cultura

C'è una donna del VII secolo d.C. tra gli scheletri di Campo della Fiera

martedì 8 marzo 2016
di Davide Pompei
C'è una donna del VII secolo d.C. tra gli scheletri di Campo della Fiera

Spazi aperti, musei gratuiti. Per le donne, nella Giornata Internazionale della Donna. La proposta, alla sua prima edizione, arriva dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e, al motto di "#8MarzoAlMuseo" nella giornata di martedì 8 marzo apre gratuitamente musei, aree archeologiche e monumenti statali.

Così sarà d'ora in poi ogni anno, secondo gli annunci del ministro Dario Franceschini che ha invitato il Belpaese a farsi promotore di visite, eventi e manifestazioni. Ottantanove (qui, l'elenco completo), i luoghi della cultura che hanno risposto. Quindici, in Umbria. Undici, in provincia di Perugia. Quattro, in quella di Terni.

Ad Orvieto, tocca al Museo Archeologico Statale di Piazza Duomo – aperto dalle 8.30 alle 19.30, con visita guidata gratuita a cura del Servizio di Accoglienza del Museo alle 10 e alle 16 – e alla Necropoli Etrusca "Crocifisso del Tufo", al chilometro 1,6 della strada statale 71. Filo conduttore della giornata: "La donna nella cultura etrusca".

Ed è di genere femminile anche lo scheletro risalente al VII secolo d.C. rinvenuto in un luogo dalla storia lunga venti secoli come Campo della Fiera, dove in estate si tornerà a scavare. Appartiene a una donna di 35 anni, alta 165 centimetri, e presenta alcune ernie di Schmorl sul tratto lombare, che tradiscono la sua attività. Ovvero il trasporto di carichi pesanti.

In attesa che prenda il via la 17esima campagna di scavo nell'area individuata come il Fanum Voltumnae, è stato avviato lo studio delle ossa rinvenute nelle tombe a cassa. Oggetto d'indagine sono circa 50 scheletri. Di uomini, in prevalenza. Ma ci sono anche quelli di qualche bambino. E di pochissime donne. L'archeo-antropologia tornerà utile per ricostruire la storia di una comunità.

Dallo studio delle ossa, infatti, è possibile risalire ad età, genere, attività, alimentazione, malattie, morte. E poi ci sono gli oggetti di uso quotidiano che accompagnavano i defunti nell'Aldilà. Nel caso specifico, tra i rinvenimenti ci sono pettini che rimandano all'etnia longobarda. Corredi delle tombe del IX-XI secolo d.C. all'interno della chiesa alto medievale di San Pietro in Vetere.

Una struttura "stretta e lunga" 30 metri per 9 – con annesso convento composto da circa 15 frati con funzione di apostolato – di cui si ha prima attestazione nei documenti del 1211. Durante gli scavi effettuati nel 2013 è affiorata la parete frontale della chiesa, oggetto dell'annunciato incontro promosso dall'Istituto Storico Artistico Orvietano per il ciclo "Orvieto nella storia e nell'attualità. Personaggi e tematiche".

A Palazzo Coelli, sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto che finanzia le campagne di scavo condotte su concessione ministeriale dall'Università di Perugia e dirette da Simonetta Stopponi, venerdì 26 febbraio ad argomentare su "La lunga durata di un luogo di culto" è stato Danilo Leone, docente di Metodologia e Tecniche della Ricerca Archeologica presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università di Foggia.

Oltre a passare in rassegna le ipotesi di sviluppo planimetrico della domus romana con tanto di area termale – la cui proprietà sarebbe attribuile ad un alto magistrato – con i crolli subiti nella seconda metà del IV secolo d.C. e le caratteristiche del primo luogo di culto cristiano (VI-VII d.C.), grazie alle ricostruzioni grafiche di Mattia Sbrancia è stato reso visivo nelle forme un passato altrimenti perso. Quelle di un luogo abitato e, a lungo, area mercatale.

"In questo sito – ha sottolineato l'architetto Alberto Satolli, presidente dell'Isao – c'è il passato, ma anche il futuro della città. Della chiesa in questione resta oggi il perimetro, ma intorno continuano a venire alla luce i numerosi reperti architettonici di un luogo etrusco, poi romano e cristiano. Materiale alto medievale. Tracce preziose che attendono di essere degnamente valorizzate".