cultura

Breve storia dell'Ars Wetana

lunedì 16 ottobre 2006
E' nel giugno del 1907 che sorse a Orvieto una società di Patronato per le donne del popolo con lo scopo di offrire loro l'opportunità di un modesto guadagno, occupando le ore libere dalle faccende domestiche o dalle eventuali attività agricole in un lavoro decoroso e non eccessivamente faticoso. L'idea, lanciata dal Senatore Conte Eugenio Faina, fu realizzata grazie a suo figlio Claudio, che diede un primo fondo, alla figlia Maria Vittoria e alle N.D. Eugenia Petrangeli e Paolina Valentini, che si occuparono di individuare un lavoro semplice, ma anche pregevole, che le donne potessero svolgere a domicilio. La scelta delle Patronesse cadde sul merletto di filo di Manda che, oltre ad effetti artisticamente suggestivi, presentava sul piano tecnico l'opportunità di suddividere la lavorazione di uno stesso manufatto tra più operaie. Sin dall'inizio, tuttavia, quel merletto acquistò delle caratteristiche tipicamente orvietane sia dal punto di vista decorativo che da quello esecutivo, e il Patronato prese il nome di “Ars Wetana”, denominazione che testimonia pienamente il livello artistico di nobile ars e al tempo stesso le peculiarità locali espresse fin dall'inizio dai manufatti messi in circolazione. Per volontà dei fondatori il Patronato doveva avere esclusivamente un fine di beneficenza e di assistenza verso le donne operaie e le loro famiglie; infatti, tolte le spese, tutto il ricavato andava a beneficio delle lavoratrici, che avevano anche un'assicurazione per l'invalidità e la vecchiaia e sussidi fissi nelle malattie e nei puerperi. A testimoniare tutto ciò è il testo dello Statuto che, pur non essendo quello originale, andato perduto durante la seconda guerra mondiale, ma quello redatto sotto la Presidenza del Comm. Giuseppe Bigi nel settembre del 1950, rispecchia nella sua estrema fedeltà gli scopi originari e lo spirito e i presupposti della società, così come era stata pensata dai suoi fondatori. A pochi mesi dall'istituzione del Patronato le operaie, che andavano specializzandosi nella manifattura di motivi ricorrenti (stelline, uccelli, uva, foglie, fiori riuniti poi in una reticella di fondo), aumentarono di numero in modo così sensibile che, per presiedere l'attività, fu scelta un'altra Patronessa, la Sig.ra Clementina Muzi, e per coordinare e dirigere il lavoro furono assunte due coordinatrici. Dai rendiconti e dai verbali delle riunioni redatti nel corso degli anni si ricavano interessanti notizie sulla vita dell'Ars Wetana, particolari importanti che in qualche modo rimandano indirettamente anche alla vita della città. Così, ad esempio, dal rendiconto del periodo luglio 1909 giugno 1910 si evince che al terzo anno di attività la committenza era ancora quasi tutta privata "essendo riusciti infruttuosi i tentativi di vendita a negozianti e case di moda" , ma i risultati superavano comunque le aspettative e "il tentativo di mettersi in relazione con negozianti e case industriali" cominciava a dare i suoi frutti, mentre le ordinazioni dei privati crescevano, grazie anche all'esposizione dei prodotti nei grandi alberghi e nella sede della società a Roma: "per soddisfare le svariate esigenze della nostra speciale clientela, molte volte si dovette ricorrere al ripiego di far montare i nostri merletti in Roma stessa, per adattarli ai modelli prescelti". Con la seconda guerra mondiale si ebbe, come in ogni campo, un ristagno del lavoro, ciò nonostante l'Ars Wetana continuò a funzionare e alla fine del conflitto riprese più intensamente la sua attività, tanto che venne ampliato il numero dei componenti del Consiglio di Patronato. Si cominciava tuttavia a lamentare già dagli anni '50 il problema della concorrenza privata; i merletti in circolazione erano aumentati considerevolmente e, seppure in certi casi non raggiungevano il grado di precisione e di rilievo artistico di quelli dell'Ars Wetana, risultavano competitivi sul piano dei prezzi al pubblico per il divario dei costi di produzione. La crisi si ebbe tuttavia negli anni '60, quando molte donne rinunciarono a lavorare il merletto, preferendo occupazioni economicamente più vantaggiose. Le condizioni storico-sociali che avevano favorito la nascita e lo sviluppo dell'Ars Wetana erano ormai profondamente cambiate: la donna un tempo era impegnata soltanto nei lavori casalinghi ed eventualmente nelle attività agricole, pertanto il lavoro a domicilio costituiva una delle poche, se non l'unica occasione di contribuire al bilancio domestico. Mutate quelle condizioni l'arte del merletto, e più in generale il lavoro a domicilio, non ha potuto reggere al confronto economico con altri impieghi, professioni, mestieri. Il reperimento di nuove leve da formare si è pertanto reso quasi impossibile nel decennio 1960/70 e l'Ars Wetana ha cessato di esistere come società divenendo Azienda privata. Nel 1974, infatti, il Consiglio deliberò la cessione dell'attività all'allora Direttrice Sig.na Clara Paragiani che, impegnandosi tra molte difficoltà, soprattutto per la carenza di personale specializzato, riuscì tuttavia , per alcuni anni ancora, a tenere in vita l'Ars Wetana, mantenendola ad un livello artistico degno della sua tradizione.

Questa notizia è correlata a:

Ars Wetana, una tradizione ritrovata. Alla ricerca delle artigiane artiste del prezioso merletto orvietano