cultura
Linux Day compie 5 anni: per Orvieto è la prima candelina. Ma lui, Linux, è gratuito o libero?
giovedì 24 novembre 2005
di Laura Ricci
È ancora molto giovane, nato nel 2001 il Linux Day, la manifestazione nazionale articolata in eventi locali che ha lo scopo di far conoscere e di diffondere Linux e il software libero, ossia quei software che possono essere scaricati, modificati e diffusi senza licenza (e quindi, almeno nella fase di acquisizione, senza costi).
Promosso da ILS (Italian Linux Society) e organizzato a livello locale dai LUG italiani e dagli altri gruppi che condividono le finalità dell’evento, il Linux Day è passato, negli anni, dalla partecipazione di circa quaranta città sparse su tutto il territorio nazionale del 1° dicembre 2001 – prima edizione – alle oltre cento dell’edizione 2004, con un aumento di circa venti realtà partecipanti per ogni anno. Stabile, invece, l’andamento dal 2004 al 2005, che vede 98 realtà italiane – poco meno dello scorso anno - partecipare al giorno di Linux.
Per Orvieto la novità è che, in questa edizione 2005, che si svolgerà in tutta Italia sabato 26 novembre, anche la nostra città ha il suo LUG (Linux Users Group) e, con questa giovane realtà associativa, entra a pieno titolo nel mondo del software libero.
Il luogo del Linux Day per Orvieto sarà l’Atrio di Palazzo dei Sette, scelto non a caso - come ha sottolineato in conferenza stampa l’assessore Frellicca – piuttosto che altri possibili spazi: proprio l’Atrio di Palazzo dei Sette dovrà infatti diventare, nelle intenzioni progettuali per il nuovo assetto urbano di quel contenitore, un info/internet point dove la rete avrà la sua importanza e la sua funzione al servizio dei cittadini.
Il Linux Day di sabato 26 novembre è stato possibile per il convergere della passione e della volontà innanzi tutto dell’Associazione OrvietoLUG, di cui è presidente Diego Frascati, e per l’appoggio dato al lavoro dell’associazione dall’Assessorato all’Informatizzazione di Massimo Frellicca, dal Centro Studi Città di Orvieto e da alcune scuole cittadine – dalle elementari alle superiori – in cui si sono svolte esperienze sperimentali su Linux.
Ma cosa significa utilizzare il free software – nello specifico, ad esempio, Linux al posto di Microsoft - e, soprattutto, che cosa può spingere a misurarsi con questa diversa piattaforma e a sostenerne la diffusione?
Bisogna distinguere, perché un conto è porsi sul piano dello sviluppatore, un conto su quello dell’utilizzatore.
Di certo, nella rete che da sempre è appunto un mondo “a rete”, fatto di scambio e di interazione/comunicazione, operare con il free software significa lavorare alla ricerca e alla conoscenza non blindandola dietro l’individualismo e l’affarismo del copyright, ma mettendone a disposizione di tutti le modificazioni, le innovazioni e i saperi. Ed è proprio l’ampliamento e la condivisione dei saperi, che peraltro si diffondono attraverso Forum e Comunità in rete, a spingere migliaia di sviluppatori a lavorare gratuitamente a piattaforme quali Linux o Mysql .
Per i giovani appassionati di free software e di open source, non veri e propri sviluppatori ma comunque soggetti attivi della rete, in certo senso aspiranti “in erba”, molto e giustamente gioca la curiosità intellettiva, la possibilità di fare gruppo, di mettere in comune esperienze e conoscenze e anche, forse, un sano senso di eversione, di non uniformità a un linguaggio informatico – Microsoft – in certo senso imperversante e imposto, per giunta con i suoi costi di acquisto.
Per la scuola, come già si sta facendo, conoscere e sperimentare il free software, oltre che interessante è ineludibile, significa fornire, come in ogni altro campo, il pluralismo delle conoscenze.
Altro è il discorso per l’utilizzatore per così dire "passivo", per coloro che lavorando in enti, uffici, associazioni e si misurano con il software, free or not free che sia, in un’ottica puramente funzionale, perché serve a… generalmente a svolgere in modo razionale ed efficiente un lavoro.
Per la Pubblica Amministrazione, a partire dalle direttive europee e da quella del Ministero per l’Innovazione e le Tecnologie che lo incoraggiano, il software libero può essere una scelta fortemente etica, per sostenere una nuova visione di pluralismo e scambio dei saperi; e su questa linea può essere un soggetto determinante, considerando i grossi investimenti della PA nell’informatizzazione (in Italia nel 2500 circa 670 milioni di euro).
Si andrebbe però verso una strada fuorviante, per non dire addirittura deludente – come a volte accade forse confondendo il doppio senso di “free” (libero/gratuito) – se il free software fosse visto esclusivamente come un risparmio, perché non andrà dimenticato – almeno al momento – che se è gratuita la sua acquisizione, può risultare molto più complessa la sua utilizzazione e la sua gestione da parte di chi è chiamato a performarlo o a intervenire sulle manutenzioni.
Insomma, “free”, più che gratuito, significa proprio “libero”, senza limiti, senza rigidità, senza barriere.
“Il Comune di Orvieto – ha affermato tra l’altro l’Assessore Frellicca - per iniziativa dei Centri Regionali di Competenza per l’e-government e la società dell’informazione, del Ministero per l’Innovazione e le Tecnologie, del Consorzio SIR Umbria e del nostro Assessorato, ha già effettuato nella primavera scorsa un primo momento di riflessione sull’open source e il software libero. Il Linux Day sarà l’inizio di un percorso di lavoro che nei prossimi mesi coinvolgerà il mondo della formazione, dell’imprenditoria, dell’associazionismo, del credito e naturalmente la realtà della Pubblica Amministrazione attraverso incontri tematici nei quali ogni categoria potrà analizzare tecnicamente le potenzialità dell’open source rispetto alle proprie esigenze di applicazione del sistema. Intanto, proprio in questi giorni, presso il Comune di Orvieto si sta installando un server che funziona su piattaforma Linux, per implementarvi la gestione di alcuni servizi on-line."
Promosso da ILS (Italian Linux Society) e organizzato a livello locale dai LUG italiani e dagli altri gruppi che condividono le finalità dell’evento, il Linux Day è passato, negli anni, dalla partecipazione di circa quaranta città sparse su tutto il territorio nazionale del 1° dicembre 2001 – prima edizione – alle oltre cento dell’edizione 2004, con un aumento di circa venti realtà partecipanti per ogni anno. Stabile, invece, l’andamento dal 2004 al 2005, che vede 98 realtà italiane – poco meno dello scorso anno - partecipare al giorno di Linux.
Per Orvieto la novità è che, in questa edizione 2005, che si svolgerà in tutta Italia sabato 26 novembre, anche la nostra città ha il suo LUG (Linux Users Group) e, con questa giovane realtà associativa, entra a pieno titolo nel mondo del software libero.
Il luogo del Linux Day per Orvieto sarà l’Atrio di Palazzo dei Sette, scelto non a caso - come ha sottolineato in conferenza stampa l’assessore Frellicca – piuttosto che altri possibili spazi: proprio l’Atrio di Palazzo dei Sette dovrà infatti diventare, nelle intenzioni progettuali per il nuovo assetto urbano di quel contenitore, un info/internet point dove la rete avrà la sua importanza e la sua funzione al servizio dei cittadini.
Il Linux Day di sabato 26 novembre è stato possibile per il convergere della passione e della volontà innanzi tutto dell’Associazione OrvietoLUG, di cui è presidente Diego Frascati, e per l’appoggio dato al lavoro dell’associazione dall’Assessorato all’Informatizzazione di Massimo Frellicca, dal Centro Studi Città di Orvieto e da alcune scuole cittadine – dalle elementari alle superiori – in cui si sono svolte esperienze sperimentali su Linux.
Ma cosa significa utilizzare il free software – nello specifico, ad esempio, Linux al posto di Microsoft - e, soprattutto, che cosa può spingere a misurarsi con questa diversa piattaforma e a sostenerne la diffusione?
Bisogna distinguere, perché un conto è porsi sul piano dello sviluppatore, un conto su quello dell’utilizzatore.
Di certo, nella rete che da sempre è appunto un mondo “a rete”, fatto di scambio e di interazione/comunicazione, operare con il free software significa lavorare alla ricerca e alla conoscenza non blindandola dietro l’individualismo e l’affarismo del copyright, ma mettendone a disposizione di tutti le modificazioni, le innovazioni e i saperi. Ed è proprio l’ampliamento e la condivisione dei saperi, che peraltro si diffondono attraverso Forum e Comunità in rete, a spingere migliaia di sviluppatori a lavorare gratuitamente a piattaforme quali Linux o Mysql .
Per i giovani appassionati di free software e di open source, non veri e propri sviluppatori ma comunque soggetti attivi della rete, in certo senso aspiranti “in erba”, molto e giustamente gioca la curiosità intellettiva, la possibilità di fare gruppo, di mettere in comune esperienze e conoscenze e anche, forse, un sano senso di eversione, di non uniformità a un linguaggio informatico – Microsoft – in certo senso imperversante e imposto, per giunta con i suoi costi di acquisto.
Per la scuola, come già si sta facendo, conoscere e sperimentare il free software, oltre che interessante è ineludibile, significa fornire, come in ogni altro campo, il pluralismo delle conoscenze.
Altro è il discorso per l’utilizzatore per così dire "passivo", per coloro che lavorando in enti, uffici, associazioni e si misurano con il software, free or not free che sia, in un’ottica puramente funzionale, perché serve a… generalmente a svolgere in modo razionale ed efficiente un lavoro.
Per la Pubblica Amministrazione, a partire dalle direttive europee e da quella del Ministero per l’Innovazione e le Tecnologie che lo incoraggiano, il software libero può essere una scelta fortemente etica, per sostenere una nuova visione di pluralismo e scambio dei saperi; e su questa linea può essere un soggetto determinante, considerando i grossi investimenti della PA nell’informatizzazione (in Italia nel 2500 circa 670 milioni di euro).
Si andrebbe però verso una strada fuorviante, per non dire addirittura deludente – come a volte accade forse confondendo il doppio senso di “free” (libero/gratuito) – se il free software fosse visto esclusivamente come un risparmio, perché non andrà dimenticato – almeno al momento – che se è gratuita la sua acquisizione, può risultare molto più complessa la sua utilizzazione e la sua gestione da parte di chi è chiamato a performarlo o a intervenire sulle manutenzioni.
Insomma, “free”, più che gratuito, significa proprio “libero”, senza limiti, senza rigidità, senza barriere.
“Il Comune di Orvieto – ha affermato tra l’altro l’Assessore Frellicca - per iniziativa dei Centri Regionali di Competenza per l’e-government e la società dell’informazione, del Ministero per l’Innovazione e le Tecnologie, del Consorzio SIR Umbria e del nostro Assessorato, ha già effettuato nella primavera scorsa un primo momento di riflessione sull’open source e il software libero. Il Linux Day sarà l’inizio di un percorso di lavoro che nei prossimi mesi coinvolgerà il mondo della formazione, dell’imprenditoria, dell’associazionismo, del credito e naturalmente la realtà della Pubblica Amministrazione attraverso incontri tematici nei quali ogni categoria potrà analizzare tecnicamente le potenzialità dell’open source rispetto alle proprie esigenze di applicazione del sistema. Intanto, proprio in questi giorni, presso il Comune di Orvieto si sta installando un server che funziona su piattaforma Linux, per implementarvi la gestione di alcuni servizi on-line."
Linux day: come si svolgerà la giornata

Nota della Redazione: Orvietonews, giornale online registrato presso il Tribunale di Orvieto (TR) nr. 94 del 14/12/2000, non è una bacheca pubblica. Pur mantenendo fede alla disponibilità e allo spirito di servizio che ci ha sempre contraddistinto risultando di gran lunga l’organo di informazione più seguito e letto del nostro territorio, la pubblicazione di comunicati politici, note stampa e altri contributi inviati alla redazione avviene a discrezione della direzione, che si riserva il diritto di selezionare e modificare i contenuti in base a criteri giornalistici e di rilevanza per i lettori.