, questa, che come annunciato è stata organizzata da Regione, Parthenos Distribuzione e da "Popoli e Religioni. Terni Film Festival", del quale ha costituito l’anteprima della dodicesima edizione in programma a novembre. Accompagnato da uno spot promozionale dell'Umbria, il film – tra gli attori, l'umanità di Chiara ha il volto di Alba Rohrwacher, la forza dei dialoghi quello della Preghiera Semplice – arriverà nelle sale italiane giovedì 6 ottobre, insieme a qualche errore storico - licenza stilistica - che non è sfuggita ai frati del Sacro Convento. Il punto di vista scelto è quello del poco documentato, seppure centrale, Elia da Cortona (Jérémie Renier).

"In Italia – ha ammesso Germano, premiato per l'occasione con il riconoscimento dell'Angelo alla Carriera – non si fa fatica ad imbattersi nella figura di San Francesco. Come spesso accade quando ti confronti con documenti e fonti, però, scopri tantissime cose che non sapevi. Anche cose che vengono raccontate in maniera diversa da quello che poi realmente è stato. Il compito di un attore è sempre quello di cercare il lato umano, sia che interpreti un assassino, sia che vesta i panni di un santo. La mia ricerca è andata in questa direzione. Esempi di storie, simili per grandezza a quella di Francesco, ci sono anche in altre religioni.

Mi piace ricordare l'universalità di questo messaggio che, anche da un punto di vista laico, colpisce. Quello di mettere la propria vita al servizio degli ultimi, compiere una scelta, coraggiosa e difficile, di abbandono. Anche oggi, mi è capitato di imbattermi in persone che nessuno ha voglia o intenzione di fare sante. La televisione non ne parla, ma hanno rinunciato alle ricchezze personali per andare sotto le bombe, come i medici di Emergency, o mettersi dalla parte di chi non ha niente.

Sono stato a Rishikesh, nel Nord dell'India, alle pendici dell'Himalaya dove si ritrovano quelli che noi chiameremmo santoni. Vivono nelle grotte, non hanno niente. La povertà, però, non si fa fatica ad incontrarla nemmeno a casa nostra. Dedicarsi al prossimo, spogliarsi delle proprie cose non è un martirio ma un'esperienza che riempie, altrimenti tutte queste persone non lo farebbero. Dal mio piccolo punto di vista, mi sento di dire che è importante portare avanti questo messaggio: non è vero che la soddisfazione arriva solo dal primeggiare sugli altri, dal vincere nelle competizioni ma anche dal condividere e mettersi a disposizione. Emozioni da provare, anche senza aureola.

Quella di Francesco, non è stata una battaglia sociale o politica per salvare i poveri dalla povertà, piuttosto imitare i poveri nella povertà, non avere bisogno di niente, abbandonarsi a quello che ogni giorno la Provvidenza ti garantisce se cammini nel giusto. Il suo messaggio è stato interpretato da tanti in tanti modi. Evidentemente è un personaggio talmente spesso che si può osservare da tanti punti di vista diversi. Io ho aggiunto solo la mia altra interpretazione d'attore in un film che è collettivo e non centrato su Francesco. Condividere, lo spazio all'aperto sul set ci ha aiutato molto".

"Sono sicuro – ha aggiunto, dal canto suo, Mazzarella – di aver visto un film estremamente più profondo rispetto a quello che avevo percepito nella sceneggiatura. Durante la lavorazione, centrare il carattere del mio personaggio era difficile anche perché fratello Rufino era un po' l'anziano del gruppo, gli concerneva il ruolo di mediatore tra lo straziante e bellissimo conflitto tra la necessità di avere continuità e il rischio di disperdersi che riguarda la Regola. Credo che in un film come questo, un attore abbia la possibilità di abbandonarsi. Ed è stato anche il sentimento che ho vissuto durante la realizzazione. Questa predisposizione all'abbandono, alla fiducia totale nel lavoro e nei suggerimenti dei registi, oggi mi permette di dire che con questa piccola ma importante partecipazione è stato fatto un buon lavoro".