cronaca

Lo scandalo di potenza sui conflitti di interesse al mise si allarga alla geotermia

giovedì 21 aprile 2016
di Rete Nazionale NOGESI
Lo scandalo di potenza sui conflitti di interesse al mise si allarga alla geotermia

Articoli de “Il Sole 24 ore” e de “Il Fatto Quotidiano” riportano stralci delle indagini compiute dalla polizia nei confronti del gruppo collegato al compagno della ex-Ministra del MISE, Federica Guidi. Costretta alle dimissioni proprio per la gravità dei fatti emersi, che coinvolgevano le attività del Ministero. Oltre al filone “Tempa Rossa” e al tema del pontile di Augusta, emerge con forza nelle ultime ore un altro scandalo: lo stesso gruppo si sarebbe dato molto da fare per facilitare in ogni modo l’espansione della geotermia a media entalpia, sia per una serie di impianti definiti “pilota” che per un faraonico piano di decine e decine di permessi di ricerca propedeutici alla costruzione di numerosi impianti in Umbria, Lazio, Toscana, Campania e Sardegna. Finanziati con elevati incentivi statali pagati dai cittadini nelle loro già elevatissime bollette elettriche.

Una serie di piccole società improvvisate, prive di qualsiasi esperienza, a volte risalenti a paradisi fiscali, ha dato l’assalto a questo filone aureo della speculazione. Un filone che è partito dal decreto Romani del 2010, elaborato da Scajola nel governo Berlusconi, e che – da quanto emerge dall’inchiesta di Potenza - ha visto una precisa lobby darsi da fare per sostenere il mega-affare.

I cittadini delle zone coinvolte, come Castel Giorgio e Acquapendente ed una vasta area della Tuscia umbro-laziale, attraverso i loro sindaci, le associazioni e i comitati, hanno in tutti i modi cercato di opporsi a questa campagna speculativa. Ma la banda di società raccogliticce ha continuato ad andare avanti senza particolari ostacoli nella golosa opportunità speculativa aperta dal decreto Romani. Del tutto indifferente al fatto che numerosi sono i rischi sismici, di inquinamento di aria e acqua e di devastazione del paesaggio, connessi a questi impianti. E si è dimostrata capace di mettere in campo deputati compiacenti, lobbisti abili a compiere scippi di legalità notturni nelle aule parlamentari, settori di ministeri, regioni e persino dell’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) pronti a favorire le imprese anche a costo di ripetute illegalità e patenti conflitti di interessi.

Con l’inchiesta potentina finalmente sta venendo alla luce l’arcano: il gruppetto di società della geotermia speculativa aveva a disposizione “quelli del quartierino”, come li definisce nelle intercettazioni la stessa ex- ministra Guidi. Un gruppo di lobbisti con influenza in Parlamento e al Governo, nei ministeri interessati al progetto. Ecco perché i cittadini ed i sindaci non venivano affatto ascoltati nei loro gravi timori. Ecco perché i loro documenti che dimostravano liste di illegalità e di gravi conflitti di interesse non venivano affatto presi in considerazione al MISE o al MATTM o in certe regioni. Semplicemente perché una banda di lobbisti ben protetta ed influente aveva le entrature giuste per spegnere la voce dei cittadini e favorire gli intenti speculativi. Il direttore di una delle società speculatrici coinvolte arrivava addirittura ad irridere i comitati e i sindaci dicendo che quando inviavano le loro denunce e osservazioni ai ministeri questi non solo non ne tenevano conto, ma si facevano “grasse risate”.

Ma chi erano, secondo i giornali nazionali che riportano le inchieste in corso, i protagonisti di questa fumosa e fangosa vicenda geotermica?

Due in particolare: Stefano Boco, ex-sottosegretario, ex-onorevole, ora presidente della società geotermica Magma Energy Italia (con le collegate ToscoGeo e Graziella Green Power di una nota famiglia di gioiellieri di Arezzo, città da cui proviene anche il deputato PD Marco Donati, di cui si parla nelle intercettazioni) che viene favorito dal sig. Gemelli, compagno della Ministra Guidi, per un incontro con la Ministra sul tema di questi impianti. E che dalle intercettazioni risulta darsi molto da fare per trovare vie preferenziali per la campagna speculativa, insieme con gli altri protagonisti del “quartierino”. Ma i cittadini sono vigili: diverso trattamento è riservato al Boco, durante una sua recente visita al comune di Radicondoli, accolto con cori di protesta da parte dei cittadini che sono scesi in piazza per contestare lui e i piani industriali speculativi che portano la sua firma.

E l’altro è l’Onorevole Ignazio Abrignani, che probabilmente segue dalle origini l’iniziativa, essendo stato Capo della Segreteria dell’On Scajola. Le imprese pro-quartierino dell’onorevole sono numerose. E di sue attività notturne in Parlamento per infilare emendamenti pro-geotermia parlano le carte dell’inchiesta potentina, collegandole in qualche modo all’attività del Boco. Ma già prima dell’inchiesta i cittadini dei comitati avevano evidenziato lo scandalo di un suo intervento nel 2013 in Parlamento, quando era riuscito a far passare con una strana azione notturna un emendamento che scippava alle regioni la competenza sui progetti pilota geotermici e la trasferiva allo Stato, proprio quando la Regione Umbria si apprestava a rifiutare l’approvazione della Valutazione di Impatto Ambientale per l’impianto di Castel Giorgio. E per di più, cosa gravissima, faceva escludere questi impianti dalla “direttiva Seveso”, che impone il pagamento dei danni in caso di incidenti provocati dagli impianti stessi.

Un vero pozzo di fango, che i cittadini, i comitati e tanti sindaci avevano già ampiamente subodorato, si sta aprendo con l’inchiesta potentina. Speriamo che tutto venga alla luce e che la giustizia faccia rapidamente il suo corso.

Ma soprattutto confidiamo che il governo si renda ”immune” da queste influenze ed interferenze affaristiche. Che i Ministeri e i Governi Regionali ascoltino la voce delle popolazioni e dei sindaci, le loro preoccupazioni e le loro giuste osservazioni e rimostranze. E non sempre e solo la voce delle lobbies affaristiche a caccia di denaro pubblico.

Confidiamo che il Governo compia una svolta sana e precisa: chiuda il pozzo di fango e ripensi totalmente il piano geotermico. Evidentemente sorto per favorire gruppi di amici a danno di cittadini e territori. E che decida una seria programmazione di forme di geotermia veramente efficienti, prive di aspetti speculativi e di malaffare e esenti da rischi per l’incolumità dei cittadini e dell’ambiente.

"100 fiori contro la geotermia". Giornata di mobilitazione interregionale