cultura

La torre del Moro. Quando le cose parlano

domenica 14 luglio 2013
di Arianna Milizia, 1H
La torre del Moro. Quando le cose parlano

Ho appena percorso il vicolo che da piazza Marconi porta all'ufficio postale e mi sto incamminando, senza una meta precisa, lungo corso Cavour. C'è tantissima gente che probabilmente si reca al mercato, ma io sono alla ricerca di qualcosa che attiri il mio interesse e la mia curiosità e che stimoli la mia immaginazione. Supero il Teatro Mancinelli, alzo lo sguardo e improvvisamente mi appare la Torre del Moro. E' come se la scoprissi per la prima volta. Il quadrante bianco del suo orologio segna le undici.

Costruita tutta in tufo, semplice, solida, sovrasta tutti gli antichi palazzi che la circondano e si innalza verso il cielo che questa mattina è particolarmente azzurro. In alto, sopra la torre, una campana di ferro, sormontata da un'altra più piccola e da una banderuola anch'essa di ferro. Percorro alcuni metri e mi trovo proprio sotto la torre. 

Intravedo in alto delle fessure e più in basso una serie di stemmi di diverse dimensioni. Chissà a quali famiglie saranno appartenuti... Certamente a famiglie importanti e potenti che avranno sfoggiato le loro ricchezze, nelle feste della città, nelle celebrazioni o nelle ricorrenze.
Se questa torre potesse parlare, ci narrerebbe la storia di dame innamorate, corteggiate e amate, di dame giovani e felici, ma anche di donne infelici, di amori contrastati e interrotti.
Ma potrebbe raccontarci anche gli agguati, gli inganni e le vendette che si sono susseguite al tempo dei Filippeschi e dei Monaldeschi, quando a Orvieto si svolgevano le lotte tra Guelfi e Ghibellini, durante il Medioevo.
Ci parlerebbe di cavalieri e di guerrieri orgogliosi delle loro vittorie e delle loro conquiste, o delusi e scoraggiati da una fortuna avversa o da una tremenda sconfitta; alcuni amati per la loro generosità e grandezza, altri detestati per le loro crudeltà.

Tante sono le vicende, le storie e i segreti che la Torre del Moro potrebbe narrarci, perché di anni ne ha visti passare tanti.
Forse agli altri che verranno racconterà qualcosa anche di noi e di una bambina che per mezz'ora è stata a osservarla e ad ascoltarla con occhi incantati.


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