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"Adozione dei tratti di fiume", le osservazioni del Coordinamento

venerdì 12 aprile 2019
"Adozione dei tratti di fiume", le osservazioni del Coordinamento

"Non possiamo non sollevare elementi di allerta rispetto al progetto “Adozione di tratti di fiume” presentata dalla Confindustria Umbria nel Secondo Report Intermedio del contratto di Fiume Paglia. Nella descrizione dell’intervento si parla di “provvedere periodicamente e sistematicamente alla pulizia e alla manutenzione degli argini e degli alvei dei fiumi, nonché alla pulizia della vegetazione e delle alberature circostanti”. Oltre si parla anche di “valorizzazione della biomassa vegetale” e di “superare gli impedimenti di carattere normativo/burocratico per una permanente manutenzione dei tratti di fiume anche da parte di soggetti privati…”.

Tale impostazione parte da un interessante approccio “democratico” (collaborazione pubblico/privato, prendersi cura del bene comune, ecc.), ma giunge a conclusioni pericolosissime e, se adottata in assenza di un preciso e vincolante disciplinare tecnico di intervento, porterebbe ad una impressionante deregulation nella gestione privatistica e antropizzante dei tratti spondali. Si rammenta che le fasce tampone di vegetazione ripariale che bordano i corsi d’acqua sono elementi imprescindibili del paesaggio, rappresentano importantissimi corridoi ecologici e svolgono una fondamentale funzione ambientale, depurativa e di regimazione e rallentamento delle piene. 

Sul tema già le associazioni ambientaliste erano intervenute in passato agli inizi del Contratto di Fiume con una nota inviata anche alla provincia di Terni, “rea” di aver predisposto un “Avviso pubblico volto all'acquisizione di manifestazioni di interesse da parte di soggetti privati per I' esecuzione di interventi selvicolturali nei soprassuoli boscati del demanio idrico del fiume Tevere e fiume Paglia”. Nel lungo documento –predisposto dal compianto prof. Roberto Minervini (che diventerà di lì a poco il rappresentante per le associazioni e coordinatore del tavolo “Ambiente”) - critica fortemente, con motivazioni inoppugnabili, detto Avviso.

E’ lo stesso PAI (Piano Assetto Idrogeologico) infatti –si dice nel documento- “che prevede, per prevenire gli effetti erosivi e franosi dovuti alla forte piovosità, di rinfoltire i boschi e addirittura di trasformare quelli cedui in alto fusto, cioè non più soggetti a taglio periodico (18/20 anni a seconda delle località), ma a favorire la realizzazione di un bosco climatizzato (cioè “maturo” in quanto costituito da piante più rade, ma con alberi più grandi e distanziati, però dotati di apparato radicale più espanso e profondo). Quindi questa impostazione tende a rendere i boschi costituiti da alberi adulti i veri baluardi contro l’erosione e gli smottamenti provocati dalle piogge eccessive”.

Inoltre-continua il documento- “Nella logica della prevenzione del rischio idrogeologico, oltre ai citati interventi di rimboschimento dei soprassuoli   e possibilmente almeno di inerbimento dei declivi, è ormai universalmente accettato il concetto che “velocizzare” il flusso idrico favorisce l’ingrandirsi delle piene. L’acqua va infatti “rallentata” sin da quando tocca il suolo a partire dall’evento meteorico. Ecco quindi la necessità (suggerita dal PAI) di inerbire i suoli scoperti, ricoprire le parti pendenti di boschi, possibilmente di alto fusto, e, ad acqua giunta nell’alveo, consentire la sua libera e naturale espansione, anche oltre le soglie abituali, ad invadere le aree   boscate”. 

E a seguito di tale intervento la stessa Provincia di Terni fermò, da allora, ogni iniziativa in tal senso. Recentemente il problema è tornato alla ribalta con la vicenda dell’impianto a biomasse autorizzato l’anno scorso a Città della Pieve che, secondo il progetto, prevedeva di utilizzare pioppi e salici del fiume Paglia. Ma la storia è parecchio inquietante, come raccontato venerdì 5 aprile dal Corriere dell’Umbria.

Nota di: Coordinamento Associazioni Orvietano, Tuscia e Lago di Bolsena:  Amelia Belli, Associazione Accademia Kronos - Sezione di Orvieto, Orvieto; Filippo Belisario, Associazione WWF – Sezione di Orvieto, Orvieto; Lucio Riccetti, Associazione Italia Nostra - Sezione di Orvieto, Orvieto; Rita Favero, Comitato Interregionale Salvaguardia Alfina (CISA), Orvieto; Mauro Corba, Associazione Altra Città, Orvieto; Anna Puglisi, Associazione La Renara per l’Eco-sviluppo del territorio, Castel Giorgio; Fausto Carotenuto, Comitato Difesa Salute e Territorio di Castel Giorgio, Castel Giorgio; Annalisa Giulietti, Comitato di Castel Giorgio in massa contro la biomassa, Castel Giorgio; Donato Borri, Comitato garanzie per la centrale a biomasse a Castel Viscardo, Castel Viscardo; Marco Carbonara, Associazione sviluppo sostenibile e salvaguardia Alfina, Acquapendente; Piero Bruni, Associazione Lago di Bolsena, Bolsena; Stefano Ronci, Comitato tutela e valorizzazione Valli Chiani e Migliari, Ficulle; Massimo Luciani, Associazione Il Ginepro, Allerona; Riccardo Testa, Associazione Il Riccio, Città della Pieve; Vittorio Fagioli, Rete Nazionale NOGESI.


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