cultura

La cassetta della posta

domenica 14 luglio 2013
di Elena Maria Gradoli, 1H

Oggi con il Prof.Caponeri abbiamo fatto un'interessante esperienza: uscire dalla classe, andare in giro per la città a descrivere -ciascuno di noi- un oggetto a nostra scelta.
Io ho scelto una cassetta delle lettere che ho visto lungo il Corso Cavour, verso Sant'Andrea.

Mi ha incuriosito per la sua forma semplice ed essenziale, priva di decorazione, così diversa dalle solite cassette in ghisa, ferro o legno cui sono abituata e di cui Orvieto è piena: c'è una fessura scavata nel muro, vicino allo stilobate del portone di un antico palazzo; all'esterno sono visibili solo due barrette in pietra grigia che delimitano l'apertura, dove il postino imbuca la corrispondenza.
Mi chiedo in che modo si possa ritirarla, visto che manca un sistema di chiusura con serratura.
Che si possa fare dall'interno, nell'ingresso? Un modo certamente che dà maggiori garanzie di privacy e sicurezza.
Deve avere una buca capiente, perché è apparentemente vuota, non trabocca di materiale pubblicitario che in genere intasa tutte le cassette della città.
Ritengo che sia lì da molto tempo e mi piace immaginare una vecchia signora o una bella ragazza, in attesa di notizie, girarle intorno impazienti per giorni, quando ancora non c'erano i mezzi a motore per un trasporto rapido, né il telefono, ora anche mobile, l'email o skype o twitter per una comunicazione diretta.
Sto pensando che oggi la posta per stabilire contatti umani o comunicare notizie, sentimenti ed emozioni, sia ormai in crisi, superata dalla velocità "tecnologica" ma, nella sua concisione, fredda e sbrigativa degli SMS: addio lunghe lettere sognanti dove vibrava l'anima poetica!... in cui il lettore veniva trascinato nell'interiorità e nel mondo del mittente, a vederlo con i suoi occhi; oggi è cambiato il modo di scrivere e anche il linguaggio:
" T V B/ nn/cmq/ dmn c6?/ 63Mendo xkè..."
ché, se non hai intuizione, sei isolato!!!!!

Mi viene in mente quando io e mio fratello, da piccoli, ci divertivamo a fare scherzi durante le passeggiate con i nostri genitori e sfilavamo (o sarebbe più corretto dire "rubavamo"?) la pubblicità nel periodo natalizio per scegliere i regali da chiedere a Babbo Natale. Ho ancora le orecchie "rintronate" dai rimproveri della mamma che ci ordinava perentoria di smettere e di riportarli immediatamente al loro posto... e noi - "impuniti"!- ubbidivamo ma aggiungevamo anche dei sassolini, di nascosto naturalmente.
Non vedo una targhetta che indichi il cognome del proprietario e anche questo è strano: che il grande palazzo sia abitato da un'unica famiglia molto conosciuta da rendere l'indicazione inutile?
Oggi in genere i grandi edifici sono condominiali e c'è un gran numero di cassette e di cognomi.
Altri tempi!
Continuo la mia passeggiata alla ricerca di altre curiosità, divertita da questa inaspettata "libertà scolastica". Spero si ripeta.


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