ambiente

Il Piano Energetico del Comune di Orvieto

giovedì 15 novembre 2007
Negli ultimi anni il dibattito sul riscaldamento globale ha visto una forte convergenza di posizioni sull’influenza dell’uomo nell’alterazione del sistema climatico. La presidenza del Consiglio europeo ha individuato il perno della politica energetica nella sostenibilità e nella lotta ai cambiamenti climatici come presupposti per la competitività e la sicurezza. In assenza di una adeguata politica ambientale complessiva, la domanda energetica non potrà essere soddisfatta dalle tecnologie tradizionali senza aumentare fortemente la pressione sull’ambiente e sulla salute dell’uomo. Sulla scorta delle indicazioni di principio condivise, la Commissione Europea nel gennaio scorso ha presentato la nuova strategia in campo energetico, ribadendo quegli obiettivi di competitività, sostenibilità e sicurezza, già definiti nel 1995. Gli obbiettivi principali degli interventi riguardano: - un massiccio ricorso all’efficienza energetica negli usi finali, con un diffuso impiego di tecnologie a basso consumo; - un’incisiva promozione delle fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica e per gli usi termici; - il ricorso a biocarburanti nel settore dei trasporti. Nel marzo 2007, i Capi di Stato Europei hanno fissato un target obbligatorio per le rinnovabili del 20% sul totale dei consumi energetici al 2020. Attualmente le rinnovabili coprono solo il 7% dei consumi energetici, quindi questa decisione rappresenta senza dubbio l’avvio di una vera e propria “rivoluzione energetica” che porterà le fonti di energia rinnovabile a diventare le principali componenti del futuro mix energetico dell’Europa. A livello di amministrazioni locali la riduzione della domanda di energia conseguita attraverso un sistema energetico più efficiente, si prospetta come il primo obiettivo per una politica di contenimento delle emissioni in particolare nel settore residenziale. La promozione delle fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica ottimizza il ricorso alle risorse del territorio e per la ridotta taglia degli impianti, rende più praticabile sul piano dell’accettabilità sociale la realizzazione degli impianti e meno impegnativo sul piano degli investimenti il ricorso a sistemi innovativi. Al piano di sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili viene attribuita una valenza centrale per il futuro dell’UE su più fronti: - ambientale, per effetto dei benefici che ne deriverebbero in termini di emissioni di CO2; - economico, in relazione alle forti possibilità di sviluppo industriale del settore nonché delle tecnologie legate al risparmio energetico, sia in termini di fatturato che di occupazione e con una forte propensione all’innovazione; - strategico, inteso come la possibilità di poter diversificare gli approvvigionamenti energetici riducendo (seppur in misura ridotta) il ricorso a fonti fossili, alleviando così i rischi economici e politici dell’approvvigionamento energetico. Come in passato, anche in base alla nuova strategia, le rinnovabili coinvolgono i seguenti ambiti: la produzione di energia elettrica; l’utilizzo dei biocombustibili e il riscaldamento e raffreddamento. Per ognuno di questi settori ogni Stato dovrà fissare i propri obiettivi nazionali in modo da concorrere al raggiungimento di quello comunitario complessivo. Per raggiungere questi obiettivi sono stati individuati strumenti di policy diversi. Da un lato, vi sono i tradizionali sistemi basati sul prezzo (feed-in model), tuttora maggioritari nei paesi dell’Unione Europea (pur con sistemi di erogazione fortemente differenti), nei quali all’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili viene garantito un prezzo minimo, generalmente differenziato per tecnologia, caratteristica questa di notevole importanza per l’incentivazione di tecnologie che hanno raggiunto gradi diversi di maturità. Dall’altro lato, vi sono i sistemi basati sulle quantità, tra cui i meccanismi di asta competitiva e il più recente sistema dei Certificati Verdi, che negli ultimi anni ha avuto un successo crescente non solo in Europa. In Italia i Certificati Verdi sono introdotti dal decreto di liberalizzazione del settore elettrico noto come Decreto Bersani. I certificati verdi permettono alle imprese che producono energia da fonti convenzionali (petrolio, carbone, metano, ecc.) di rispettare la legge che obbliga ogni produttore o importatore di energia a usare fonti rinnovabili per il 2%. L’impresa produttrice di energia acquista, presso la borsa gestita da GSE, i certificati verdi che gli occorrono per raggiungere la soglia del 2% della propria produzione. I produttori di energia da fonti rinnovabili hanno anche, per legge, la “priorità di dispacciamento” cioè la garanzia, da parte del gestore della rete, di comprare prioritariamente l’energia così prodotta. Il meccanismo di incentivazione basato sui Certificati Verdi, nel quale la remunerazione degli impianti rinnovabili è composta dalla cessione dell’energia elettrica e dalla vendita del Certificato Verde (il cui valore è determinato da un mercato sorretto da una domanda obbligatoria) ha, tra gli altri, il pregio di permettere il controllo delle quantità prodotte e quindi di essere in linea con obiettivi rigidi come quelli suddetti fissati dalla Commissione Europea. Dall’analisi però del trend di crescita delle fonti energetiche rinnovabili negli ultimi anni (7-7,5%), nonostante gli obiettivi e gli incentivi già fissati in ambito UE, risulta chiaro come questo obiettivo sia ambizioso e difficilmente raggiungibile. Il distacco dell’effettivo andamento della produzione da rinnovabili, rispetto ai target dichiarati negli anni passati e del tutto mancati, pone con forza la questione alla base di tale insuccesso, e cioè che lo sviluppo delle Fonti Energetiche Rinnovabili necessita non solo del supporto economico, attraverso incentivi finanziari, ma anche di una politica di sostegno. Queste sono politiche territoriali volte a favorire l’utilizzo e le autorizzazioni a livello locale, lo sviluppo di reti adeguate per gli allacci dei numerosi piccoli impianti, la stabilità delle regole nel lungo periodo, l’integrazione con filiere industriali nazionali capaci di innovazione tecnologica con riduzioni dei costi. Senza queste politiche, gli obiettivi comunitari e conseguentemente quelli nazionali diventano certamente irreali, anche in presenza di incentivi economici molto alti. A livello nazionale è da sottolineare lo sviluppo di una nuova politica di decentramento agli Enti locali con una ridefinizione di ruoli e funzioni anche in campo energetico. La combinazione di tali fattori fa sì che l’Ente Comune si possa inserire con maggior forza nella programmazione e pianificazione del settore energetico in un ottica di sostenibilità, cercando di mettere a punto delle azioni e degli strumenti idonei allo scopo coinvolgendo, nello stesso tempo, soggetti sia pubblici che privati. Inoltre, nel nuovo contesto di mercato “liberalizzato”, esistono alcune condizioni affinché gli stessi operatori energetici investano in operazioni di recupero delle fonti rinnovabili, lasciando al Comune il compito di promozione ed incentivazione e di mettere a punto tutti gli strumenti di semplificazione amministrativa atti a facilitare lo sviluppo degli interventi di sostenibilità energetica. Introduzione L’art. 5 comma 1 della legge n. 10/91 “Norme per l’attuazione del piano energetico nazionale in materia di uso razionale dell’energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia” impone alle Regioni la redazione di un piano regionale relativo all’uso delle fonti rinnovabili di energia. Alle Regioni compete, inoltre, con alcune limitazioni derivanti dalla necessità, di proteggere l’integrità e la funzionalità dell’intero sistema energetico italiano: la formulazione degli obiettivi della politica energetica regionale; la localizzazione e realizzazione di impianti di teleriscaldamento; lo sviluppo e la valorizzazione delle risorse endogene e delle fonti rinnovabili; la certificazione energetica degli edifici; la garanzia delle condizioni di sicurezza e compatibilità ambientale e territoriale; la sicurezza, l’affidabilità e la continuità degli approvvigionamenti regionali. I piani energetici devono contenere: il bilancio energetico regionale; l’individuazione dei bacini energetici territoriali; la localizzazione e la realizzazione degli impianti di teleriscaldamento; l’individuazione delle risorse finanziarie da destinare alla realizzazione di nuovi impianti di produzione di energia; la destinazione delle risorse finanziarie, secondo un ordine di priorità relativo alla quantità percentuale e assoluta di energia risparmiata, per gli interventi, di risparmio energetico; la formulazione di obiettivi secondo priorità di intervento; le procedure per l’individuazione e la localizzazione di impianti per la produzione di energia fino a dieci megawatt elettrici per impianti installati al servizio dei settori industriale, agricolo, terziario, civile e residenziale, nonché per gli impianti idroelettrici. La Regione Umbria ha redatto il piano energetico suddetto, approvato con deliberazione del Consiglio Regionale n. 402 del 21 luglio 2004. L’art. 5, comma 5 della legge n. 10/91 impegna i Comuni con popolazione superiore ai 50.000 abitanti a dotarsi, nell’ambito del proprio strumento urbanistico, di un piano per l’utilizzo delle energie rinnovabili, in conformità con il relativo Piano energetico ambientale regionale. Nonostante tale norma sia obbligatoria solo per soglie superiori ai 50.000 abitanti, il Comune di Orvieto intende dotarsi di tale strumento pianificatorio, non limitato al solo territorio comunale ma interessando tutto il bacino territoriale. Il Piano Energetico si pone l’obiettivo di definire le condizioni idonee allo sviluppo di un sistema energetico che dia priorità al risparmio energetico ed alle fonti rinnovabili come mezzi per una maggiore tutela ambientale. Concettualmente si basa sullo studio delle caratteristiche del sistema energetico attuale come analisi di consumi e valutazione di rendimento energetico degli apparati, sulla definizione degli obiettivi di sostenibilità nel rispetto del piano regionale, intesi primariamente in termini di contenimento dei consumi e delle emissioni di gas, sull’identificazione delle corrispondenti azioni per il loro raggiungimento, sull’analisi degli strumenti da utilizzare per la realizzazione delle azioni stesse e su un fondamentale processo di coinvolgimento dei suddetti obiettivi di sostenibilità. L’obiettivo di carattere generale del Piano Energetico Comunale é l’integrazione del fattore “energia” nella pianificazione del territorio, individuando le scelte strategiche per migliorare lo stato ambientale della città e del territorio comunale e promuovere l’uso razionale delle risorse, nella direzione dello sviluppo sostenibile. Struttura del Piano Energico Comunale La redazione del Piano Energetico Comunale è strutturata, per fasi: 1a Fase Analisi del quadro normativo nazionale, regionale e locale nel merito: - delle forme possibili di incentivi alle Fonti Energetiche Rinnovabili ed al risparmio energetico (fotovoltaico, eolico, minieolico, mini-idro, geotermia, biomasse, cogenerazione-trigenerazione, efficienza energetico-ambientale in campo edilizio, nella mobilità e nei trasporti); - dei relativi iter autorizzativi e dei possibili meccanismi incentivanti-acceleranti. L’analisi della normativa sarà finalizzata alla individuazione di tutti gli strumenti che l’Amministrazione possiede che interagiscono con il Piano Energetico Comunale (Regolamento Edilizio, Piano dei Rifiuti, Regolamento d’Igiene, etc). L’Amministrazione si impegna a studiare diverse ipotesi di azioni per favorire ed incentivare il ricorso alle fonti rinnovabili e al risparmio energetico, anche attraverso l’aggiornamento dei propri strumenti normativi e delle norme edilizie (Piani urbanistici, Regolamento edilizio) in modo da consentire un organico inserimento del fattore energia legato allo sviluppo sostenibile, all’integrazione delle fonti rinnovabili in termini attivi e passivi ed all’incentivazione dell’efficienza energetica a tutti i livelli. Oltre alla rivisitazione della normativa l’Amministrazione realizzerà con interventi propri e/o pubblico/privato legate all’efficienza energetica, anche attraverso il ricorso alle ESCO e alle aziende erogatrici di servizi (es. “servizio calore”). 2a Fase Analisi della domanda e offerta di energia nel territorio comunale. Ciò si traduce in: raccolta dei dati storici dei consumi, rappresentativi delle evoluzioni dei consumi energetici della città, articolata per fonti energetiche, per settori economici, e dei consumi (edilizia pubblica, privata, terziario etc); analisi del potenziale rinnovabile, ipotizzando possibili scenari futuri dal punto di vista energetico e ambientale in ambito pubblico e privato; individuazione delle soluzioni tecnicamente più sostenibili nello sfruttamento delle Fonti Energetiche Rinnovabili e nelle tecniche di risparmio energetico. 3a Fase Azioni a favore dello sviluppo delle Fonti Energetiche Rinnovabili e del risparmio energetico. Tale fase si traduce nel: redigere una diagnosi energetica degli edifici pubblici di competenza comunale e predisporre un programma di azioni per la riduzione dei consumi energetici; individuare quali energie rinnovabili sono più opportunamente utilizzabili, e loro collocazione nell’ambito comunale; individuare le forme, le modalità e le procedure per le erogazioni di agevolazioni/norme e forme di promozione nei confronti di privati, volti a favorire il ricorso a comportamenti energeticamente virtuosi. Il Piano sarà un utile strumento per privati, aziende, costruttori, progettisti al fine di individuare chiaramente “cosa si può fare”, “dove non si può fare”, “cosa si deve fare”, “come si incentivano” le applicazioni di FER e risparmio energetico in ambito comunale. Importante veicolo per la diffusione e la rapida assimilazione locale dei contenuti del Piano Energetico Comunale può altresì essere la nascita di uno “Sportello Energia Comunale”, di carattere eventualmente inter-comunale o comprensoriale. L’Amministrazione Comunale ha intrapreso le seguenti azioni: 1) Progetto di riqualificazione edilizia “Regione Umbria e sue municipalità per l’efficienza ed il risparmio energetico in pubblici edifici” che coinvolge: Regione Umbria e i Comuni di Perugia, Foligno, Città di Castello, Spoleto, Orvieto, Terni. Le fasi del progetto sono: il censimento/inventario, l’audit energetico, la progettazione degli interventi, retrofit esemplari e linee guida, le attività trasversali; 2) Accordo di ricerca e collaborazione con l’ENEA per lo sviluppo di nuove strategie per il sostegno allo sviluppo di impresa nel settore delle agro-energie, in particolare per svolgere attività tecnico-scientifiche riguardanti i comparti delle fonti rinnovabili nel loro complesso, promuovendo un modello imprenditoriale innovativo per la realizzazione di filiere agro-energetiche nel territorio anche attraverso l’utilizzo di nuove materie prime derivanti da residui e sottoprodotti originati dal comparto agricolo e agro-alimentare. In particolare, l’accordo di collaborazione e ricerca si rivolge ai settori: produzione di biomasse lignocellulosiche da colture energetiche dedicate per la trasformazione energetica diretta; produzione di bioolio a partire da colture dedicate oleaginose, quali colza e girasole; produzione di bioetanolo sia da biomasse residuali, sia da colture dedicate amilacee, saccarifere; produzione di biogas da colture dedicate e da residui provenienti dai settori agro-alimentare e zootecnico; studi di fattibilità delle filiere agroenergetiche per determinati contesti regionali; applicazione delle tecnologie solari termiche e fotovoltaiche alle aziende agricole locali; 3) Partecipazione al progetto IPEW (Integrated platform for energy production from agro-industrial wates) in collaborazione con ENEA nell’ambito del programma europeo IEE (Intelligent Enegy Europe). Le finalità di partecipazione del Comune al progetto sono tese alla promozione e organizzazione di iniziative finalizzate alla corretta informazione della cittadinanza e alla definizione di un sistema funzionale di approvvigionamento delle materie prime agendo da promotore, a livello locale, di tutti i soggetti interessati ad alimentare con i loro residui e/o prodotti un eventuale futuro impianto pilota di biogas. Le linee strategiche Per la realizzazione dei risparmi energetici saranno definite alcune linee guida basate sulla creazione di strumenti di diversa natura. Il progetto da un punto di vista tecnico si avvale delle migliori tecniche e tecnologie disponibili. Alcune azioni di risparmio sono scarsamente gestibili dalla Pubblica Amministrazione attraverso gli strumenti di cui normalmente dispone, vanno invece promosse tramite campagne di informazione agli utenti ed ai venditori ed attraverso l’incentivazione all’acquisto di prodotti efficienti. Verranno proposti interventi sugli edifici di proprietà comunale con un doppio obiettivo: oltre ad apportare benefici diretti per quanto riguarda il risparmio energetico, sono da considerarsi come azioni dimostrative che agiscono come stimolo per il settore privato. Per la realizzazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili si opererà promuovendo la diffusione e l’utilizzo di tutte le fonti disponibili, in particolare per il sistema fotovoltaico mediante la predisposizione di atti normativi per la diffusione degli impianti solari in occasione di nuove costruzioni o importanti ristrutturazioni anche mediante il ricorso ad accordi di programma con le categorie economiche e sociali interessate. Le linee di intervento sono rivolte a: risparmio di energia; valorizzazione delle fonti rinnovabili (fotovoltaico, biomasse, eolico, idroelettrico) per ottenere una potenza aggiuntiva in linea con i programmi del Piano Energetico Regionale; diffusioni di piccoli impianti di produzione di energia elettrica legati all’esigenza dell’utenza finale con particolare riferimento alle utenze agroalimentari. Le azioni sono: -l’attuazione dei meccanismi incentivanti del fattore energia previsti nel regolamento edilizio del Comune; § l’analisi dell’efficienza energetica degli edifici pubblici per definire un piano di interventi finalizzato alla riduzione dei consumi; -l’installazione di pannelli fotovoltaici su edifici comunali; -l’installazione di pannelli solari per la produzione di acqua calda; -il progetto parco autovetture comunali alimentate a gas metano; -corsi di formazione professionale per sensibilizzare gli operatori del settore edile in materia di sostenibilità ambientale e risparmio energetico; -partecipazione delle scelte energetiche attraverso il processo di Agenda 21 locale; -la realizzazione, nell’ambito del complesso industriale di gestione dei rifiuti, situato in località “Le Crete”, di un vero e proprio “Polo delle Energie Rinnovabili”, che si può realizzare attraverso l’introduzione di nuove tecnologie e impianti per lo sfruttamento: - del biogas dalla frazione pesante degli R.S.U. - delle biomasse agro-forestali, con cicli cogenerativi e opportuni spazi di stoccaggio - della risorsa solare fotovoltaica, sfruttando per esempio le diverse migliaia di metri quadri componenti gli attuali capannoni industriali - della valutazione del potenziale eolico del sito.

Questa notizia è correlata a:

Buone intenzioni sul risparmio energetico: il Comune di Orvieto comincia ad attrezzarsi