L’autopsia su Elia: Nessun segno di violenza, solo traumi da caduta

Non ci sarebbero segni o traumi diversi da quelli da una caduta dopo un lungo volo nel vuoto. È il primo dato che emerge dall’autopsia sul copo di Elia Barbetti, il ragazzo di 17 anni morto verso le 3 del mattino del 15 ottobre scorso dopo essere precipitato dal sesto piano di un albergo a Milano, in cui era ospite per una gita a Expo.
Dunque nessuna violenza né aggressione prima della caduta mortale. L’ipotesi prevalente resta, dunque, quella della caduta accidentale a seguito di uno svenimento o di un malore. E nel frattempo si resta in attesa di ulteriori dettagli che possono emergere dall’autopsia disposta dal procuratore aggiunto Alberto Nobili e dal pm Piero Basilone. Dettagli che arriveranno nelle prossime settimane.
Inoltre la Procura di Milano ha aperto un’inchiesta con le ipotesi di "morte come conseguenza di altro reato" e "spaccio di stupefacenti", allo stato a carico di ignoti. Intanto, la madre di Elia, si sfoga: "È vergognoso che un ragazzino di 17 anni vada due giorni a Milano e poi non torni più - ha spiegato alle agenzie di stampa - Se le insegnanti non sono in grado di portare una scolaresca in gita, allora forse non è il caso di andare in gita, perché i ragazzi di oggi non sono i ragazzi degli anni Sessanta".
Sul caso è intervenuto anche il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, per esprimere "profondo cordoglio alla famiglia della vittima, alla scuola e ai dirigenti scolastici".
Nel frattempo, gli investigatori della squadra Mobile, coordinati dal procuratore aggiunto Alberto Nobili e dal pm Piero Basilone, puntano ad accertare in che modo il ragazzo e i compagni di classe si siano procurati la marijuana che gli agenti hanno trovato nella camera e che i ragazzi hanno ammesso di avere fumato nell’albergo in via Stamira D’Ancona.
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