cultura

"L'Altare di Francesco". I visitatori del Presepe nel Pozzo più visto di sempre scrivono al Papa

giovedì 8 gennaio 2015
di Davide Pompei
"L'Altare di Francesco". I visitatori del Presepe nel Pozzo più visto di sempre scrivono al Papa

Il Duomo sta a Orvieto come il Presepe nel Pozzo della Cava sta al Natale ad Orvieto. Proporzione facile, da 26 anni a questa parte sulla Rupe, non solo per un uomo di numeri quale è il deus ex machina capace di concepire, allestire, rendere evento – e promuoverlo come tale, fino a calendarizzare già le prossime 4 edizioni – la rappresentazione di stagione, ma anche per tutti coloro che ogni anno decidono di fare della visita un'esperienza emotiva, calandosi nella profondità porosa di quel tufo per prestarsi a molteplici livelli di interpretazione.

Là sotto arde e si rinnova ogni volta un fuoco che silenzia con la bellezza ovattata, limiti e miserie della superficie esterna. Miste alle scintille della follia, le fiamme mistiche della passione generano ogni anno un raro concentrato di essenza, celeste e terrena, spiazzante come chi lo dona alla città. Lontani i tempi delle sagome di polistirolo e superati anche quelli degli effetti speciali in cui a impressionare era il realismo di volti e movimenti dei personaggi a grandezza naturale, il presepe ha intrapreso da tempo vie più profonde che declinano significati e fondamenti della fede.

Forza ed originalità derivano sopratutto dal messaggio che ogni allestimento riesce a portare con sé, recuperandolo tra le righe dei vangeli apocrifi o da parallelismi con altre pagine di altre storie. C'è studio, ricerca, approfondimento, provocazione. Il resto è genialità tecnica, competenza maniacale acquisita sul campo, suggestione visionaria di chi riesce a (far) vedere un angelo azzurro in 36 metri di buio. In quella stessa cisterna, fluttua quest'anno su note prese in prestito da "Forza Venite Gente", Madonna Povertà, riproposta poi più discinta e scarmigliata anche accanto alla nuova famiglia, divenuta tale nell'umiltà del riparo offerto da una quercia.

Nulla a che vedere con il seno nudo di Maria – quello di una madre che allatta – del 2001 o la mano sanguinante di Salomé, la levatrice incredula. Correva il Natale 2002. Dal biennio successivo, con apposito referendum, la Natività ha trovato posto, dall'antivigilia alla domenica dopo l'Epifania, nella grande grotta alla fine del percorso di visita, scenario naturale intriso di simbolismi e rimandi. Tra diorami, installazioni che fanno da cornice alla narrazione, trilogie, edizioni speciali per il Giubileo Eucaristico e per il 25ennale – il primo con personaggi animatronici – non ne è immune nemmeno quella di quest'anno, dedicata a "L'Altare di Francesco. Greccio 791 anni fa", che, sebbene non ancora conclusa, è già l'edizione più visitata di sempre. Anche rispetto allo scorso anno, in cui erano previsti una serie di eventi collaterali.

"La grandezza di Francesco – spiega l'autore Marco Sciarraè quella di aver preso elementi delle tradizione, anche assenti dal Vangelo, come il bue e l'asino, e fissato in qualche modo l'iconografia del presepe che è giunta fino a noi. Cardini di questo allestimento sono l'armonia del Creato e l'amore di Francesco per la povertà che lo ha portato a fare di una grotta sperduta degli Appennini, Betlemme. Ho disseminato il percorso di richiami e allusioni. Salendo, il visitatore raccoglie l'idea dei miracoli. Dalle rose che sbocciano senza spine al lupo così mansueto da dormire accanto a un gatto. Anche per i colombi, l'idea era quella di riprendere l'avanzo. Ovvero, la sfrangiatura della stoffa e realizzarci una sorta di nido. Nella messa, il crocifisso girato è una citazione di Giotto. E poi c'è la corona di spine...".

Come un'opera d'arte, negli elementi ognuno continua a vedere anche più di quello che è raffigurato. Più che svelarli o riconoscere quelli dichiarati, il consiglio è seguire – senza troppo conoscere – la storia, narrata da un Frate Leone molto contemporaneo, delle vicende che portarono il poverello d'Assisi ad allestire la messa di Greccio, considerata il primo presepio del mondo. "Delusioni e fallimenti del frate – prosegue Sciarra – trovano sfogo in un'opera sublime, che segnerà per sempre la storia del Natale cristiano: far ammirare, con gli occhi del corpo, la povertà autentica in cui ha scelto di nascere il Signore. Alla Natività statica nella Palestina di oltre 2000 anni fa, se ne accosta così una tutta medievale ispirata al matrimonio tra Francesco e la Povertà e ambientata nelle Greccio del dicembre 1233".

Estremamente positivi, i commenti incassati. Ma anche i giudizi su TripAdvisor e le recensioni dei media. Merito anche di una promozione efficace e della visibilità legata a passaggi su "Sereno Variabile", "Marco Polo", TgR Umbria, Radio 101. Scongiurate, le attese "censure" dei Frati Minori di Assisi, che hanno concesso il patrocinio della Basilica Papale di Santa Maria degli Angeli. "Sono stati sorprendentemente positivi – spiega l'autore – anche le opinioni dei numerosi sacerdoti e religiosi che hanno visitato il presepio di quest'anno. Parecchi di loro hanno confidato di aver scritto a Papa Francesco, tirato in ballo alla fine del presepio con il riferimento a una Chiesa povera per i poveri. Sarebbe desiderio di buona parte del clero locale, e non solo, che il Santo Padre potesse ricevere immagini e filmati di questa edizione, forse a compensare la tanto anelata visita in occasione del giubileo Bolsena-Orvieto, appena conclusosi".

Nell'edizione 26 non mancano riferimenti bibliografici della singolare ricostruzione storica. Un accordo con Mondadori Store di Orvieto, infatti, fa sì che i testi della bibliografia del presepio – su tutti, la raccolta "Mistica d'amore" di Alda Merini – possano essere acquistati sia presso il bookshop del Pozzo della Cava – dove è disponibile anche il dvd che ripercorrere le prime 25 edizioni – che presso la Libreria dei Sette. Iniziato ad allestire i primi di novembre, il presepio aderente alla settima edizione de "La Natività ad Orvieto" sarà visitabile ancora fino a domenica 11 gennaio, con orario continuato dalle 9 alle 20. L'ultimo ingresso è alle 19.45. Da lunedì 12 gennaio, poi, il Pozzo della Cava chiuderà i battenti per tre settimane. Li riaprirà lunedì 2 febbraio, una volta ultimata la rimozione del presepio e i lavori di manutenzione annuale dei sotterranei. Dove, mercoledì 23 dicembre, sarà la volta dell'edizione 27. Già pronto il manifesto. Profetico, il titolo: "L'uomo dello scandalo".