cultura

Nelle librerie "I giustizieri. 1944: la brigata Gramsci tra Umbria e Lazio". Le atrocità commesse nel nome dell'ideologia

giovedì 23 luglio 2009
di Francesco Pullia
Nelle librerie "I giustizieri. 1944: la brigata Gramsci tra Umbria e Lazio". Le atrocità commesse nel nome dell'ideologia

Ci sono pagine, soprattutto recenti, nei cui confronti la storiografia ufficiale continua ad opporre un muro di ostinata reticenza preferendo alla verità nuda e cruda l'invenzione di miti fondati sulla verosimiglianza, appartenenti cioè unicamente alla sfera di un immaginario di comodo. I giustizieri, sottotitolo 1944: la brigata "Gramsci" tra Umbria e Lazio, edito in questi giorni da Mursia, è, in questo senso, un libro coraggioso e anticonformista perché non ha il timore di riportare alla luce atrocità commesse oltre sessant'anni fa e tacitate per vigliaccheria.

Lo ha scritto, in prosa accattivante, Marcelle Marcellini, conosciuto e apprezzato per la sua lunga attività forense e da diverso tempo dedito, con esiti eccellenti, alla saggistica. Le vicende narrate sono estremamente gravi e si riferiscono al ruolo svolto, in un tratto appenninico all'incrocio i due tenitori di Terni e di Rieti, dalla brigata "A. Gramsci".
Gli episodi rievocati sono avvenuti tra l'11 marzo e il 18 maggio 1944 e fanno accapponare la pelle. Violenze gratuite, sevizie, omicidi brutali, feroci, ipocritamente ammantati di connotati politici e, cosa assai più disgustosa, rimasti impuniti.
Si legga, in particolare, il terzo capitolo, intitolato "Un fascista qualunque", Montefranco, 4 maggio 1944, relativo al rabbrividente assassinio di Angelo Centofanti, prelevato a tarda notte sotto lo sguardo atterrito della moglie e del figlio. Fu portato nel folto del bosco. Tania, l'affezionatissima cagnolina chiazzata di bianco e marrone, lo volle seguire. Il suo cadavere "venne scoperto casualmente la mattina dell'8 maggio (...) a circa un chilometro di distanza dalla sua casa (...) Era in uno stato di avanzata putrefazione, supino, a braccia aperte, con il cranio fracassato e il ventre squarciato dalle pugnalate. I suoi assassini si erano accaniti su di lui cavandogli gli occhi e recidendogli gli organi genitali. Accanto, sopra il suo braccio sinistro, giaceva Tania, la fedele cagnetta, anch'essa uccisa a pugnalate e poi gettata sopra il corpo del suo padrone".
Marcellini ha trovato gli atti processuali di questi crimini ripugnanti depositati ali' Archivio di Stato e si è messo alla ricerca degli ultimi testimoni.

Come annota nella sua prefazione lo scomparso Vincenzo Pirro, "la cronaca giudiziaria è la rappresentazione dei processi che si celebrano dinanzi ai Tribunali e alle Corti d'Assise, tutti con le identiche modalità: deposizione degli imputati che riferiscono di avere agito su ordine dei comandanti della brigata "Gramsci", interrogatorio di questi ultimi che confermano la versione degli imputati, sentenza di assoluzione o di non luogo a procedere". L'intento è stato quello di accreditare la tesi della non punibilità dei fatti perché messi in relazione alla "guerra di liberazione". Si presti la dovuta attenzione a queste duecento pagine. Se ne tragga profitto. E soprattutto si abbatta, una buona volta, l'ideologia dell'odio.

 

Un altro punto di vista: il rischio di un'altra storia