cultura

L'ora di religione trasformata in ora di libero pensiero

martedì 30 settembre 2008
di jacopo
La settimana passata è stato pubblicato il contributo di una lettrice veramente interessante il cui titolo era L'ora di religione. I commenti che sono stati fatti sono la dimostrazione che l'argomento suscita grande interesse, da quell'articolo sono nate discussioni anche con amici o colleghi e mi sembra giusto portare un ricordo o meglio un esempio di come l'ora di religione possa diventare un'ora molto importante. Sono tre anni che ho preso la maturità ad Orvieto e per la mia classe l'ora di religione è stata sempre un qualcosa di particolare. Sicuramente gran parte del merito va dato alla nostra professoressa, di cui per questione di privacy non faccio il nome, che ci ha sempre molto stimolato, poi forse un po' di merito va anche a noi perché se lei chiedeva un giornale, per leggere qualcosa su un argomento o un fatto, in classe nostra ne usciva fuori, sempre, almeno uno, e c'era una naturale attitudine a discutere. Le ore con lei sono state sempre di grande interesse, credo possano essere portate ad esempio di ottimo utilizzo delle ore di religione. Va detto subito che è sempre stata un'ora nella quale ci si poteva sfogare se un'interrogazione o un compito in classe era andato male, su ingiustizie, o presunte tali, che i professori facevano nei nostri confronti. La professoressa ci aiutava, ci consigliava sul come comportarci con alcune sue colleghe, prometteva di parlare con loro per fargli capire i nostri punti di vista. Poi, per i primi due anni, quando si è in una fase della vita giovanile complessa e piena di dubbi, non ha affrontato grandi argomenti esistenziali, io credo per non voler influire sui nostri pensieri e le nostre idee che si stavano lentamente maturando, ma ha parlato e spiegato le religioni. Il plurale non è un errore, ha spiegato la religione cattolica, non solamente in quella di rito romano-cattolica. Mi ricordo nitidamente quella dedicata ai testimoni di Geova che attirò l'interesse di tutta la classe. Poi l'islam, religione complessa che affrontò con il massimo rispetto, il buddismo e l'induismo. Non entro nei particolari, voglio solo sottolineare che ci ha fatto la storia delle religioni, non di una religione. I tre anni successivi sono stati dedicati a una grande quantità di argomenti, dall'aborto alla prevenzione sessuale, poi l'adozione e la procreazione assistita, la morte volontaria e la pena di morte; il nazismo e l'olocausto, fascismo e stalinismo. L'ora passava veloce, lei stimolava tutti ad intervenire; anche chi era più taciturno, non solitamente propenso a partecipare ad un dibattito, era stuzzicato e alla fine diceva la sua. Tutti i pensieri erano ammessi, la professoressa cercava di non mettere in soggezione nessuno e faceva prima esprimere noi alunni, o una parte di noi, e poi esplicitava il suo pensiero sull'argomento in questione; di seguito esprimeva anche quella che era la posizione ufficiale della chiesa sull'argomento del giorno e, se ne era a conoscenza, quella di altre religioni. Lì ho sviluppato il gusto della discussione e del confronto vero e non ideologico, ho in queste occasioni scoperto che alcuni amici che si dichiaravano politicamente di destra difendevano l'aborto ed erano contrari alla pena di morte ed altri di sinistra erano totalmente contrari al primo argomento e avevano mille dubbi sul secondo. Ho imparato ad ascoltare, la professoressa era severa solo sul fatto che non si doveva interrompere chi parlava per rispetto della persona che in quel momento interveniva. Insomma un'ora di libero pensiero, anzi direi d'insegnamento del pensiero. Forse è proprio questo che manca alla nostra scuola superiore in Italia, dedicare del tempo affinché gli studenti si esprimano liberamente su molti argomenti, e sviluppino la capacità di affrontare in modo critico una tematica o la realtà che li circonda. Pochi professori hanno la forza, le capacità di fare questo, ma facendolo evitano di creare automi e creano persone.